UNO.

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Appena entro in aeroporto, il rombo degli aerei si fa più forte. Vado verso il banco del check-in per imbarcare le valigie. Alzo lo sguardo per cercare il monitor che indica il mio volo.

Ancora non ci credo che sto lasciando tutto per andare a Los Angeles.

Cerco velocemente il monitor giusto e mi dirigo in quella direzione.

È difficile credere che domani mi ritroverò da sola a Los Angeles.

Imbarco le valigie e vado verso il controllo sicurezza. È l'ora di salutare i miei genitori che molto probabilmente non vedrò per molto tempo. Papà mi passa il mio trolley e mi abbraccia. Mamma mi da la carta d'identità e il passaporto e mi saluta anche lei.

‹‹Mi raccomando, fai la brava. Io e papà verremo a vederti alla prima gara internazionale americana e ricorda che ti vogliamo tanto bene.›› dice la mamma asciugandosi una lacrima.
‹‹Non vedo l'ora di vederti sul podio!›› dice papà dandomi un bacio sulla fronte.
‹‹Fai buon viaggio Sidney!›› esclama poi Adelaide, la mia sorellina minore mentre mi saluta con la mano.
‹‹Grazie Adelaide, ci vediamo alle nazionali.›› dico salutando tutti per iniziare il controllo sicurezza.

Odio tantissimo i controlli, in particolare i metal-detector. Ho l'apparecchio ai denti e, cavolo, non c'è una volta che non suona! Anche oggi ovviamente, come previsto, il metal-detector suona e perdo dieci minuti buoni per ulteriori controlli. Riprendo il mio trolley e vado al gate.

Leggo la tabella dei voli e il mio è il terzo, subito sotto a quello per New York e Miami.

Mi siedo su una panchina davanti al grande finestrone che da sulla pista di decollo. Guardo per un po' i voli che partono e mi diverto ad immaginare dove stanno andando, ad esempio quello che sta partendo ora per me è diretto a Barcellona, o magari a Parigi. Chissà la gente su quel volo a cosa sta pensando, ci sarà chi se ne va in vacanza o chi si trasferisce. Improvvisamente mi ritrovo a pensare a me, che mi sto trasferendo da sola a Los Angeles, a migliaia di chilometri da casa, tutto per inseguire il mio sogno di diventare una ginnasta bravissima e partecipare alle Olimpiadi.

So che sembra strano trasferirsi per un motivo che agli occhi di molti può sembrare inutile o stupido, ma qui in Italia ho avuto troppe delusioni dalla ginnastica e ho deciso di cambiare tutto. Mia mamma viene da Los Angeles, e mi ha consigliato di andare lì, se proprio dovevo andarmene. E così ora mi ritrovo qui in aeroporto ad aspettare un aereo per andare dall'altra parte del mondo.

Riguardo la tabella delle partenze e noto che quello di New York e Miami sono spariti, quindi tra poco chiameranno il mio volo. Infatti pochi minuti dopo, la voce metallica annuncia subito la partenza: ‹‹Volo 12924 per Los Angeles, gate 14. A breve inizierà l'imbarco.››

Mi alzo in piedi e vado di fronte al gate: è ancora chiuso. Aspetto qualche minuti fino a che non posso entrare. Passo la porta, mostro il passaporto e la hostess bionda responsabile del controllo documenti, mi indica il finger che collega l'aeroporto direttamente all'aereo. In genere non mi piace salire a bordo attraverso il finger, perché non ti sembra di partire. Quando invece ti fanno salire in aereo con le scalette, beh, lì si che hai proprio l'idea della partenza.

Sempre tirando il mio trolley rosa, mi avvio all'interno del corridoio fino ad arrivare di fronte alla porta dell'aereo. È l'ultimo momento per tirarmi indietro. Tiro un respiro profondo ed entro nell'aereo. Da qui in avanti ci sarà solo una nuova vita. Tra 13 ore la mia vita sarà cambiata e a dirla tutta, non vedo l'ora.

Cerco il mio posto, il numero dieci della fila S, al secondo piano. L'aereo è davvero grande visto che il volo non prevede scali ed è pur sempre un volo intercontinentale.

Salgo al piano superiore e mi sistemo al mio posto. Fortunatamente i posti sono singoli e posso rilassarmi per bene. L'ultimo viaggio che ho fatto in aereo era per i campionati europei a Bruxelles. Il mio compagno di viaggio per quelle due ore era stato un bambino che non la smetteva più di piangere.

Il velivolo si posiziona sulla pista di decollo, scalda i motori e parte a tutta velocità. Vengo spinta contro il sedile e una scarica di adrenalina mi assale finché l'aereo non si stacca dal suolo. Ciao ciao Italia, ciao ciao Milano.

Il volo per le prime ore procede tranquillo mentre io leggo un libro, poi inizio a stancarmi: non ne posso già più di stare chiusa in un aereo. Faccio per un'oretta dei giri sull'aereo, poi guardo un film sul piccolo schermo che ho sul sedile di fronte e finisco per addormentarmi.

Quando mi risveglio stiamo sorvolando la California e siamo quasi a Los Angeles. Vedo già dal finestrino l'oceano che bagna le spiagge californiane e le palme nei giardini.

L'aereo comincia a scendere.

‹‹Abbiamo iniziato la discesa, benvenuti a Los Angeles. La temperatura esterna attuale è di 30° e il sole splende. Grazie per aver volato con noi. Lo staff di Air
Italy vi ringarzia.›› annuncia il pilota mentre l'aereo atterra e io mi preparo a scendere.

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