Alle 7 in punto del sabato mattina mi ritrovo già seduta sul sedile del passeggero a fianco a Cam che accende la sua macchina. La giornata di oggi potrebbe passare alla storia come la giornata più piena di ansia della storia, per ansia si intende quella positiva. Nel giro di mezz’ora saremo a Venice Beach mentre stasera al ballo di Natale o d’inverno o come si chiama. Non vedo l’ora di fare entrambe, sono super emozionata all’idea di ballare con Cam, però sono super contenta di imparare ad andare sullo skateboard! ‹‹Preso tutto?›› mi chiede Cam sorridendo. Faccio un rapido controllo: skateboard, casco e protezioni sono dietro, scarpe ce le ho su come i vestiti, il costume (nel caso andassimo in spiaggia) ce l’ho sotto ai vestiti e… dovrei avere tutto. ‹‹Si, ho tutto.›› rispondo sorridendo a mia volta. Probabilmente la mia faccia, quando sorrido, oggi sembra quella di na bambina di sei anni se non meno. Ho fatto le trecce per farle stare sotto al casco, ma non avevo pensato che avrei potuto assomigliare a una bambolina di pezza. ‹‹Comunque le treccine ti stanno bene.›› constata Cam quasi come se mi avesse letto nella mente. Spero che lo pensi davvero e non sia una delle sue solite prese in giro. ‹‹Andiamo che se no lo skate park si riempe. Non vorrei che per colpa della tua incapacità qualcuno finisse all’ospedale.›› scherza Cam. Simpatico, penso che l’unico che finirà all’ospedale oggi se non la smette di prendermi in giro sarà proprio lui. Penso che lo butterò giù dalla macchina mentre va oppure lo annegherò. ‹‹Andiamo prima che ti butti giù da questa macchina.›› preciso. ‹‹E poi con chi vai a Venice Beach? Ti ricordo che non hai la patente, anche se sarebbe ora di farla…›› ribatte. ‹‹Ho sedici anni! E poi c’è il treno.›› dico. ‹‹Appunto, hai sedici anni! Sei maggiorenne.›› continua. ‹‹A sedici anni? Tu sei fuori! A diciotto si è magg… aspetta, voi in America siete maggiorenni a sedici.›› mi ricordo. ‹‹Ah-ah.›› risponde Cam. Che figo, sono maggiorenne! In realtà no, però si, però… è complicato, okay. Posso essere maggiorenne quando mi conviene, prendiamola così.
Mentre Cam imbocca uno stradone che porta dritto alla località di Venice, mi squilla il telefono: mia madre. ‹‹Ciao, mamma!›› saluto quando rispondo. ‹‹Ciao, Sid. Non pensavo di trovarti sveglia a quest’ora… come mai sei già in piedi?›› mi chiede mia mamma sospettosa. Se le dico che sono con Cam? Inizia a mandare già in giro gli inviti per un nostro futuro matrimonio? ‹‹Sono con Cam…›› rispondo con cautela. ‹‹Con Cam?!›› ripete lei. ‹‹E dove state andando o cosa state facendo di così bello che è riuscito a farti alzare così presto?›› continua. ‹‹Stiamo andando a Venice Beach.›› confesso. ‹‹Mh… Okay… Ah! Una cosa. Stasera c’è il ballo di Natale?›› mi chiede ancora mia mamma. Da quello che ho capito (me lo ha spiegato Sharon, perciò non so quanto la fonte sia attendibile), questo ballo da anni viene organizzato sempre lo stesso giorno dello stesso mese. ‹‹Si.›› dico cercando un argomento per non precipitare sulla fatidica domanda. Purtroppo non mi viene in mente niente, così mi rassegno. ‹‹Vai con qualcuno? Con chi?›› esclama lei. Ogni tanto mi sembra peggio di una ragazzina. Il mio obiettivo era quello di non precipitare in una conversazione su Cam quando Cam è seduto di fianco a me. ‹‹Emh… Cam mi ha invitata ad andare con lui e… beh, si, vado con lui. Ho già comprato il vestito e tutto.›› ammetto alla fine. ‹‹Io lo dicevo che tra te e Cameron c’era qualcosa! Fede! Lo sai che tua figlia va al ballo di Natale con…›› si sente mia madre strillare a mio padre. ‹‹Mamma, puoi dirglielo dopo a papà se proprio devi, ora vorrei salutarti perché siamo quasi arrivati. E comunque tra me e Cam non c’è niente se non una semplice amicizia!›› aggiungo sottovoce, anche se so di mentire: magari da parte di Cam non c’è proprio niente (poi magari è come la pensa Sharon, che lui è innamorato di me), ma da parte mia sicuramente c’è qualcosa. Quel ragazzo mi piace, cavolo se mi piace. Penso che più andiamo avanti più io mi innamoro di lui. ‹‹Aspetta, passami un attimo Cameron! Voglio salutarlo.›› mi blocca mia mamma. La accontento e passo il telefono a Cam. Dopo cinque minuti di conversazione, mia mamma fa una domanda che non riesco a sentire. ‹‹Non si preoccupi per Sid, è una ragazza fantastica ed è bravissima sia a scuola che in palestra.›› risponde lui terminando la chiamata.
