-L'inizio della fine-

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«Aaron!»
Camilla si gettò sul letto dove il fratello stava riposando, sdraiandosi quasi completamente su di lui.

«E dai, levati» la rimproverò il ragazzo dando un paio di colpi di tosse. La sorella gli aveva infilato il gomito tra una costola e l'altra, togliendogli il fiato.

«Io e Bibi siamo a conoscenza di un segreto che ti riguarda» disse la ragazzina esibendo un sorriso furbo, gli occhi chiari sprizzavano malignità.
Blandine si arrampicò sul lettone e cinse il braccio di Aaron; sul visino da fanciulla aveva stampata la stessa espressione crudele della sorella.
Il giovane chiuse le palpebre ed esalò uno sbuffo esasperato.
Non riusciva mai a capire quando le sorelle dicevano la verità e, solitamente, amavano punzecchiarlo con storie inventate e bugie ben articolate.

«Bambine, giù dal mio letto.» Si alzò a sedere in un tentativo di scrollarsele di dosso.

Le odiava.

Aveva provato a domandare a suo padre se poteva chiudere a chiave la propria stanza durante il giorno, ma il genitore aveva scosso la testa stupito. -Non ci sono segreti in famiglia-, gli aveva risposto corrugando la fronte solcata dall'età.
Piegò la bocca in una smorfia.
Per questo motivo era costretto a passare pomeriggi interi in balia delle sue crudeli sorelline.

«Non vuoi sapere cosa abbiamo da dirti?»
Camilla si sedette sul letto per nulla intenzionata ad andarsene.

Blandine la imitò, portandosi alla bocca il nastrino del vestitino a fiori, masticandolo con veemenza.
Aaron si passò una mano sul volto. Non aveva voglia di stare al loro gioco, eppure sapeva che, se non avesse risposto in modo affermativo, lo avrebbero torturato fino alla sera.
Aprì la bocca, ma Camilla lo anticipò.

«Facciamo così: una di noi due dice la verità. Starà a te capire quale» alzò l'indice, agitandolo da brava maestrina saccente.

Il ragazzo annuì e incrociò le gambe.
Probabilmente avrebbero mentito entrambe.
Di solito accadeva questo.
Blandine si schiarì la voce sputando via il nastrino ormai ridotto a uno straccio intriso di saliva.

«Nostro padre vuole comprarci un pony, uno di quelli visti alla fiera dello scorso mese. Forse siamo riuscite a convincerlo a prendere quello pezzato con gli occhi dolci» disse con un'espressione neutra. Nessun tentennamento.

Aaron socchiuse gli occhi.
In effetti poteva sembrare una notizia vera, vista la continua insistenza delle sorelle riguardo quell'argomento.
Avevano persino tappezzato la loro vasta stanza con disegni e immagini riguardanti quegli animali, lagnandosi ogni giorno di come Betty, – la figlia della vicina di casa –, lo avesse ricevuto in regalo da parte di lontani parenti.
Attese di conoscere l'altra notizia per poter giudicare quale delle due fosse falsa.

Camilla si prese un attimo di tempo per creare la giusta atmosfera di attesa.
Aaron riuscì quasi a scorgere gli ingranaggi in movimento dentro quella piccola testolina mora.

«Nostro padre è riuscito a ottenere un bando, soffiandolo all'ultimo secondo a George. Il pover'uomo è rimasto senza dubbio male, ma forse, tra una manciata di mesi, si metterà nuovamente in lizza per il posto ambito» terminò il discorso poggiando entrambe le mani sulle gambette nude che penzolavano al di fuori del materasso soffice.

Aaron corrugò la fronte.
Di quale bando stava parlando?
Cercò di risalire alla memoria, scorse mentalmente i giorni passati e gli impegni futuri.
Aveva la testa vuota.

Prese un bel respiro e analizzò bene, punto per punto, la frase della sorella. Come mai l'uomo avrebbe potuto ritentare tra qualche mese? Cos'era che suo padre e quello sconosciuto volevano, ma che solo il proprio genitore era riuscito a vincere?
Si aiutò dando un'occhiata al calendario.

Schiavo del Mio amore MalatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora