‹‹Lei mi ha fatto un sacco di cose! Mi ha portato via te!›› si lamenta ancora Michelle. ‹‹Ascoltami bene, non so più come dirtelo, Michelle! Noi non stiamo insieme, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai!›› dice Cam con tono fermo e guardandola negli occhi. Michelle, scoppiata in un pianto isterico, tira uno schiaffo a Cam talmente forte che lo fa barcollare. ‹‹Domani me la paghi.›› conclude Michelle. Cam si ripara la guancia con la mano prima di beccare un altro schiaffo, poi si rimette in piedi e guarda, insieme a tutti i presenti, Michelle che si allontana dalla spiaggia. Mentre la bionda cammina arrabbiata e con i pugni stretti lungo la passerella, sento qualcosa di bagnato scorreremi lungo le guance. Ci metto un po’ a capire che sono lacrime e che ho iniziato a pingere. Non pensavo che potesse fare più male uno schiaffo alla persona a cui vuoi più bene di tutte che qualsiasi altra cosa. Se fossi stata una persona semi-normale avrei pianto perché sono caduta. Forse sono pazza. ‹‹Ma si, vattene. Tanto sei inutile!›› urla qualcuno tra gli invitati. Da quel momento tutto riparte, le persone iniziano a ballare di nuovo e a divertirsi. ‹‹Sid, che succede?›› mi chiede subito Sharon preoccupata. ‹‹Cos’ha? Si è fatta male?›› chiede Cam lanciandosi letteralmente in ginocchio per stare vicino a noi due. ‹‹Non lo so.›› dice Sharon cercando un fazzoletto nella sua tracolla. ‹‹Sid, che hai? È tutto passato. Ti sei fatta male?›› mi chiede Cam con le lacrime agli occhi. Agito la testa per fargli segno che non mi sono fatta niente. ‹‹Cam, ascolta. Tu e Sid andate a casa prima che quella là ritorni e le cose si mettano peggio. I regali li raccogliamo io e Sha poi te li portiamo a casa domani mattina.›› suggerisce Nash per poi sussurrare qualcosa a Cam in modod che io non possa sentire. ‹‹Va bene. Dai andiamo.›› dice alla fine Cam sollevandomi da terra. Dopo aver recuperato le mie scarpe ci avviamo verso casa tenendoci per mano. Quando siamo abbastanza lontani dalla spiaggia, prima di attraversare l’incrocio che precede le nostre case, Cam si ferma. ‹‹Ora che siamo da soli mi dici cosa c’è che non va?›› mi chiede asciugandomi le lacrime con la manica della sua camicia. ‹‹Ti ho rovinato la festa.›› dico riiniziando a piangere. ‹‹Perché avresti dovuto? A me è piaciuto un sacco questo compleanno… tranne l’ultima parte s’intende.›› dice lui sorridendo nonostante tutto. ‹‹Ti sei preso uno chiaffo per colpa mia.›› dico disperata. ‹‹Dello schiaffo fregatene, l’ho beccato io, non te.›› dice tranquillo dandomi un bacio sulla fronte. ‹‹E poi la festa non è ancora finita. Non lo sapevi che c’era una seconda parte speciale solo per una fortunata? Indovina un po’, la fortunata sei proprio tu!›› scherza per farmi sorridere. Malgrado tutto, non riesco a non sorridere. Cam mi riprende per mano e raggiungiamo casa sua.