Cam parcheggia in una piazzetta di cemento circondata dal prato. Di fronte a noi c’è un muro di palme, seguite dalla spiaggia e dall’oceano. Scendo dalla macchina e mi guardo intorno: nel parcheggio, oltre a noi, ci sono un bel po’ di ragazzi più o meno della mia età, tutti vestiti simili con camicie a quadretti o maglie con le maniche a tre quarti, pantaloni scuri e Vans o Nike nere o bianche. Per fortuna ci ho azzeccato con l’abbigliamento: ho messo una canottiera nera con sopra una camicia a quadretti bianchi e neri, dei pantaloni neri di jeans e le Vans (avevo paura di rompere di già le mie nuove All Star bianche). Anche Cam è vestito simile a me, l’unica differenza la fa la camicia: al posto di quella, Cam ha una semplice maglietta grigia con delle scritte. Ah, non dimentichiamo la bandana rossa legata in testa, quella gli sta troppo bene. La maggior parte di quelli che ci passano di fianco indossano un caschetto e hanno sottobraccio uno skateboard. ‹‹A lei signorina. Pronta per imparare ad andare sullo skate?›› mi chiede Cam passandomi uno dei due skateboard che ha portato. ‹‹Si, basta che non mi lanci giù da una discesa o mi abbandoni o cose simili.›› gli dico. Lui mi sorride e accetta, poi mi passa anche il casco (ovviamente rosa) e le protezioni che non so né come metterle, né dove vanno. ‹‹Andiamo?›› mi chiede Cam. ‹‹Emh… non è che prima mi daresti una mano con tutta sta roba?›› chiedo io facendo quel sorriso idiota di quella che vuole scusarsi per la sua ignoranza e incapacità. ‹‹Va bene. Siediti nel baule della macchina, è più facile mettere le ginocchiere da seduti.›› risponde lui aprendo di nuovo la macchina. Mentre Cam mi insegna come mettere le ginocchiere e me le allaccia, osservo le persone che ci passano vicino. Ci guardano tutte con occhi spalancati e molti, quelli che sono in gruppo, si tirano gomitate e ci indicano pronunciando sottovoce i nostri nomi. Non so se sono di più quelli che riconoscono me, la fantastica campionessa nazionale della ginnastica senza un briciolo di equilibrio, o Cam, il famoso skater che non ha mai voluto dire alla sua vicina di casa che aveva partecipato ai mondiali o ai nazionali o che ne so io.
‹‹Cam, posso farti una domanda?›› chiedo mentre lui mi rimette una scarpa che avevo tolto per infilare le ginocchiere. ‹‹Certo, dimmi.›› risponde lui senza distogliere lo sguardo dalle stringhe. ‹‹In realtà sono due. Inizio con la prima: perché non mi hai mai detto che eri un campione dello skate? Non eri arrivato secondo ai nazionali?›› chiedo. ‹‹Ai mondiali. Si, ero arrivato secondo. solo che… è una storia troppo lunga, ti annoierei.›› dice sbrigativo lui passando all’altra scarpa. ‹‹Abbiamo tutta la mattina. E stasera c’è il ballo, quindi anche tutta la sera.›› provo a convincerlo. Ormai mi sono incuriosita e la regla numero uno del manuale di “come sopravvivere con Sidney” è quella di non farmi mai incuriosire a meno che non vuoi essere tartassato di domande fino a che non mi avrai detto tutto. ‹‹E va bene.›› si arrende Cam, poi, rimanendo nella posizione in cui si trova, alza lo sguardo verso di me. ‹‹Ero bravissimo, non lo nego. Sono arrivato secondo ai mondiali di skate di tre anni fa. Poi ho smesso.›› continua. ‹‹E perché? Eri bravo… È successo qualcosa?›› chiedo. ‹‹Si… Quattro anni fa ho conosciuto Michelle purtroppo. Lei voleva che passassimo tutto il tempo insieme, solo che io volevo allenarmi per i mondiali. E così ho fatto. Ho visto il secondo posto ma non ero soddisfatto. Io volevo essere primo e in questo penso che tu mi capisca. Allora ho continuato ad allenarmi per un altro anno con l’obiettivo di arrivare primo ai mondiali seguenti. Passavo sei pomeriggi su sette ad allenarmi e questo non stava bene alla Barbie, così un giorno, mentre provavo un nuovo salto con lo skate, lei mi ha spinto e io sono caduto e, per fortuna, ho rotto solo il braccio. Dico per fortuna perché sarebbe potuta finire peggio. Da lì mi sono sapaventato e ho smesso. Ormai sono tre anni che non tocco uno skateboard.›› mi racconta. Ci rimango malissimo al suo aneddoto. Non pensavo Michelle fosse così crudele. ‹‹Quindi… oggi… hai ripreso lo skate solo per… per m-me?›› cerco di trattenere la felicità che mi provoca questo pensiero. Se le cose sono andate così, posso dire che Cam è la persona più fantastica al mondo. Anzi, lo è già. ‹‹Direi proprio di si.›› risponde lui alzandosi per allacciarmi il casco. Lo confermo, Cam è fantastico.
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RIGHT NOW (in revisione)
Fanfiction"Dear me, one day I'll make you proud". Sidney, una ginnasta sedicenne italo-americana, dopo le mille delusioni avute dal suo sport in Italia, decide di trasferirsi a Los Angeles nella casa dove abitava la madre con la sua famiglia per avere nuove o...