VENTITRE

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La mattina mi risveglio con il solo pensiero di come farò a trovare la voglia di andare a ginnastica. Cam mi ha riportata a casa che saranno state le due o le tre di notte e, da tanto che ero stanca, ho dormito con il vestito che avevo alla festa. Non appena appoggio i piedi per terra e cerco di alzarmi succedono due cose: la prima, cado per terra perché non ho nenache avuto la decenza di togliere le scarpe prima di dormire e, si sa, per chi non è molto brava i tacchi sono un pericolo; seconda cosa mi viene in mente che ieri Cam ha litigato con Michelle e quindi oggi potrebbe succedere di tutto. Con una faccia che persino uno zombie risulta più sveglio e vivo, esco di casa senza nemmeno fare colazione. Cam mi aspetta davanti al mio cancello con la macchina già accesa pronta per andare a scuola. Stamattina, al contrario delle altre mattine, il ragazzo con cui ho condiviso un lucchetto rosa non sorride, anzi, smebra piuttosto preoccupato e triste. Io ho sempre l’espressione da zombie, non ci posso fare nulla. ‹‹Buongiorno.›› saluta Cam salendo in macchina. ‹‹Ciao. Tutto a posto?›› chiedo sperando di non addormentarmi. Lui annuisce poco convinto e allora gli rifaccio la domanda. ‹‹Fisicamente, sto bene. Ho addirittura perso mezzo chilo in questo mese, quindi meglio di così non potrebbe andare.›› risponde (che poi non capisco perché dovrebbe perdere peso. È magro, è bello ed è simpatico. Al massimo sono io quella che una volta su due si prende la brioche al bar). ‹‹Però oggi Michelle me la farà pagare. E purtroppo credo di sapere anche quanto costerà.›› riprende.
Entro a scuola con l’ansia che mi segue. Probabilmente se allungassi il braccio potrei anche prenderla per mano. Ancora prima di varcare la porta d’ingresso della scuola, vedo la preside arrabbiattissima sui suoi tacchi a spillo verdi fluo affiancata dalla sua bambina, la piccola, povera e indifesa Michelle (okay, una strega con di fianco una cornacchia). ‹‹Dallaaaaaaaas! Villaaaaaa! Venite subito qui.›› strilla la preside ancora prima che io possa scappare in classe.  Mi scambio un’occhiata spaventata con Cam e lui subito mi prende per mano, come se già le cose non andassero abbastanza male. ‹‹Voi due, subito nel mio ufficio! Tesorino mio, vieni pure tu.›› dice la preside invintando anche Michelle alla seduta di strilli e urla. Mentre percorriamo il solito corridoio che ci porta all’ufficio della preside, o meglio, la stanza degli orrori, io e la mia ansia diventiamo una cosa sola. La strega ci apre la porta e ci caccia dentro, fa poi entrare la sua “tesorina”, poi entra lei e sbatte la porta alle sue spalle talmente forte da farmi dubitare che sia fatta solo con il vetro. Michelle ci fa segno di sederci sulle due nuove poltroncine viola che ha comprato sua madre. La Barbie si accomoda su un puf viola, nuovo anche quello, e la preside lascia cadere la sua enorme massa sulla sua solita poltroncina. Mentre la strega si sistema per bene, non faccio altro che guardare Cam, il pavimento, Cam, il quadro dietro la scrivania, Cam ancora, le mie scarpe nere che si stanno rompendo e Cam di nuovo. La preside allunga le mani, afferra la scrivania e si tira sotto.
