DICIANNOVE

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Alla fine ci ritroviamo a giocare con Noah e Nathan sotto ad un pontile che c’è in spiaggia. Devo dire che questi due bimbi, oltre che a essere teneri e carini, sono anche davvero simpatici. ‹‹Giochiamo nell’acqua?›› chiede Nathan. ‹‹Solo se non vi allontanate troppo dalla riva e restiamo qui in zona.›› dice Cam. I bambini annuiscono ed entriamo in acqua. Cam va dai bambini e gli dice qualcosa a bassa voce, in modo tale che io non possa capire. Intanto mi allontano un po’ da loro per guardare ancora una volta il sole che ormai è quasi completamente sotto l’orizzonte. Prima che possa rendermene conto, tutto nel giro di un secondo, sento due mani che mi afferrano dal dietro, mi sollevano e mi lanciano in aria. ‹‹Camerooooon!›› urlo prima di piombare in acqua. Quando riemergo, Cam ha stampato sulla faccia un sorrisetto innocente e tiene le mani dietro la schiena mentre i bambini ridono un sacco. ‹‹Fantastico! L’ha lanciata in aria veramente!›› dice ridendo Nathan. ‹‹Ve lo avevo detto o no che Sid è una tuffatrice coi fiocchi?›› scherza Cam guadagnandosi una mia occhiataccia. Incrocio le braccia e, fingendomi offesa, mi giro dall’altra parte. ‹‹Ma smettila!›› dice Cam ridendo e venendo da me. Quando mi raggiunge mi stringe in uno dei suoi abbracci che amo tanto, a tal punto che alla fine lo abbraccio anche io. ‹‹E poi non stavate insieme…›› dice Noah facendoci ridere. ‹‹Possiamo fare un tuffo anche noi?›› chiede Nathan. ‹‹Certo. Come lo volete fare?›› chiede Cam prendendo in braccio il bambino. ‹‹A bomba!›› esclama quest’ultimo. Cam lo solleva in aria e, dopo il conto alla rovescia, lo lancia in alto per poi farlo cadere in acqua circondato da mille spruzzi. ‹‹E te?›› chiedo a Noah. ‹‹A me piacerebbe fare la capriola in aria e poi cadere in acqua… ma non sono capace.›› risponde lei triste. ‹‹Non c’è problema! Ti insegna Sid. Lei è bravissima, lo fa tutti i giorni a ginnastica!›› racconta Cam costringendomi così a fare un altro tuffo.
Cam incrocia le mani e le mette a pelo d’acqua, in modo che io possa appoggiarci un piede per darmi la spinta. ‹‹All’indietro lo fai?›› mi chiede Cam. ‹‹Si.›› rispondo appoggiando le mani sulle sue spalle. ‹‹Okay, al tre.›› dice lui iniziando a contare. Al tre, faccio forza sul piede e mi spingo, alzandomi in aria. Porto le ginocchia al petto e roteo all’indietro per poi finire in acqua. ‹‹Brava!›› esclama Nathan. ‹‹Anche io voglio essere così brava!›› aggiunge Noah. Sorrido e invito la bambina a fare il suo tuffo. Cam incrocia di nuovo le mani e le sistema davanti a Noah. ‹‹Come si fa?›› chiede la bimba. ‹‹Devi mettere le mani sulle spalle di Cam, poi appoggi un piede sulle sue mani e, quando lui ti spinge, stacchi le mani e porti le ginocchia al petto. Va bene?›› spiego aiutandola a salire su Cam, lei annuisce e appoggia le mani sulle sue spalle. Dopo il conto alla rovescia, Cam la lancia in aria e, seguendo la mia spiegazione, Noah fa un bellissimo tuffo. ‹‹Sidney, ma tu come fai ad essere così brava?›› chiede ad un tratto Nathan. ‹‹Lei fa ginnastica a livello agonistico. Si allena quasi tutti i giorni e fa le gare!›› risponde Cam al mio posto. ‹‹Davvero?! Ci fai vedere qualcosa?›› chiede subito Noah entusiasta. In realtà non è che ho molta voglia di dare spettacolo delle mie capacità, però non voglio nemmeno deludere i bambini. ‹‹Va bene. Cosa volete vedere?›› chiedo alla fine. ‹‹Fagli vedere quello che hai fatto l’altra volta sul corpo libero!›› interviene Cam. Cooooosa?! Ma lui non c’era, almeno nella mia palestra, quando ho fatto corpo libero! ‹‹Come fai a sapere cosa ho fatto a corpo libero?›› chiedo con una nota di indignazione nella voce. ‹‹Emh.. no, beh… volevo dire che… okay, va bene. Volevo dare un’occhiata per vedere se c’eri, poi ti ho vista fare quei salti e non ho potuto non guardarti.›› ammette Cam. Questa cosa è troppo tenera.
