Cam mette in moto l'auto e accende la radio. Mentre percorriamo la strada del ritorno, precisamente quando passa alla radio Let me love you di Justin Bieber, una canzone che secondo me è fantastica, tiro su il pantalone fin sopra in ginocchio per controllare il livido.
‹‹Ti prego non ti spogliare... ma che cav...?›› cerca di dire Cam, bloccandosi non appena vede il motivo del pantalone alzato e della mia espressione preoccupata. Beh, è proprio un bel livido, bello grande anche.
‹‹L'ho sbattutto sulla parallela mentre tentavo di fare la verticale sullo staggio alto.›› spiego sfiorando appena il livido con il dito.Cam fa un afaccia sofferente, come per dire che fa male solo a vederlo.
‹‹Ti fa male?›› chiede toccandolo.
‹‹Se me lo tocchi si. Comunque penso non sia nulla di grave... cose che capitano. Mi mancava un livido americano.›› dico distogliendo lo sguardo dal ginocchio per guardare lui.Certo che però bisogna dirlo: Cam è proprio un bel ragazzo.
‹‹Devi dargli un nome.›› dice Cam serio.
‹‹Perché dovrei dare il nome ad un livido?›› chiedo sconcertata. Questo è pazzo.
‹‹Perché si. Io lo chiamerei Cameron.›› dice Cam senza distogliere gli occhi dalla strada.
‹‹E... perché proprio Cameron?›› chiedo ancora più confusa.
‹‹Mi è parso di capire che è il primo livido americano. Io sono la prima persona che hai conosciuto quando ti sei trasferita qui, giusto?›› chiede Cam.
Annuisco.
‹‹Quindi mi sembra giusto che porti il mio nome.›› ribadisce lui, sempre serio.
‹‹E' il secondo ragionamento più stupido che abbia mai sentito, ma va bene. E Cameron sia.›› dico ridacchiando.
‹‹Scusami, pura curiosità. Qual è il ragionamento più stupido che hai mai sentito?›› chiede Cam sorridendo confuso.
‹‹Quello di mia sorella Adelaide. Che secondo lei noi mangiamo la pizza perché il suo compagno di banco ha gli occhi azzurri.›› dico come se fosse la cosa più ovvia del mondo.Voglio dire, chi non lo pensa?!
‹‹Il libro.›› dice Cam appena scendo dalla macchina, indicando il libro di storia che ho lasciato sul cruscotto dell'auto.
‹‹Ah già. Che due scatole, questo libro diventerà il mio incubo! Ti prego, poi mi aiuti veramente a studiare, vero?›› chiedo disperata.
‹‹Promesso.›› conferma lui.
‹‹Va bene se vengo da te per le 20,00?›› chiedo prima di entrare in casa.
‹‹Le 20,00?›› chiede Cam.
‹‹Ah giusto! Qui voi avete solo 12 ore! In Italia ne abbiamo 24. Le 20 equivalgono alle 8 di sera... comunque va beh, hai capito.›› taglio corto.Cam annuisce e ci salutiamo.
Entro in casa sfidando il vento e come prima cosa, mollo tutto sul letto. Vado a fare una doccia rilassante per poi preparare la cartella. Cerco tra il disordine del mio armadio un qualcosa di carino giusto per non presentarmi da Cam in accappatoio. Alla fine, dopo circa mezz'ora di ricerca, scelgo una gonna bianca e la abbino ad una canottiera nera che infilo sotto di essa. Mi guardo allo specchio e mi pento subito di averlo fatto: probabilmente uno zombie ha un aspetto migliore di me. Sistemo alla meno peggio i capelli in una treccia di lato e metto un paio di scarpe da tennis nere. Mi guardo allo specchio e mi accorgo, con mio grande orrore, che la gonna non è abbastanza lunga da coprire il livid... volevo dire, Cameron il livido. Peccato che non ho più il tempo di cambiare outfit perché mi accorgo che sono già le 8. E mi rendo conto che in due ore sono riuscita appena a fare la doccia, preparare lo zaino e vestirmi! Addio cena! Recupero il mio caro libro di storia e vado da Cam.
‹‹Buonasera... come siamo belle oggi!›› mi saluta Cam facendomi entrare.
‹‹Buonasera...›› dico leggermente imbarazzata.
‹‹Sei pronta per partecipare alla grande battaglia di Waterloo?›› chiede Cam ironico.
‹‹Prontissima. Io e il mio esercito siamo pronti.›› rispondo scherzando.
‹‹Facciamo in fretta, così poi ci facciamo un giro. Ho voglia di andare in spiaggia. Tanto ora il vento si è calmato.›› dice Cam.La trovo una fantastica idea e la troverei ancora più geniale se non ci fosse di mezzo storia.
Cam mi fa salire al piano di sopra, dove c'è il salotto. Lui si lancia sul divano e, prima che io lo raggiunga, mi squadra per bene.
‹‹Che c'è?›› chiedo leggermente preoccupata notando il suo sguardo.
‹‹Niente... solo che Cameron è proprio un brutto livido... ti fa ancora male?›› chiede spostando lo sguardo da Cameron il livido a me.
‹‹Un pochino. Spero solo che se ne vada presto, è orrendo.›› dichiaro.