‹‹Allora miei cari Dallas e Villa, oppure volete già essere chiamati Mr. E Mrs. Dallas, cosa mi raccontate?›› chiede la preside fingendo un tono gentile. ‹‹Che sua figlia mi ha rotto le palle, signora. Mi dà proprio fastidio e io non la sopporto più. Questo è quello che le racconto.›› risponde Cam tranquillo mentre si guarda le unghie. ‹‹Intendevo, cosa mi raccontate di questo nuovo amore nato tra voi due?›› specifica meglio la preside sempre con quel falso tono cordiale. ‹‹Ma proprio niente, stre… mi scusi, volevo dire preside. Tra me e Sidney non c’è proprio un bel niente, se non una grandissima amicizia.›› risponde ancora Cam senza fare una piega. ‹‹Va bene. Ti credo sai, Dallas? Vorrei solo una spiegazione a questo, questo, quest’altro e questo. Non vi chiedo altro.›› ribatte tranquillamente la preside mostrandoci alcune foto. Sullo schermo del suo smartphone compare la foto del nostro lucchetto, la foto della festa dove Cam mi abbraccia e quella dove litiga con Michelle e infine la foto dove, cadendo dalle parallele, gli sono finita in braccio. ‹‹Non è che me le potrebbe mandare? Sono proprio belle!›› chiede Cam ridendo. Non ci posso credere, davvero riesce a trovare la voglia di ridere? ‹‹Dallas! Sii serio!›› strilla la preside. ‹‹Uff… Allora, questa si chiama amicizia, a-mi-ci-zia, sostantivo femminile e singolare…›› dice Cam. ‹‹Mi hai davvero stancato, Dallas.›› dice la strega e poi passa a me rifacendomi la richiesta di spiegarle le foto. ‹‹Cara Villa, devi sapere che da quando sei arrivata e hai iniziato a girare intorno al tuo caro Dallas, o come lo chiamate voi, Came? Camy? Cam? ›› dice la preside. ‹‹Cam.›› rispondo a bassa voce. ‹‹Ecco, Cam. Da quando gli stai intorno, Michelle ed io vi teniamo d’occhio. Ogni volta che sappiamo dove andate, Michelle o una sua amica vi segue, così possiamo vedere cosa state facendo. Mi dispiace solo che non sapevamo che sareste andati a Malibu, lì saranno successe cose molto piccanti… no?›› dice ancora. Basta, questo è troppo. Non puoi seguire la gente! ‹‹Basta. Lei non può fare una cosa del genere. Lo sa che questo è un reato? E poi io e Cam non stiamo insieme, siamo solo amici. Io e lui siamo liberi di fare ciò che ci pare, come abbracciarci, litigare, attaccare lucchetti e andare in spiaggia. Di Malibu non gliene può fregare di meno, ma comuqnue ci tengo a dirle che ci siamo solamente divertiti a giocare in acqua. Non ci siamo mai baciati o cose simili!›› ribatto. La mia pazienza è tanta, ma ci vuole mezzo secondo a farmela perdere. La preside è stupefatta. ‹‹Anche di te ne ho abbastanza, Sidney. Stai zitta. Per il momento sei il problema peggiore di mia figlia, ma non il mio. Il mio problema sei tu, Dallas.›› dice la preside ancora sotto schock per la mia reazione.
Passano alcuni minuti infiniti in cui la preside deve decidere cosa fare. Sono completamente terrorizzata. ‹‹Smettila di fare quella faccia. A te non succederà niente, al massimo un paio di note sul registro, niente di più.›› cerca di rassicurarmi Cam. ‹‹Ma io ho paura per quello che possa fare a te. Scusami, intanto dillo ai tuoi genitori! Magari loro possono fare qualcosa!›› suggerisco. ‹‹Aspetta un attimo.›› dice Cam tappandomi la bocca per farmi stare zitta. Con l’altra mano intanto bussa all’ufficio della preside. ‹‹Mi scusi, possiamo andare in bagno?›› chiede Cam. ‹‹va bene, basta che poi tornate, se no le cose si metteranno ancora peggio.›› dice lei. Cam mi trascina nel bagno dei maschi. ‹‹Ascoltami bene: per me può anche cadere il mondo ma i miei genitori non devono sapere nulla di me, Michelle, la preside e questa scuola, okay? Per loro questa scuola deve essere la migliore.›› dice Cam. Lo guardo sconcertata. ‹‹Io sono qui ad abitare da solo. I miei vivono alle Hawaii. Io là non ci vado. Loro mi hanno lasciato ad abitare qui da solo con l’accordo che se qualcosa non andava dovevo dirglielo subito in modo da poterli raggiungere al più presto. Andarmene da Los Angeles è fuori discussione. Io qui ho tutto.›› mi spiega. A questo punto non ci resta che sistemare tutto da soli. Probabilmente anche i miei farebbero lo stesso. Qualcosa non va? Biglietto di ritorno per l’Italia. Tornare a casa è fuori discussione, ormai io ho Cam. Fine.
