In pochi minuti ci ritroviamo davanti alla scuola. Il ballo si terrà in palestra e penso che presto si estenderà anche al giardino visto che è pieno di gente. Cam secnde dalla macchina, fa il giro per venire ad aprirmi la portiera e mi aiuta a scendere. Stasera penso di aver molto bisogno di aiuto: ho un vestito lungo fino ai piedi nella quale potrei inciampare molto facilmente e in più ho le scarpe con il tacco. ‹‹Sicura che lo tenga io?›› chiede cam infilandosi il mio cellulare in tasca. ‹‹Si, non ho un posto dove metterlo e so che tanto non mi perdo.›› rispondo. ‹‹Lo so benissimo che quando hai i tacchi non ti perdi… resti appiccicata al mio braccio per non cadere!›› mi prende in giro lui. ‹‹Non è vero!›› mi lamento. ‹‹Ah no?›› ribatte Cam spostando lo sguardo sulle mie braccia completamente attorcigliate intorno al suo braccio. ‹‹No.›› continuo, poi scoppiamo a ridere. Entriamo insieme dentro la scuola e attraversiamo il corridoio principale in silenzio. Imbocchiamo poi altri due corridoi che ci portano in palestra. La sala, tutta addobbata alla perfezione per l’occasione, è piena di ragazzi e ragazze vestiti eleganti che ballano o rubano qualcosa dal buffet. Tra tutti riesco ad intravedere un paio di ragazze che fanno lezione di geografia con me, uno spilungone che è nel mio stesso corso di letteratura, qualche professore e i due Taylor. Taylor femmina indossa un vestito bellissimo che solo a vederlo mi verrebbe voglia di rubarglielo: è blu chiaro di un tessuto leggero e brillante con una cintura poco sopra la vita oro. Sembra quasi una Cleopatra moderna. Cerco con lo sguardo Sharon e il suo compagno e, dopo un po’ li intravedo. Sono vicino al buffet e, mentre Nash le dice qualcosa, Sharon prende i pop corn con una mano dietro la schiena.
Cam mi costringe a fare il giro dei saluti, dove sono costretta a trascinarmi per tutta la palestra e salutare ogni singolo sconosciuto amico di Cam. Passiamo poi qualche minuto a cercare di nasconderci dalla preside che fa il giro della palestra per augurare una buona serata a tutti gli studenti. Dopo un po’, la musica si interrompe senza che io e Cam abbiamo ballato. La preside, dentro al suo orrendo vestito lungo viola, sale sul palco. Prende il microfono e inizia a ringraziare i presenti in generale e gli organizzatori in particolare. ‹‹Sta per eleggere la reginetta del ballo, cioè sua figlia.›› mi spiega Cam. Per non farci vedere intanto ci avviciniamo al buffet. ‹‹Come fai a sapere che la reginetta sarà Michelle?›› chiedo. ‹‹Sono quattro anni che va avanti così. Michelle è sempre la reginetta del ballo. Pensa che un anno mi ha costretto ad essere il reginetto insieme a lei! Dovevi vedere che risate ci siamo fatti, io continuavo a fare facce idiote sul palco ma lei non se ne accorgeva!›› mi racconta Cam facendomi ridere. Mentre la preside introduce “brevemente” la figlia prima di proclamarla reginetta del ballo, io e cam iniziamo a prendere pop corn e ficcarceli in bocca. Addio eleganza.