Mi prendo un po’ di spazio sulla spiaggia facendo allontanare di qualche passo i bambini e Cam. Decido di far vedere a Noah e Nathan proprio l’esercizio che intendeva Cam. Prendo una rincorsa, corro per un paio di metri, poi faccio una rondata per girarmi all’indietro. Senza fermarmi, continuo con una serie di flick all’indietro che concludo con un salto indietro teso che termina per terra volutamente. Dalla posizione in cui arrivo, con un veloce slancio di gambe, mi metto in ponte e da lì, con una rovesciata all’indietro, mi rialzo. Una volta in piedi, finisco l’esercizio con una rovesciata avanti che si trasforma in una nuova serie di flick (avanti questa volta) per poi arrivare in piedi e terminare il tutto. ‹‹Grande!›› urlano i due bambini applaudendo e fischiando. Mi avvicino a loro e quindi anche a Cam che non perde tempo ad abbracciarmi. ‹‹Sei stata bravissima, come sempre.›› dice mentre mi stringe a sé. ‹‹Dopo facciamo una foto tutti insieme?›› chiede Noah appiccicandosi alla mia gamba. ‹‹Certo, se volete anche subito!›› esclama Cam dirigendosi verso i nostri teli per prendere il cellulare. Quando torna, insieme a lui arrivano anche i genitori dei due bambini. ‹‹Allora, vi siete divertiti?›› chiede il padre sorridendo. ‹‹Un sacco! E poi Sid ci ha insegnato a fare un tuffo bellissimo!›› racconta Noah tutta soddisfatta. Il padre mi sorride per poi tornare a guardare i bimbi. Lui sembra contento di aver fatto divertire i bimbi con noi, mentre la madre ha la faccia di una che non vede l’ora di andarsene e di sgridare i bambini. ‹‹Si sono comportati bene, almeno?›› chiede la madre rivolta a me e Cam. ‹‹Sono stati bravissimi. Sono davvero simpatici ed educati!›› rispondo sorridendo ai bimbi. La madre abbozza un sorriso. ‹‹Dai, adesso è ora di andare. Avete ringraziato i vostri nuovi amici che vi hanno fatto giocare?›› dice il padre con il suo tono gentile, l’esatto opposto di quello della moglie. ‹‹Aspetta papà! Prima volevamo fare una foto tutti insieme!›› dice Nathan bloccando i genitori. ‹‹Va bene. Allora, mettetevi in posa, quando siete pronti io scatto.›› dice il padre mettendosi in ginocchio per cercare l’inquadratura migliore. ‹‹Sidney, mi insegni a fare una posa bella per la foto? Tipo una di quelle cose belle che hai fatto prima… quelle della ginnastica…›› mi chiede Noah. Mi sembra quasi di essere diventata l’idolo di questa bimba dai capelli neri. ‹‹Va bene. Che ne dici di fare la verticale? Ti aiutiamo noi.›› propongo riscuotendo molto successo. Spiego velocemente la mia idea a Cam e lui la capisce al volo. Nathan sale sulle spalle di Cam in modo che sia quello più in alto. Io aiuto Noah a salire in verticale per poi lasciarla a Cam il cui compito è quello di non far cadere la bimba tenendole le caviglie in alto, poi salgo anche io in verticale e, anche se so benissimo stare su da sola, Cam afferra anche le mie caviglie per tenermi in equilibrio. Il padre dei due bambini scatta due foto: una con il suo cellulare e una con quello di Cam.