‹‹Cosa prevede la serata?›› chiedo ancora in preda ai singhiozzi post-pianto. ‹‹Che usciamo. Però prima devi sistemarti il trucco. Si è sbavato…›› dice pulendomi un occhio con il dito. In pochi minuti mi sistemo il trucco con un mascara della madre di Cam che ha distrattamente dimenticato qui a Los Angeles. ‹‹Okay, ora che sei tornata bellissima possiamo uscire.›› annuncia Cam. ‹‹Dove mi porti?›› chiedo quando scendiamo in strada. ‹‹Dove vuoi. Ovunque tu desideri.›› risponde lui guardando le stelle che illuminano la notte. ‹‹Allora voglio andare proprio lì, sulla luna.›› dico indicandola. ‹‹Se vuoi un giorno ti ci porto, non è tanto lontana. Però iniziamo con il fare un giro in città.›› dice Cam prendendo di nuovo la mia mano. Iniziamo a camminare mano nella mano. Cam imbocca una stradina un po’ nascosta che si trova in fondo alla via dove abitiamo, poi svolta a destra e ci ritroviamo in centro. Tra le palme e i palazzi di Los Angeles, si sente il suono delle onde dell’oceano che si infrangono sulla spiaggia. ‹‹Andiamo sul lungo mare?›› chiedo guardandomi intorno per capire da che parte si trovi realmente il lungomare. ‹‹Ai suoi ordini, capo!›› esclama Cam sorridendo. Dopo essere passati per alcune vie minori, spuntiamo sul lungomare. La ringhiera che ci separa dalla spiaggia è completamente coperta da lucchetti di ogni colore. Queste cose mi piacciono un sacco, soprattutto i lucchetti rosa, quelli li adoro. ‹‹Quanto mi piacerebbe una volta attaccarne uno…›› penso ad alta voce senza rendermene conto. ‹‹E allora cosa aspettiamo? Attacchiamone uno!›› propone Cam. Senza darmi il tempo di formulare una risposta, mi ritrovo già dentro un negozietto che vende souvenir. ‹‹Un lucchetto, per favore.›› chiede Cam appoggiandosi al bancone. ‹‹Cam! Ma cosa fai? I lucchetti li attaccano i fidanzati e io non ho un fidanzato!›› gli dico sottovoce mentre la commessa tira fuori da un cassetto un sacco trasparente pieno di lucchetti di ogni colore. Cam non mi ascolta. ‹‹Che colore desiderate?›› chiede gentilmente la cassiera mostrandoci ogni sorta di colore. ‹‹Che colore vuoi, Sid?›› mi gira la domanda. ‹‹Rosa.›› dico dopo aver provato almeno una decina di volte a dirgli di lasciar stare. ‹‹Rosa.›› ripete lui alla commessa. Quest’ultima estrae dal sachetto un lucchetto di metallo colorato di rosa, rosa shocking per la precisione. ‹‹E ora andiamo ad attaccarlo.›› dice tutto felice Cam lasciando alla commessa qualche dollaro.
Ritorniamo davanti alla ringhiera (che più che una ringhiera mi sembra il portone della casa di Romeo e Giulietta a Verona) e Cam tira fuori dalla confezione che la commessa gli ha fatto un pennarello nero. ‹‹Cam, ma io non voglio mettere un lucchetto dove ci scrivo solo il mio nome! È una cosa troppo deprimente!›› mi lamento facendolo scoppiare dalle risate. ‹‹Ma chi ti ha detto che ci scrivi solo il tuo nome? Tecnicamente il lucchetto è mio, l’ho pagato io. Quindi il mio nome ci deve stare per forza.›› dice lui rigirandosi il lucchetto tra le mani. ‹‹E cosa facciamo allora?›› chiedo per poi rendermi conto da sola di cosa stiamo per fare. ‹‹Scriviamo entrambi i nostri nomi, no?›› risponde Cam. ‹‹Ovviamente se sei d’accordo. Penso che, beh, magari anche gli amici possano mettere un lucchetto… secondo me si può…›› dice Cam. ‹‹Si, penso che gli amici possano avere un lucchetto… quindi… si, ok… mettiamolo, va bene.›› dico diventando un po’ rossa. Cam apre il pennarello e scrive sul lucchetto il suo nome, poi mi passa il pennarello e io faccio lo stesso. ‹‹Facciamo un disegnino?›› chiede Cam. ‹‹Tipo?›› dico pensandoci su. ‹‹Non saprei… magari ci disegni un bel quadro di Van Gogh o di Monet… decidi te…›› risponde Cam. Lo guardo con la bocca aperta: questo è pazzo. ‹‹Ma secondo te! E facci un cuoricino, un fiorellino, uno smile o qualcosa di simile!›› dice ridendo. Ci penso un po’ e alla fine disegno una faccina felice. Passo il lucchetto a Cam e lui lo attacca alla ringhiera, si assicura di averlo chiuso bene e poi scende in spiaggia. Lo seguo di corsa, perché per stargli dietro ho bisogno di correre. Un suo passo equivale a tre miei più o meno. ‹‹Vieni qui Sid.›› mi chiama. Lo raggiungo in riva all’oceano. Cam mi prende una mano e mi fa scivolare sul palmo una delle due chiavi del lucchetto. Con l’altra mano mi avvicina a sé. ‹‹Pronta? Al mio 3.›› dice preparandosi al lancio delle chiavi. ‹‹1… 2 e… 3!›› e al 3 lanciamo le chiavi nell’acqua scura dell’oceano, in modo che esse si disperdano nell’acqua per poi proibire a chiunque di aprire il nostro lucchetto.
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RIGHT NOW (in revisione)
Fanfiction"Dear me, one day I'll make you proud". Sidney, una ginnasta sedicenne italo-americana, dopo le mille delusioni avute dal suo sport in Italia, decide di trasferirsi a Los Angeles nella casa dove abitava la madre con la sua famiglia per avere nuove o...