VENTISETTE

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Iniziamo a sistemare le valigie (ovvero buttare tutti i vestiti nell’armadio a caso). Le scarpe le mettiamo vicino alla porta e infialiamo le valigie e gli zaini in un ripiano dell’armadio. Mentre Cam si diverte a lanciarsi sul letto, decido di aprire il finestrone per vedere cosa c’è lì fuori. Apro le tende e poi il vetro, andando così sul balcone. ‹‹Cam! Vieni a vedere!›› lo chiamo. Lui arriva in fretta e si sistema di fianco a me. Dal nostro balcone si può vedere tutta la città, uno spettacolo formidabile. ‹‹Siamo a Houston. Dopodomani iniziano le gare più importanti dell’anno.›› dico scrutando il panorama. Qualcuno bussa alla porta. ‹‹Vado io!›› si offre Cam tornando dentro. Pochi secondi dopo mi chiama, così lo raggiungo alla porta dove, davanti a lui, c’è Patty con uno scatolone in mano. ‹‹Buongiorno Sidney! Ho qui i tuoi body per le Nazionali. Dentro trovi anche il regolamento. Ci vediamo domani mattina in arena alle 8 in punto per le ultime prove. Puntualissima ti voglio.›› si raccomanda Patty dandomi la scatolone. Richiudo la porta e appoggio tutto sul pavimento davanti al letto. ‹‹Vediamo, sono curioso. Tira fuori i body, devo dare il mio parere.›› dice cam sedendosi sul letto. Mi siedo di fianco a lui e apro la scatola. Prima di tutto prendo il foglio con il regolamento e lo metto da parte prima di romperlo per sbaglio. Dentro allo scatolone, oltre al foglio, trovo tre body (uno per ogni giornata di gara) e la tuta ufficiale della Nazionale californiana. Prendo prima la tuta che consiste in una felpa bianca con le maniche blu e una bandiera americana davanti. Sul retro della felpa, sempre in blu, spicca la scritta “California”. I pantaloni sono dello stesso blu delle maniche della felpa  e in più c’è anche una maglia. La maglia è bianca con le stemma della California al centro. Di maglie, al posto che una, ne trovo due. ‹‹Perché ce ne sono due? Mi sembra che questa ti vada bene, ma l’altra secondo me ti sta grande.›› osserva Cam. Come se ci avesse letto nel pensiero, Patty si ripresenta nella nostra camera. ‹‹Ragazzi, le maglie sono due. Mi sono dimenticata di dirvelo. Una è per l’atleta, l’altra per l’accompagnatore.›› ci informa scappando via subito.
Continuo a svuotare la scatola. Il primo body, che mi fa luccicare gli occhi da tanto che è bello, ha le maniche lunghe ed è rosso. Le maniche e il girocollo sono decorate con delle strisce argento di glitter, mentre il resto del body, fino all’altezza dell’ombelico, è stato riempito con dei brillantini che mano a mano diminuiscono fino a scomparire. Il secondo è senza maniche ed è blu in alto mentre in basso diventa nero. Sul girocollo ci sono altri brillantini, cosa che io adoro. Il terzo invece è ancora a maniche lunghe. Le maniche sono nere e sono piene di brillantini bianchi e rossi, mentre il resto del body è rosa tendente all’arancione. Il mio prferito è senza dubbio il primo, però anche gli altri sono meravigliosi. ‹‹Ora devi provarli, voglio vedere come ti stanno.›› dice Cam sorridendo. Mi fa paura quando sorride in quel modo. ‹‹No, li vedi domani.›› ribatto. ‹‹Ma io voglio vederli ora.›› continua mentre viene verso di me. ‹‹Domani.›› ripeto incrociando le mani con le sue. Dopo pochi secondi di discussione, nel momento in cui lui pronuncia la parola “oggi”, scivola, tirandomi per terra anche a me. Cam cade a terra con la schiena sul pavimento, io invece gli cado sopra. Passa un minuto di imbarazzo, poi entrambi scoppiamo a ridere e ci rimettiamo in piedi. ‹‹Facciamo così: oggi te ne provi uno, gli altri due li vedrò alle gare.›› ritenta Cam. ‹‹E va bene, basta che poi non mi dai più fastidio.›› cedo. Prendo il body rosso, quello che mi piace di più e vado in bagno a cambiarmi. Ritorno nella stanza di prima dove Cam, seduto sul letto, rimane a bocca aperta. ‹‹Allora?›› chiedo girando su me stessa ansiosa di sapere come mi sta. ‹‹Ti sta benissimo, è… cavolo, non ho parole, è davvero bellissimo, sei fantastica così!›› esclama lui alzandosi per venire da me. ‹‹Non vedo l’ora di vederti gareggiare con questo body, è favoloso, cioè tu sei favolosa, cioè il body, tu… vabbè hai capito.›› dice Cam prima che io mi cambia di nuovo.
