SESSANTATRE

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Mi ritrovo seduta su un sedile blu di pelle, la cintura allacciata è un tè caldo in mano a più di 10000 metri di quota. Vedo scorrere sotto di me le nuvole intervallate ogni tanto da qualche cittadina o da qualche prato. Intorno a me c’è solo il blu del cielo, nient’altro, solo blu. Nonostante tutto quello che sia appena successo, guardare fuori mi da un senso di pace e non riesco a smettere di sorridere. Da quassù sembra tutto così piccolo, anche le grandi città come Los Angeles, Las Vegas o Salt Lake City sembrano piccole. Persino la distanza tra loro sembra una piccola distanza. Forse non tutti è come lo vediamo da terra. Magari le Hawaii e l’Italia sono più vicine di quanto si possa pensare. È strano, ma forse è così, spero sia così. Prima di guardare di nuovo il paesaggio sottostante, bevo un sorso di tè e mi sistemo la felpa di Cam. Mi sta grande, le maniche sono lunghe almeno dieci centimetri in più delle mie braccia. Non ho intenzione di toglierla. Mi sembra di avere di fianco Cam, anche se in realtà sta andando dalla parte opposta alla mia. Io sto andando verso est, verso destra, e lui verso ovest, a sinistra. Ma il mondo è rotondo, prima o poi ci rincontreremo. Se il mio aereo decidesse di proseguire al posto che atterrare a Milano, sorvelerei prima tutta l’Europa e poi l’Asia, dopodiché ci sarebbe il Pacifico e le Hawaii. Se l’aereo di Cam Al posto che atterrare a Honolulu facesse lo stesso del mio, sorvolerebbe tutto il Pacifico, poi l’Asia e infine l’Europa. Quindi in un modo o nell’altro saremmo di nuovo insieme.

Non importa dove sarò io e dove sarà Cam, importa solo il fatto che io amo lui e lui ama me. Sono sicura, ma talmente sicura che potrei scommetterci tutto quello che possiedo, che io e Cam ritorneremo a Los Angeles insieme e tutto sarà come prima, come quando ci siamo conosciuti, con sono una piccola differenza: al posto che “io e lui” saremo “noi”.

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