DICIOTTO.

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Quando usciamo dall'acqua ci asciughiamo e aspettiamo qualche minuto che la spiaggia si liberi del tutto.

Non che prima fosse piena, ma una decina di persone c'erano.

‹‹Andiamo sugli scogli?›› chiedo mentre mi tolgo il telo dalle spalle.
‹‹Va bene.›› dice Cam alzandosi.

Intanto che Cam chiude la borsa della spiaggia, mi perdo a guardare il tramonto. Il sole piano piano raggiunge l'orizzonte e si tuffa nel riflesso rosa da lui stesso creato sull'oceano. Il cielo varia dal rosa, al giallo, all'azzurro chiaro con qualche pennellata di lilla sulla linea che divide il cielo dal Pacifico.

‹‹E' sempre stato così il tramonto?›› chiedo senza distogliere gli occhi dalla palla infuocata che si tuffa in acqua.
‹‹No. Adesso che ci sei te è più bello.›› risponde Cam prendendomi per mano. ‹‹Andiamo?›› chiede lui tirandomi leggermente il braccio.
‹‹Arrivo!›› dico sorridendo e seguendolo.
‹‹Facciamo la passeggiata come due fidanzatini o come due cretini?›› chiede Cam indicando un a coppietta che passeggia indisturbata sulla riva.

Ci penso su: potrei fare una passeggiata mano nella mano con il ragazzo che (dopo la seduta psicologica da Sharon ho scoperto che forse) mi piace e che (a detta di Sharon) mi ama, oppure correre ridendo sempre con il ragazzo che mi piace?

Decisamente la seconda!

‹‹Come vuoi.›› rispondo alla fine.
‹‹Proviamo la pri... no, noi dobbiamo rovinare tutte le scene potenzialmente romantiche.›› dice ridendo.

Dopo esserci rincorsi fino alla fine del primo tratto della striscia di sabbia di Malibu, rovinando così la più romantica delle scene romantiche, iniziamo ad arrampicarci sugli scogli. Cam arriva in cima per primo e mi afferra le mani per aiutarmi a salire. Il panorama, da lassù, è ancora più bello che visto dalla riva. Sembra quasi di camminare sopra l'oceano, ma allo steso tempo di camminare su una nuvola di pietra.

Mi avvicino allo strapiombo che dà direttamente sulla distesa d'acqua sotto di noi per ammirare lo splendore di quel luogo dove tutti i miei sogni sono ambientati. Mentre contemplo il sole che scivola piano piano dentro all'oceano, due mani mi stringono dal dietro e mi fanno indietreggiare.

‹‹Attenta che se no cadi. È un bel salto da qui.›› dice Cam alle mie spalle senza lasciarmi.
‹‹Tanto non sarei una grande perdita.›› rispondo scherzando. ‹‹Sia chiaro, se avrò mai voglia di suicidarmi, lo farò solo dopo aver fatto le Olimpiadi. Mi dispiace per tutti quelli che mi detestano, dovranno sopportarmi ancora per un bel po'.›› dico fiera.

Cam sorride, poi mi abbraccia dal dietro e appoggia la sua testa sulla mia, dovendosi piegare un po' a causa della mia altezza.

‹‹Non potrei sopportare il fatto di perderti, Sid.›› dice dopo qualche secondo.

Improvvisamente, sento le guance scaldarsi e diventare rosse.

Cam mi fa roteare in modo che possa guardarlo in faccia, poi accorcia ancora un po' la distanza che c'è tra di noi e appoggia la sua fronte alla mia. A questo punto i nostri nasi si sfiorano appena e i nostri respiri ormai si confondono. Appoggio le mani sulle sue spalle, non sapendo se per spingerlo via, avvicinarlo o semplicemente per tenermi in piedi.

Gli occhi scuri e profondi di Cam incrociano i miei, creando una specie di campo magnetico che all'improvviso, nel momento in cui Cam sorride e si ritrae, si interrompe.

A dirla tutta, anche se non sono del tutto sicura di quello che provo per Cam, avevo sperato in quel bacio mancato.

‹‹Ti voglio bene.›› dice Cam baciandomi sulla guancia.
‹‹Ma io te ne voglio di più.›› ribatto.

Dopotutto, anche se il bacio è saltato e questo può sembrare una semplice frase detta così a caso, per me significa tantissimo.

Cam si cala giù dallo scoglio lasciandomi scendere per seconda. Quando lui tocca di nuovo la sabbia e a me mancano ancora un paio di metri di discesa, lui allunga le braccia e mi prende in braccio in stile principessa, fa un giro su se stesso e poi mi appoggia sulla riva.

‹‹Che ne dici di fare una foto al tuo sogno?›› chiede Cam.