Mentre rimetto a posto i body, il mio telefono squilla. ‹‹Pronto?›› rispondo. È mia sorella. ‹‹Si, si veniamo noi. Non vedo l’ora di riabbracciarti!›› dico prima di chiudere la telefonata. Cam mi guarda in attesa di sapere chi era. ‹‹Mi ha chiamato Adelaide, mia sorella. Sono appena atterrati. Vinei con me a prenderli?›› chiedo mentre infilo un paio di scarpe. ‹‹Si, adesso arrivo. Metto le scarpe e ci sono.›› dice lui preparandosi. Io e Cam usciamo dall’albergo e chiamiamo un taxi che ci riporta in aeroporto. Ci mettiamo poco a ritornare là, peccato che non si può dire lo stesso sul trovare la mia famiglia. Quando finalmente scorgo mia sorella vicino ad un bar dell’aeroporto le corro incontro. Lei mi vede e si lancia verso di me e subito ci abbracciamo. ‹‹Mi sei mancata Sid!›› dice lei. ‹‹Anche te, Ad!›› rispondo stringendola di più. Intanto anche i miei genitori ci raggiungono e mi abbracciano. Dopo i saluti, Cam, che era rimasto in disparte, si avvicina a me. ‹‹Mamma, papaà, Ad, lui è Cam.›› dico presentandolo. ‹‹Molto piacere!›› dice lui sorridendo mentre stringe la mano a mio papà e saluta mia mamma. ‹‹Quanto sei cresciuto! L’ultima volta che ti ho visto non avevi neanche tre anni! Probabilmente non ti ricordi di me, ma ero la migliore amica di tua mamma! Salutamela quando la vedi.›› dice mia mamma a Cam. ‹‹Ho solo qualche vago ricordo, però  gliela saluterò di sicuro!›› risponde lui. Adelaide, dopo che la mamma finisce di presentarsi a Cam, lo abbraccia subito. Lui ricambia l’abbraccio e si presenta. ‹‹Tu e Sid state insieme? Lei non vuole dirmi la verità!›› chiede Adelaide dopo un po’. Cam si mette a ridere mentre papà sgrida mia sorella per la sua impertinenza. ‹‹No, non stiamo insieme. Siamo semplicemente vicini di casa e amici.›› ripeto per la terza volta ad Adelaide. ‹‹Da quando siamo amici, scusa? Stamattina non eri quella che non mi sopportava?›› chiede ridendo Cam. ‹‹Era solo perché mi stavi dando fastidio e ti continuavi a lamentare. Poi del resto non eravamo più o meno amici?›› gli faccio notare. ‹‹Non fa niente, risolviamo. Vuoi essere mia amica almeno per questa settimana? Stato nuovo, vita nuova?›› chiede lui allungando la mano. ‹‹D’accordo.›› dico stringendogli la mano tra le risate di Adelaide e gli sguardi confusi dei miei.

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