VENTINOVE

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Alle 6 in punto la sveglia ci fa alzare tutti. Fortunatamente, dopo il discorso di cam di ieri sera, oggi sono molto meno nervosa. Spero di mantenere il livello d’ansia basso anche domani. Io sono la prima che si veste, seguita da Cam e alla fine anche da mia sorella. Di solito, per gli allenamenti, indosso sempre una canottiera e un paio di pantaloncini, ma oggi, visto che sono in un palazzetto nuovo in una nuova città e domani inizierò a gareggiare, decido di mettere le cose migliori che ho. È una cosa che faccio sempre quando devo fare l’ultimo allenamento prima delle gare, soprattutto quando non sono a casa. È strano, lo ammetto, ma ho quest’idea che se ti presenti bene, la gara andrà bene, per questo metto al posto della canottiera un body che usavo in Italia per allenarmi. È verde chiaro pieno di brillantini, senza maniche, con dei disegni neri e argento. Sopra indosso un paio di pantaloncini corti (i soliti neri con cui mi alleno) e poi metto la tuta della nazionale californiana. Nel borsone infilo i paracalli, una canottiera di riserva, la maglia della nazionale che ci ha consegnato ieri Patty, un paio di leggins neri, qualche elastico per i capelli e una bottiglietta d’acqua. In fretta, infilo anche le scarpe e, visto che qui a Houston ho notato che fa caldo, metto solo la felpa della tuta, niente giacca. ‹‹Sei pronta Ad?›› chiedo mentre aspetto mia sorella con cam sulla porta. Lei arriva di corsa con le scarpe slacciate, fa un fiocco veloce e ci segue fuori dalla porta. Nella hall dell’albergo troviamo tutto il mio gruppo di ginnastica, tranne Sharon ovviamente. ‹‹Sharon?›› chiedo a Nash. ‹‹Quando arriverà in orario ci sarà l’apocalisse.›› risponde lui. Sharon ci raggiunge dopo alcuni minuti. ‹‹E tu? Sei la sorellina di Sidney?›› chiede Patty mentre controlla che siamo tutte presenti. ‹‹Si, mi chiamo Adelaide!›› si presenta mia sorella. ‹‹Piacere, piacere! Io sono Sharon, la migliore amica di Sid!›› si presenta Sharon tutta entusiasta come suo solito. ‹‹Vi assomigliate un sacco!›› commenta Patty. ‹‹Lui è Nash, il mio ragazzo. È il migliore amico di Cam e di tua sorella. Lei è Taylor, lui è Taylor, lei è Jenna, poi c’è Samantha, Julia e Carly.›› dice Sharon presentando uno a uno i presenti.
Il palazzetto che ospiterà le nazionali è gigantesco. Si trova poco fuori dalla città ed è essenzialmente un’arena coperta. Tutto è già stato sistemato alla perfezione, come in una palestra gigantesca. Da un lato si trova la trave di gara, poco più alta di quella che sono abituata ad usare, dal lato opposto ci sono le parallele, di fianco a queste c’è la striscia del volteggio e più in là c’è il quadrato del corpo libero. ‹‹Stamattina è tutto per noi, pomeriggio poi arrivano anche altre due squadre. Per questo motivo stamattina ho deciso di farvi fare gli attrezzi mentre pomeriggio faremo potenziamento e preparazione fisica.›› spiega Patty. Dopo esserci orientate per bene, raggiungiamo gli spogliatoi. ‹‹Io, Adelaide, Nash e Taylor siamo sugli spalti con i genitori o qualunque cosa siano delle altre quattro. Ci mettiamo lì.›› mi avvisa Cam indicando un punto sulle gradinate. ‹‹Va bene, allora a dopo. Tratta bene mia sorella.›› mi raccomando. ‹‹Ai suoi ordini, signora!›› risponde Cam andando a sedersi.