‹‹Sono felice di annunciarvi che quest’anno, per il quarto anno di fila, la reginetta del ballo è la mia splendida figlia, Michelle Miller!›› annuncia la preside. ‹‹Grazie alla tua bravura come studentessa e alla tua meravigliosa bellezza, sono felice di incoronarti reginetta del ballo!›› continua la strega facendo scatenare le risatine del pubblico. Mentre la preside continua ad elogiare la figlia, io e Cam continuiamo a mangiare pop corn fino a finirli tutti. ‹‹Dici che si arrabbia se arriva e non trova i pop corn?›› chiedo a Cam riferendomi a Michelle. ‹‹Non penso… metti la ciotola sotto al tavolo, così non se ne accorge!›› mi suggerisce Cam. Mi viene da ridere, solo che è il momento sbagliato: la Umbridge in viola ha appena chiesto se qualcuno vuole complimentarsi con Michelle e quindi regna il silenzio. Si sente solo la mia risatina. Se quella ci becca, ci uccide. ‹‹So bene chi sta ridendo! Non ridete di mia figlia! Dove siete, voi due?›› urla la preside riferendosi a noi. Menomale che la palestra è piena, quidi per sgridarci o venire da noi deve prima trovarci. ‹‹Svelta, prima che ci veda, sotto il tavolo!›› mi ordina Cam a bassa voce. ‹‹Cos..?›› non faccio in tempo a finire la frase che Cam si lancia sotto la lunghissima tovaglia del tavolo del buffet e tira sotto anche me. Cam arriva mezzo sdraiato a terra e io, che sono stata tirata sotto contro la mia volontà e indosso un bellissimo ma ingombrante vestito rosa, gli finisco sopra. ‹‹Tu sei pazzo!›› mi lamento mentre cerco di alzarmi. Ovviamente, essendo sotto un tavolo, va a finire che picchio la testa. ‹‹Ahia!›› esclamo. ‹‹Shhh!›› mi sgrida mettendomi una mano sul collo per farmi abbassare, solo che ci mette un po’ troppa energia, così la mia faccia finisce a meno di cinque centimetri dalla sua. ‹‹Sei sotto un tavolo, Sid! Non puoi alzarti.›› bisbiglia. ‹‹Mi sono accorta…›› dico massaggiandomi la testa. Ho anche scoperto che il legno è duro. ‹‹Non toccarti i capelli che ti stanno così bene!›› mi ferma Cam. ‹‹Si, ma del mio vestito che ho pagato un occhio della testa chissene frega. È un vestito da ballo, non da stare sotto ai tavoli con il tuo vicino di casa!›› mi lamento. ‹‹Il tuo vestito è bellissimo, te l’ho detto. Fai passare dieci minuti. Tra dieci minuti la preside va nel giardino per sistemare i fuochi d’artificio, così noi possiamo uscire e ballare senza problemi.›› spiega Cam. Annuisco e aspetto.
‹‹Allora… Cosa fai per Natale?›› mi chiede Cam cercando di instaurare una conversazione. ‹‹Pensavo di tornare a casa.›› rispondo rendendomi poi conto di non avere ancora prenotato il volo. ‹‹Se devi ancora prenotare il volo, prenotane uno che parte il mio stesso giorno e magari ad un’orario simile al mio, così andiamo in aeroporto insieme.›› suggerisce Cam. Non c’era bisogno di dirmelo esplicitamente, tanto avrei fatto lo stesso così. ‹‹Cam, prima che tutti e partiamo, mi porti a Santa Monica?›› chiedo d’un tratto. Non so da dove mi è venuta quest’idea, ma la mia bocca si è aperta è le parole sono uscite da sole. ‹‹Si. Quando sei libera?›› accetta subito lui. ‹‹Non lo so… tutti i giorni dopo le sei di sera perché c’è sempre la ginnastica… non lo so, scegli te un giorno e io mi adatto.›› dico. Cam sembra pensarci per un po’. ‹‹Che ne dici di venerdì prossimo dopo gli allenamenti?›› propone. ‹‹Si, si può fare. Ma tu non parti sabato prossimo, proprio dopo venerdì prossimo?›› chiedo. ‹‹Appunto, così ci salutiamo.›› spiega. No, così diventa una cosa triste. Perché Cam deve partire? Non poteva restare qui così restavo insieme a lui? Oppure me lo portavo senza problemi a Milano. ‹‹Ma poi diventa una serata triste!›› mi lamento. ‹‹Nah, non penso proprio…›› ribatte. Quando usa quel tono mi fa paura.
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RIGHT NOW (in revisione)
Fanfiction"Dear me, one day I'll make you proud". Sidney, una ginnasta sedicenne italo-americana, dopo le mille delusioni avute dal suo sport in Italia, decide di trasferirsi a Los Angeles nella casa dove abitava la madre con la sua famiglia per avere nuove o...