VENTOTTO

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“Sidney, ma avete la camera insieme?”, “Sid, ma dormite insieme?”, “Sidney, ma avete il letto matrimoniale?” e “Sid, dimmi la verità: state insieme?” sono state le domande più frequenti che Adelaide mi ha fatto durante il tratto di strada che separa l’aeroporto dall’hotel. Le mie risposte? Si, si, si e no a giro continuo. ‹‹Sid, stasera posso dormire con te?›› mi chiede Adelaide pochi secondi prima che perdo la pazienza a causa delle sue domande ripetitive. ‹‹Ma dai, Ad! Lascia stare tua sorella.›› la rimprovera la mamma. ‹‹Ma signora, la lasci pure, non si preoccupi. Baderemo noi a lei. Non c’è problema.›› risponde Cam. No, no e poi no. Va bene che è mia sorella, ma è pur sempre una peste e Cam pure, non ne voglio due in camera! ‹‹Ma no, dai. Magari volevate stare da soli tu e Sidney.›› dice mia mamma. Avrei scommesso qualunque cosa sul fatto che mia mamma vede me e Cam già fidanzati. ‹‹Come le ho già detto non c’è problema. Se Adelaide vuole stare da noi, la faccia stare. Non c’è alcun problema, davvero.›› ripete Cam. ‹‹Vuoi dormire da loro?›› chiede mia mamma a mia sorella. Adelaide annuisce con forza e subito abbraccia di nuovo Cam. ‹‹Se si comporta male, la fate tornare subito in camera sua.›› si raccomanda papà. Dopo essere arrivati all’albergo, mamma e papà sistemano le loro valigie nella loro stanza al terzo piano, mentre Adelaide segue me fino al quarto. Cam, che si è offerto di portare su da noi la valigia di mia sorella, ci segue con qualche passo di distanza. ‹‹Sid, certo che te lo sei scelto proprio bene. Guarda che Cam è davvero bello. Se non lo sposi te, lo prendo io.›› mi dice sottovoce Adelaide. ‹‹Ad! Prima di tutto non siamo nemmeno fidanzati, quindi al matrimonio c’è parecchio tempo. Poi lui ha 18 anni, tu ne hai 9!›› le dico. ‹‹Però è bello e ti piace, ammettilo. Tanto ormai me ne sono accorta.›› dice mia sorella con un tono da giudice del tribunale. ‹‹Va bene, è bello e mi piace. Ora sei felice? Però non dirlo alla mamma e tantomeno a papà.›› le dico alla fine. ‹‹Promesso. Lo sapevo, lo sapevo! Ancora prima di vedervi lo sapevo, sono un genio!›› esulta lei. ‹‹E anche una rompi scatole. Va bene, ora che lo sai zitta.›› le dico mentre Cam ci raggiunge. ‹‹Qualunque cosa voi sappiate, una mano potreste darmela. Ma è un problema famigliare o cosa…? Avete tutti le valigie strapesanti!›› si lamenta Cam mentre apre la porta della camera.
La sera, prima di dormire, una cameriera aggiunge nella nostra camera un materasso per Adelaide che mettiamo nell’anticamera. ‹‹Sid, per che ora punto la sveglia?›› mi chiede Cam mentre sistemo la valigia di mia sorella nell’armadio. ‹‹Non lo so, per le 6 mettila.›› dico. Speriamo che non sbagli a puntarla. Quel ragazzo è in grado di puntare una sveglia sbagliata e farla suonare alle 3 del mattino. ‹‹Te dormi di qui, okay? Tra poco tutti a letto perché domani ci dobbiamo svegliare presto.›› dico rivolgendomi ad Adelaide. ‹‹Va bene. Le gare iniziano domani?›› chiede lei. ‹‹No, domani ho le ultime prove. La mamma ha detto che tu puoi venire a vedermi. Loro rimangono qui in hotel perché avete fatto un viaggio lungo e in più avete anche il jet lag. Però, conoscendoti, visto che non sei mai stanca, puoi venire a vedermi domani. Stai in tribuna con Cam e io faccio le prove. Poi torniamo qui e dopodomani ci sono le gare.›› spiego. ‹‹Siiii! Non vedo l’ora di vederti fare tutte le acrobazie! Allora vado a dormire così domani sono super in forma e riesco a svegliarmi in orario.›› dice mia sorella. ‹‹Okay. Per qualunque cosa io e Cam siamo lì.›› dico indicando la camera da letto. ‹‹Buonanotte!›› dice Adelaide mentre si infila sotto le coperte. ‹‹Buonanotte!›› le dico dandole un bacio sulla fronte. ‹‹Buonanotte!›› si aggiunge Cam.
‹‹Cam! Dove hai fatto sparire il mio pigiama?›› mi lamento sottovoce per non svegliare Adelaide. Continuo a frugare nell’armadio in cerca del mio pigiama. ‹‹E che ne so, la valigia l’hai fatta te!›› ribatte Cam. ‹‹Ma come ho fatto a non portarlo? Io l’ho messo dentro!›› dico svuotando l’armadio. ‹‹Se intendi quello rosa che avevi sopra il cuscino stamattina, allora lo hai lasciato a casa.›› dice cam tranquillo. Oddio, è vero. Subito mi viene in mente la scena in cui tolgo il piagiama per vestirmi e lo appoggio sul letto. No, non è vero. Ditemi che hanno inventato il teletrasporto per pigiami. Non ci credo, l’ho lasciato a casa! ‹‹E allora con cosa dormo?›› mi lamento. ‹‹Con i jeans o con qualsiasi cosa ti abbia addosso.›› risponde tranquillo Cam mentre gioca con il cellulare. ‹‹Ma sei pazzo? Con i jeans è impossibile dormire.›› dico. Cam si alza di malavoglia, lancia il telefono sul letto e viene da me, mi sposta dall’armadio e si mette a cercare qualcosa tra la massa informe di vestiti che lo riempe. ‹‹Ti piace questa?›› chiede mostrandomi una sua maglietta nera con dei disegni. ‹‹Si, è carina…›› rispondo confusa. ‹‹Perfetto, lei è il tuo nuovo pigiama per questa settimana. Te la presto.›› dice lasciandomela. Vabè, meglio che i jeans. Metto la maglietta-pigiama di Cam e scopro che mi arriva fino alle ginocchia. ‹‹Ti sta bene.›› osserva Cam staccando gli occhi dal suo telefono. ‹‹Certo, è un po’ lunga e tu sei un po’ bassa… però nel complesso ti sta bene.›› commenta. Mi siedo sul letto al suo posto mentre lui va in bagno a lavare i denti. Mi perdo a guardare la città di Houston fuori dalla finestra. Ci sono migliaia di piccole lucine che illuminano tutta la zona. ‹‹Hey, tutto a posto? Ti vedo tesa.›› dice Cam ritornando a sedersi sul letto. ‹‹No, è solo che… non lo so, sono un po’ in ansia per la gara.›› rispondo. ‹‹Non preoccuparti, le gare non iniziano domani. Hai ancora un giorno per perfezionare tutto, sempre che non lo sia già.›› dice Cam. ‹‹Si, lo so. Ma non sono tesa per la gara in sé, solo un pochino per le parallele. Sono preoccupata per un’altra cosa. Ho paura di non essere all’altezza delle vostre aspettative.›› confesso. Cam mi si fa più vicino e mi mette una mano intorno alle spalle. Per un attimo si limita a sorridere e a scuotere la testa, poi mi fa girare in modo che possa guardarlo dritto negli occhi. ‹‹Ma come fai a pensare a queste cose? Sentiamo un po’, magari c’è anche qualcuno che pensi di deludere?›› chiede Cam. ‹‹Si… una persona in particolare.›› dico. ‹‹E chi sarebbe? Ora sono curioso.›› mi chiede ancora. ‹‹Te. Ho paura di deluderti…›› rispondo abbassando lo sguardo. ‹‹E perché mai dovresti deludermi?›› dice cam confuso. ‹‹Non ne ho idea, ma tu è la prima volta che mi vedi in gara. I miei mi avranno già visto si e no duecento volte. Ho paura di non essere all’altezza dell’idea che ti sei fatto su di me nel campo della ginnastica…›› dico. ‹‹Hai paura di non essere all’altezza? Scherzi? Secondo me è la mia idea che non è alla tua altezza. Se ti ricordi, io ogni tanto ti ho visto fare qualcosa. Tipo cadermi in braccio mentre facevi la verticale sulle parallele…›› ribatte lui sorridendo. ‹‹Dai, non preoccuparti oggi. Le gare sono dopodomani, quindi tranquilla. E solo per il fatto che sei arrivata qui a Houston sei già bravissima. Ora è meglio che dormi, domani dobbiamo svegliarci presto. Buonanotte, Sid!›› conclude Cam mentre mi sdraio e mi copro. ‹‹Buonanotte, Cam.›› ripeto. Prima di addormentarmi sul serio, quando Cam mi sembra abbastanza perso a guardare le luci di Houston, mi rimetto seduta e lo abbraccio forte.

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