Quando torniamo dalla preside, lei ci accoglie con la porta aperta e un sorriso malvagio. Ci riaccomodiamo ai posti di prima. ‹‹Io e Michelle abbiamo preso una decisione: Villa, a te non succede nulla per ora. Dallas, in quanto a te, ho preso una decisione del tutto diversa. Visto che sei stato avvisato parecchie volte e se non ricordo male voi due avevate anche una regola da seguire,ad esempio stare lontani, in quanto maggiorenne, le colpe ricadono a te, mio caro studente. Dallas, sei espulso. Arrivederci.›› conclude la preside alzandosi per andare a prendere un caffè. ‹‹E-S-P-U-L-S-O!›› esclama Michelle felice seguendo la madre. Espulso?! Espulso?! No, aspettate. Ho bisogno di riprendermi. Adesso si viene espulsi pure per avere un’amica? In che mondo siamo precipitati? Non ci posso credere. Cam, senza proferire parola, si alza dalla poltroncina ed esce. Sembra abbastanza tranquillo, ma so che non lo è per niente. La strega chimerà i suoi e… non voglio nemmeno pensarci. Prima che possa fare qualsiasi mossa, nell’ufficio entra Sharon. ‹‹Sid?›› chiede stupita nel vedermi. ‹‹Cosa ci fai qui?›› chiede. ‹‹Possiamo passare alla prossima domanda? Mi sono appena presa una super sgridata inutile e Cam per colpa mia è stato espulso e a quanto pare tornerà dai suoi genitori. Tu perché sei qui?›› chiedo a mia volta. ‹‹Dovevo portare questi libri. Cosa vuol dire che per colpa tua Cam è stato buttato fuori?›› dice Sharon appoggiando sulla cattedra dei vecchi libri di storia. ‹‹Ti ho chiesto se possiamo saltare questo argomento.›› ripeto alzandomi. Sharon mi abbraccia. ‹‹Non preoccuparti, faremo in modo che Cam rimanga qui più a lungo che riusciamo.›› mi rassicura lei.
Prima che inizi la seconda ora vado a cercare Cam. Per fortuna lo trovo subito. È seduto su una panchina a testa bassa. Mi siedo vicino a lui con l’orribile pensiero che potrebbe andare alle Hawaii e di conseguenza non accompagnarmi a Houston. ‹‹Scusami, è colpa mia.›› dico. ‹‹No. Non dire cavolate Sidney. Ora torna in classe, stai saltando la seconda ora.›› dice Cam. ‹‹Non me ne frega proprio un tubo della seconda ora. La lezione di scienze può andare avanti anche senza di me. Io resto qui con te.›› dico con tono fermo. ‹‹Va bene, godiamoci gli ultimi momenti insieme. Quella strega ha già chiamato i miei. Vado a casa a fare le valigie.›› dice lui. Rimango immobile. Lui se ne accorge e mi guarda. Dopo un attimo lungo interi anni, Cam mi stringe forte a sé in un abbraccio, forse l’ultimo. ‹‹Non voglio stare qui da sola.›› dico cercando di spingere via le lacrime. ‹‹E io non voglio lasciarti qui da sola.›› dice Cam stringendomi più forte. Mentre siamo presi ad abbracciarci, il professore di scienze esce. ‹‹Villa! Ti stavo cercando. Perché non sei a lez… Cosa succede Sidney?›› dice venendo verso di noi. ‹‹Tutto a posto prof. Mi dia un paio di minuti e gliela rimando in classe.›› dice Cam. ‹‹Non preoccuparti, Cameron. So già cosa è successo. Vi vedo un po’ tanto sconvolti ragazzi miei. Facciamo così: andate a casa entrambi, non mi sembra il caso che Sidney faccia lezione così oggi. Alla preside ci penso io.›› propone il professore di scienze. Grazie al cielo esistono persone come lui. ‹‹Non voglio farti perdere le lezioni a causa mia, Sid. Io stasera chiamo i miei e cerco di convincerli a farmi restare qui ancora un po’, giusto il tempo di accompagnarti alle nazionali che so che ci tieni tanto.›› dice Cam. ‹‹Se Sidney se la sente, sono felice di farla partecipare alla mia lezione.›› aggiunge il professore di scienze. ‹‹Si, si, me la sento. Comunque oggi non vado agli allenamenti, Cam. Oggi salto.›› dico prima di seguire il professoere. Sul viso di cam nasce un sorrisino sghembo. ‹‹Allora vieni da me.›› dice.

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