‹‹Aspetta, ho un'idea. Dici che se ci metti del ghiaccio passa più in fretta?›› chiede.
‹‹Non penso. Sono sicura che non mi farà più male, però mi sa che rimarrà lì.›› rispondo.
‹‹Tanto vale provare.›› conclude Cam alzandosi dal divano per scomparire al piano di sotto.Quando ricompare, tiene in mano una specie di fascia trasparente piena di cubetti di ghiaccio.
‹‹Tieni. Siediti pure.›› dice lasciandomi tra le mani il ghiaccio per poi spaparanzarsi sul divano e iniziare a sfogliare il mio libro. Mi siedo vicino a lui, mantenendo una certa distanza.
‹‹Puoi anche avvicinarti. Non ti mangio, eh?›› dice ridendo.Arrossisco un po', poi però mi avvicino a lui e lui mi stringe a sé con il braccio libero. Tolgo le scarpe e appoggio il ghiaccio sul livido e mi stringo anche io a lui.
Cam mi mette un braccio intorno alle spalle e inizia a spiegarmi storia divinamente. Posso giurare che storia spiegata da lui è la materia più facile che esista. Altro che tutti i giri di parole di Sharon! Quando Cam finisce la sua lezione sulla battaglia di Waterloo (spiegata talmente bene che ad un certo punto mi è sembrato che anche lui avesse partecipato ad essa), mi accorgo che siamo praticamente abbracciati e che sono stata in grado di ripetere tutto perfettamente. Ci abbiamo messo anche poco, circa un'oretta.
‹‹Tutto chiaro ora?›› chiede Cam sciogliendomi dall'abbraccio. Quasi mi dispiace allontanarmi da lui, stavo così bene.
‹‹Tutto chiaro, professor Dallas!›› esclamo riprendendomi il libro.
‹‹Questo dove lo metto?›› chiedo indicando la fascia con il ghiaccio.
‹‹Lasciala pure in cucina nel lavandino. Come sta Cameron?›› chiede mentre mi avvio verso le scale.
‹‹Meglio, molto meglio. Grazie.›› dico sorridendogli.Scendo le scale e non appena ritorno da lui, lo vedo intento a trafficare qualcosa con una mia scarpa in mano.
‹‹Cameron!›› urlo.
‹‹Si?›› chiede lui facendo volare la mia scarpa per lo spavento.
‹‹Non tentare neanche di nascondermi ancora le scarpe!›› lo sgrido.
‹‹Ah, perché? Le tuffatrici usano le scarpe?›› chiede indifferente.Ancora tuffatrice?! La scarpa che avevo in mano e che stavo per mettere, prende casualmente il volo verso Cam, sfiorandolo per poco. Sharon aveva ragione, sono un'assassina.
‹‹Calma!›› ride lui. ‹‹Facciamo che ora andiamo in spiaggia, che ne dici?›› propone in alternativa alla ricostruzione della battaglia di Waterloo con le scarpe come armi.
‹‹Va bene. Prima potrei andare in bagno?›› chiedo dirigendomi verso di esso.Cam inizia a seguirmi continuando a chiedermi: ‹‹Per fare che?›› fino a che non raggiungo la porta del bagno.
‹‹Mi è permesso fare pipì? Si, ecco bravo. Ora via, ciao ciao a dopo!›› dico sbattendogli cordialmente la porta in faccia. Ma cosa dovrò mai fare in bagno se non pipì? Mah. Quello ha idee strane.
‹‹Ci hai messo quarantanove secondi. Nuovo record!›› esclama Cam non appena apro la porta.
‹‹Non mi dire che veramente hai contato quando ci ho messo... ah, sei proprio strano!›› dico ridendo. Questa è nuova!Quando usciamo di casa il vento si è completamente arrestato e si sta davvero bene. Non è ancora completamente buio, perciò decidiamo di andare in spiaggia a piedi, anche perché è davvero vicina. Mentre camminiamo in mezzo alla strada nella nostra via, arrivano un paio di artisti di strada che si sistemano sul bordo del marciapiede. La via dove abitiamo mi piace un sacco: per prima cosa conduce direttamente alla spiaggia, poi la sera è pedonale e si affolla di artisti, musicisti e turisti. Uno dei due musicisti sul bordo del marciapiede inizia a suonare una melodia dolce con la sua chitarra e l'altro lo accompagna con la tastiera. Cam prende la mia mano e la intreccia alla sua, stringendola forte. Non appena il calore della sua mano si diffonde nella mia, divento rossa come un peperone. Lui mi guarda inizialmente divertito, poi con uno sguardo dolce e un sorriso fantastico. Prendo un paio di secondi per riflettere su quello che sta succedendo: ogni santa volta che sto con Cameron mi dimentico tutto, forse anche di respirare, ma mi sento bene con lui, mi sento a casa.
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RIGHT NOW (in revisione)
Fanfiction"Dear me, one day I'll make you proud". Sidney, una ginnasta sedicenne italo-americana, dopo le mille delusioni avute dal suo sport in Italia, decide di trasferirsi a Los Angeles nella casa dove abitava la madre con la sua famiglia per avere nuove o...