‹‹E’ troppo carina tua sorella!›› esordisce Sharon mentre mi tolgo la felpa. ‹‹Vuol dire che non la conosci… fidati, è una peste. Mi ha già detto che se non sposerò io cam lo sposerà lei. Ha 9 anni, capisci!?›› racconto mentre mi faccio la coda. ‹‹Non ci credo, sei seria? Vuole rubarti il quasi-ragazzo?›› ride Sharon. ‹‹Sono seria! Ieri me lo ha detto!›› confermo. ‹‹Oddio, si vede che siete sorelle… stessi gusti in fatto di ragazzi! Dai, usciamo. Con cosa iniziamo?›› chiede Sharon. ‹‹Oggi mi va di fare corpo libero.›› dico. ‹‹Vada per il corpo libero, allora!›› esclama Sharon uscendo dagli spogliatoi di corsa. ‹‹Quindi, se ho capito bene, Sharon e Sidney al corpo libero, Carly e Jenna alla trave, Samatha e Julia alle parallele e Taylor al volteggio. Giusto?›› chiede Patty. ‹‹Esattamente, poi giriamo e alla fine dovremmo aver fatto tutte tutto.›› precisa Jenna. Patty annuisce e segna qualcosa sul suo quaderno, poi ci fa segno di iniziare. Io e Sharon ci posizioniamo sulla pedana del corpo libero, il famoso quadrato. Prima di iniziare ci riscaldiamo correndo un po’ e facendo stretching. ‹‹Che musica?›› mi chiede Sharon mentre cerca di connettersi a internet per far funzionare Spotify. ‹‹E’ la terza della playlist “Houston” mi pare.›› le dico. ‹‹Questa? Si sente?›› chiede dopo averla fatta partire. ‹‹Si, si questa. Falla ripartire così inizio.›› dico. Sharon fa ripartire la musica e inizio il mio esercizio al corpo libero. La prima parte va bene, quando inizio a fare le diagonali un po’ meno. ‹‹E’ bello e ti viene bene l’esercizio, solo che secondo me devi sistemare un paio di cose. La coreografia la fai perfetta e i salti anche. Da sistemare ci sono solo il salto indietro teso e la serie di flick avanti che terminano con l’avvitamento. E poi l’enjambe cambio.›› commenta Sharon. L’enjambe lo odio, è da qualche settimana che non mi viene più bene. L’enjambe cos’è? Non è nient’altro che una spaccata in aria dove però, prima di aprirti completamente, le gambe si scambiano facendo una sforbiciata. Niente di tanto impossibile, solo che non riesco più a toccare la testa con il piede della gamba che mando indietro. Vado avanti a provare il mio esercizio di corpo libero per un’ora intera facendo a turni con Sharon. Alla fine del corpo libero riesco a sistemare il slato indietro teso aggiungendo addirittura un secondo giro facendolo tramutare in un doppio salto indietro teso e perfeziono anche i flick con l’avvitamento. L’unico che rimane in sospeso è l’enjambe.
L’allenamento mattutino passa in fretta quasi quanto quello pomeridiano, in cui abbiamo dovuto condividere gli spazi con altre due squadre. Alla fine della giornata, ritorno in spogliatoio. ‹‹Non fare quella faccia Sid, guarda che hai fatto tutto bene!›› mi rassicura Sharon. ‹‹Si ma mi danno fastidio due cose: la verticale sulle parallele e l’enjambe. Cavolo, la trave perfetta, il volteggio anche, parallele (senza contare la solita verticale storta) pure e poi c’è sto enjambe. Ma che palle, mi è sempre venuto!›› mi lamento. Mi viene il nervoso perché sono sempre riuscita benissimo nell’enjambe, ma proprio ora non devo riuscire più. ‹‹Io ci farei una dormita sopra, magari aiuta. Ora dobbiamo andare. Vinei?›› chiede Sharon mettendosi il borsone in spalla. ‹‹Finchè non riesco a fare quel maledetto salto e quella maledetta verticale no. Provo ancora una mezz’ora, poi vengo in albergo.›› dico togliendo i pantaloni della tuta che avevo appena rimesso. ‹‹Fai come vuoi, Sid. Ti aspetto in hotel.›› dice Sharon abbracciandomi. La seguo fino sulla porta ma, al contrario di lei, mi fermo lì e faccio segno a Cam di raggiungermi. Lui, che teneva sulle ginocchia mia sorella, la fa sedere di fianco e sia alza per venire da me. ‹‹Cosa succede?›› mi chiede non appena mi raggiunge e mi vede abbastanza arrabbiata con me stessa. ‹‹Ci fermiamo ancora un po’. Ho da sistemare due cose. Se Ad vuole stare, falla stare, se no dì a Sharon se la accompagna in albergo.›› spiego a Cam. ‹‹Io ti consiglierei di farla restare, era così felice di vederti.›› dice lui. ‹‹Va bene, ma potrebbe venirmi una crisi di nervoso o un attacco di panico. Io vi ho avvisati.›› metto già le mani avanti. Se non dovessi riuscire a fare perfettamente ogni cosa potrebbe succedere di tutto.

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