Quanto odio le foto ai paesaggi! Sembrano sempre prese da internet.

‹‹Mh... solo ad una condizione: che nella foto ci siamo anche noi!›› propongo.

Almeno ogni volta che la vedrò non penserò che l'abbia presa da internet, ma che ci sono stata veramente.

Cam va da un tipo che cammina indisturbato con la sua famiglia in riva all'oceano. Ci parla per un mezzo minuto, poi sfila dalla tasca del costume il cellulare e lo dà al signore.

‹‹Sid! Muoviti!›› urla Cam facendomi segno con la mano di raggiungerlo.

Mi precipito da lui e ci mettiamo in posa davanti alla riva, in una posizione che fa vedere sia l'oceano che la spiaggia.

Nel primo scatto, mentre l'acqua ci bagna i piedi e il venticello che si è alzato mi scompiglia i capelli, Cam tiene un braccio intorno alle mie spalle e io ho il braccio intorno alla sua vita. Per il secondo scatto, Cam mi solleva prendendomi in braccio, proprio come prima sugli scogli.

‹‹Papà, anche io voglio un fidanzato così da grande!›› dice la figlia di quello che ci ha scattato le foto.
‹‹E io voglio una fidanzata bella come lei!›› dice l'altro figlio.

Quanto sono carini e teneri!

‹‹Noah, Nathan! Quante volte vi ho detto di essere educati!›› li sgrida, a parer mio inutilmente, la madre. ‹‹Scusate ragazzi, dico sempre ai miei figli di comportarsi bene ma, a quanto pare, il messaggio fa fatica da arrivargli.›› si scusa la signora.
‹‹Ma si figuri, signora. Anzi, secondo me sono molto carini i suoi figli!›› dice Cam sorridendo ai bambini.
‹‹Come vi chiamate?›› chiede la bambina.
‹‹Io sono Sidney e lui è Cam. Voi invece?›› chiedo ai bambini sorridendo.
‹‹Io mi chiamo Noah e lui è il mio fratellino Nathan.›› risponde la bimba.
‹‹Noah, non dire fratellino! Abbiamo la stessa età! E se vogliamo sono un po' più grande io: ho 5 anni e tre mesi, tu hai ben tre minuti in meno di me!›› si lamenta Nathan.

Sono troppo teneri questi due bimbi.

‹‹Dai bimbi, non litigate!›› sbuffa la madre.
‹‹Siete proprio belli insieme. Siete fidanzati?›› chiede Noah facendosi poi sgridare dalla madre.

Io e Cam ci scambiamo un'occhiata mezza divertita.

‹‹No, non stiamo insieme. Siamo solo amici.›› risponde Cam per entrambi.

Sulla faccia di Nathan compare un'espressione delusa.

‹‹La mamma dice che la frase "Siamo solo amici" è la più grande bugia del mondo!›› esordisce Noah, guadagnandosi un'occhiataccia dalla madre.

Io e Cam ci scambiamo un altro sguardo, questa volta interrogativo, ma non per l'affermazione di Noah.

‹‹Andiamo prima che questi due dicano altre cavolate e si facciano riconoscere.›› propone la signora.
‹‹No mamma! Noi vogliamo stare qui a giocare con Sidney e Cam!›› dicono all'unisono i due bimbi.
‹‹Ma non pensate che siano un po' più grandi di voi e che preferiscano stare da soli?›› ribatte la madre.
‹‹Ma dai, mamma!›› implora Nathan.
‹‹Ragazzi, quanti anni avete?›› ci chiede il padre.
‹‹Io quasi 18, lei ne ha 16.›› risponde Cam.
‹‹Visto? Ma poi, figli miei, non vedete che vogliono passare un po' di tempo insieme e da soli?›› ribadisce la madre.

In quel preciso istante, mi accorgo che le braccia di Cam sono rimaste strette intorno alla mia vita. Le fisso per qualche secondo fino a che anche Cam non se ne accorge e le scioglie immediatamente, diventando rosso.

‹‹Ma non si preoccupi, tanto penso che tra poco andiamo. Poi noi le diciamo di avere l'età che abbiamo, ma il cervello di Sid è fermo ai sei anni!›› scherza Cam.
‹‹Hey! Il tuo è fermo ai due!›› mi lamento per poi scoppiare a ridere insieme a lui.
‹‹Possiamo giocare con loro?›› chiede ancora Noah.

I genitori si guardano indecisi, scambiano due parole e alla fine decidono.

‹‹E va bene, vi lasciamo giocare ancora per un po' con loro. Il tempo di andare al bar e tirare su gli asciugamani, poi andiamo. Intesi?›› dice il padre.

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