‹‹Noah, Nathan! Su che è tardi! Dobbiamo andare a prendere l’aereo e lo sapete che non dobbiamo fare tardi. Abbiamo ancora un po’ di strada da fare per l’aeroporto.›› dice subito la madre scappando via dalla spiaggia. ‹‹Grazie mille ragazzi. Noah e Nathan mi sembrano molto contenti di aver giocato con voi. Grazie di tutto, è stato un piacere!›› ci ringrazia il padre salutandoci. ‹‹Si figuri, ha dei figli davvero fantastici. È stato molto bello passare del tempo con loro.›› dico sorridendo. ‹‹Papà, dobbiamo per forza tornare a casa a Huston? Non possiamo stare qui?›› si lamenta Nathan. ‹‹Huston? Io il mese prossimo ho delle gare a Huston!›› esclamo. ‹‹Quindi verrete a Huston?!›› chiede entusiasta Noah. ‹‹Si!›› esclamo di nuovo. ‹‹Evvai! Ci rivediamo ancora!›› urla saltellando Nathan. ‹‹Parteciperai alle Nazionali? Caspiterina, sei brava allora. Dai, magari andiamo a vederle… vedrò cosa posso fare.›› dice il padre mentre io e Cam salutiamo i bambini.
‹‹Andiamo anche noi?›› mi chiede Cam una volta che i bimbi se ne sono andati. ‹‹Se proprio dobbiamo…›› dico imitando la voce dei due bimbi. ‹‹Dai, è già abbastanza tardi… non amo particolarmente guidare con il buio.›› dice Cam andando verso l’ombrellone. ‹‹Okay… aspetta un attimo però. Vieni qui, devo fare una cosa.›› dico. Cam ritorna indietro con uno sguardo abbastanza confuso e si posiziona proprio nel punto che gli indico, in riva all’oceano, sotto il pontile di legno dove fino a pochi minuti prima stavamo giocando. ‹‹Va bene… cos’è questa cosa che devi fare?›› chiede Cam preoccupato accorgendosi che lì l’acqua diventa profonda già vicino alla riva. ‹‹Questo!›› dico e, senza aspettare una replica da parte sua, mi lancio verso di lui e lo spingo in acqua. Questa volta 1-0 per Sidney! ‹‹Ma guardala!›› esclama Cam appena riemerge per poi afferrarmi un braccio e trascinarmi in acqua con lui. In meno di due secondi mi ritrovo il suo corpo contro il mio e la punta più lunga del suo ciuffo bagnato sulla mia fronte. Il mio cuore inizia a battere fortissimo, senza un motivo preciso, ma tanto forte che ho paura che si possa sentire anche dall’esterno. Cam, con lo sguardo fisso in basso rivolto verso il fondale marino, alza gli occhi per guardare i miei. Sono così belli i suoi occhi da vicino, marroni come il coccolato e profondi come l’oceano che ci circonda. Cam mi sorride per poi lasciarmi andare dall’abbraccio in cui mi stringeva. Per la seconda volta in un solo giorno, in un attimo, tutto quello che avevo sperato accadesse questo pomeriggio, scompare di nuovo. Ma non fa niente, non riesco ad essere triste: dopotutto sono nella spiaggia dei miei sogni e questo  giustifica anche il resto.
Quando iniziano a vedersi già le prime stelle, io e Cam abbiamo appena finito di sistemare e mettere via le nostre cose e stiamo ritornando alla macchina. Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla spiaggia di Malibù, iniziamo a salire le scale che riportano alla strada. ‹‹Hey, tutto a posto?›› chiede Cam vedendo la mia espressione dispiaciuta. ‹‹Si… è solo che… ecco, mi dispiace andare via dal mio sogno.›› rispondo tralasciando una piccola parte. Cam, sorridendo compiaciuto, mi prende per mano e continuiamo a salire le scalette bianche così. ‹‹Non preoccuparti, i sogni si possono vivere più di una volta. Questo non dimenticarlo mai.›› mi dice Cam fermandosi sul balconcino che precede l’inizio delle scale. Mi appoggio alla ringhiera bianca da dove si può ammirare tutta la spiaggia e lui mi si avvicina dal dietro. Mi giro verso di lui e, dopo esserci guardati per qualche secondo di troppo negli occhi, gli getto le braccia la collo e lo abbraccio forte, appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla. ‹‹Grazie mille Cam.›› gli dico con quasi le lacrime di felicità agli occhi. ‹‹E di cosa?›› chiede lui ricambiando l’abbraccio e appoggiando la sua testa sulla mia. ‹‹Di aver realizzato il mio sogno.››.

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