Jacob fissò la porta, il profumo di Aaron si percepiva nell'aria. Respirò, infondendo i propri polmoni con il sapore della paura.
Se solo il suo coinquilino non fosse arrivato, avrebbe potuto assaggiare quel frutto incolto.
Fece una smorfia e si volse dall'altro lato.
Corey gli lanciò un'occhiata di traverso. «Che cazzo ti guardi? È questo l'orario per tornare da scuola. Se volevi scopartelo senza che io lo venissi a sapere, dovevi darti una mossa» disse, iniziando a trafficare con i fornelli.Jacob ghignò. «Non avrei neppure fatto in tempo a entrare. Lo sai che non ho lo schizzo veloce» rispose ridendo, prendendosi di rimando un versaccio disgustato.
«Sei uno schifo» commentò Corey. «E ti prego, vestiti» concluse, fissandolo in cagnesco.Jacob storse le labbra. Afferrò il bordo dei pantaloni e li calò assieme ai boxer. «Ho bisogno di fare una doccia» disse, muovendosi nudo nella stanza, avvicinandosi al frigo per bere un sorso d'acqua fresca.
Corey sbuffò forte colpendo la padella con la paletta di legno.
«Spogliarti al bagno era difficile? Dovevi proprio mostrarmi il tuo pene moscio?» si lamentò, percependo la presenza dell'altro alle proprie spalle.
Jacob ridacchiò chiudendo il frigo. «Sei sempre in tempo per farmelo drizzare tu, con questo magnifico corpo che hai» sussurrò sensuale, sfiorando il collo dell'altro con la punta delle dita.Si attaccò alle spalle di Corey avvicinando le labbra al suo orecchio, scostando i capelli. «Lasciati scopare la bocca da me» lo provocò, ricevendo in cambio una gomitata nello stomaco.
«Neppure morto farei una cosa del genere, sei orribile. Non ho voglia di stare ai tuoi giochi. Vai a farti la doccia e vedremo se ti meriterai il pranzo» rispose, mantenendo la sua espressione truce.
«Mi fai eccitare quando mi sgridi» mormorò Jacob malizioso. «Vieni a fare la doccia con me, mostrami come hai voglia di tagliarmi il cazzo personalmente» disse, imitando il tono di voce dell'amico, muovendo la mano sul suo fondoschiena.
Corey si voltò di scatto e gli portò una mano all'altezza della gola, sbattendolo contro il frigo. «Mi hai stufato, davvero. Ho bisogno di mangiare, di studiare e, se riesco, di riposare» sibilò, gli occhi scuri accesi di rabbia. «Non so se hai sentito bene, ma scopare non rientra nelle mie priorità e neppure una doccia» proseguì con i denti stretti.
Jacob rise di gusto, le spalle si mossero seguendo il ritmo.
Con un gesto veloce, afferrò il polso dell'altro, stringendolo così forte da farlo gemere di dolore.
«Hai così fretta di cucinare, Cory? Perfetto, lascia che io ti accontenti» disse ghignando, strattonandolo per i capelli.
Lo costrinse a chinarsi sui fornelli e Corey percepì il calore del fuoco sulla propria pelle.«Non hai bisogno di nient'altro se non delle tue mani» disse ancora il maggiore, le iridi grigie puntate sul volto del compagno.
Corey mosse il proprio corpo e cercò di liberarsi dalla sua presa, ma tutto ciò che ottenne fu la consapevolezza della nuda eccitazione dell'altro premuta contro la sua gamba.
Jacob mosse la sua mano fino a farlo venire a contatto con la fiamma bassa.
Corey spalancò la bocca gettando un grido di dolore acuto.Gli stava bruciando la pelle, poteva percepire il calore penetrare e invaderlo con una potenza disarmante.
Jacob gli voltò la testa e catturò le sue labbra con le proprie in un bacio aggressivo, mettendo a tacere le sue grida, muovendo la lingua contro la sua, e lui lo morse forte, lasciandogli il segno e il sapore di sangue nella bocca di entrambi.
Poi lo allontanò con una spallata e Jacob mollò la presa, specchiandosi in quegli occhi scuri e lucidi, le lacrime sospese sul bordo.Tuttavia, non avrebbe pianto. Non era da Corey farlo.
Lo osservò spegnere il fuoco e accasciarsi contro il pianale, sorreggendo il proprio braccio, arrancando fino al lavandino. Lo scrosciare dell'acqua fu l'unico suono oltre ai loro respiri affannati.
Jacob si morse le labbra e avvertì del dolore più giù dell'addome.
Quella situazione non aveva fatto altro che risvegliare le sue sensazioni assopite.
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Schiavo del Mio amore Malato
Fiction généraleQuando qualcosa si rompe, il più delle volte è impossibile riportarlo alla sua forma originale senza intravedere ancora le sottili crepe della colla, una scalfittura nel materiale, un alone di troppo. Aaron Baker lo sa bene, costretto a lasciare gli...