-La mia notte e la tua.-

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Il suono dell'acqua si spense e il silenzio tornò ad avvolgere la casa.
Aaron lanciò uno sguardo distratto verso la porta, deglutì e, per l'ennesima volta, sistemò le lenzuola tirandone una riga perfetta.
Aveva invitato Aubrey a casa sua senza neppure pensarci. Scosse la testa.
Era stato così stupido.

Dov'erano finite tutte le raccomandazioni di qualche settimana prima?
Si era affidato all'istinto, e il suo maledetto inconscio sembrava remare contro di lui, consigliando sempre la strada sbagliata.
Dormire.
Solo dormire.
Se lo ripeté ancora così da trovare la voce non appena Aubrey avesse superato la soglia della propria stanza.

Avrebbe potuto costringerlo ad andare sul divano, ma gli sembrava scortese dopo la proposta di dormire assieme.
Se la prese di nuovo con le lenzuola e ne rassettò la reversina, lasciandola cadere sulle gambe al di sotto.
Ascoltò il cigolio della porta e il suo sguardo scattò verso quella direzione.
Si immerse nel liquido cioccolato e si perse nel sorriso velato e contagioso.

«Mi aspetti?» domandò Aubrey avanzando verso di lui. Aaron si soffermò per un istante sulle gambe lasciate quasi del tutto scoperte da un pantalone corto e il petto nudo, uno di quegli orecchini che aveva spesso visto a scuola pendeva dal capezzolo destro.
L'ultimo particolare lo incuriosì. Il giorno del loro bagno assieme non c'era; doveva averlo fatto da poco.

«Bel fisico, che dici?» si vantò Aubrey ghignando provocante e l'altro si schiarì la gola arrossendo.

«S-stavo guardando il...» disse e non riuscì a concludere la frase, si limitò a indicare il punto con le dita.

Balbettare era di certo una pessima mossa. Doveva riprendere il controllo, altrimenti sarebbe risultato solo uno sciocco in crisi.
Il biondo afferrò le coperte e ci si infilò sotto. Aaron percepì le deboli note della saponetta impressa sulle sue mani, tuttavia, il profumo sulla pelle copriva tutto il resto.

Un buonissimo odore, decisamente invitante.

Ingoiò, la morsa stretta nello stomaco.
La sua mente stava dirottando i suoi pensieri verso l'oscurità, meglio riportarli sul campo della luce.

«Posso dormire nudo?», domandò Aubrey guardandolo, «tutto nudo?» aggiunse e Aaron sbatté le palpebre. Aprì un paio di volte la bocca ma tutto ciò che fece fu solo inspirare aria.

«Perché? Cioè... volevo dire no» rispose dopo qualche secondo di troppo e l'altro fece una smorfia. «Io dormo nudo, sempre» commentò sconsolato, tuttavia, non diede l'intenzione di voler disubbidire.

Aaron lasciò andare il fiato e inclinò il corpo più in fondo. «Dormiamo» disse quasi come un ordine per entrambi.
Ascoltò il frusciare delle coperte, il corpo di Aubrey quasi a contatto con il suo.
Tese il braccio e spense la lampada sul comodino.
La stanza piombò nell'oscurità.

«'Notte, occhi nuvolosi» mormorò il compagno depositando un lieve bacio sulla sua spalla, voltando poi il corpo così da stare di schiena.

«'Notte» rispose incerto il moro coprendosi fino al mento, stringendo le coperte tra le dita.
Chiuse le palpebre e provò ad abbandonarsi al sonno, senza successo. Sembrava che tutta la stanchezza della giornata fosse d'improvviso scemata fino a renderlo totalmente sveglio.
Dirottò i pensieri sul pomeriggio trascorso con Corey e Jacob. Lo sentì lontano, come se fosse accaduto secoli prima. Impensabile che, dal giorno successivo, si sarebbe recato nella loro abitazione per studiare.
Quante novità nella sua vita, decisamente troppe per uno come lui.

Sospirò. Passare la notte con un ragazzo conosciuto da così poco.
Una follia.
Neppure con le sorelle era mai accaduto, e adesso si ritrovava con il suo amico nel letto.
Quale ironica coincidenza.
Sbuffò piano e si concentrò sul respiro lieve di Aubrey.
Ormai gli occhi si erano abituati alla penombra, donandogli così la possibilità di riconoscere le sagome.
Inclinò la testa da un lato e sfiorò con lo sguardo i contorni della schiena dell'amico.

Schiavo del Mio amore MalatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora