Un sorso al bicchiere; un nuovo movimento; un sospiro; la scritta sul foglio.
Aaron sollevò lo sguardo sui suoi due alunni, entrambi intenti a portare a termine il compito dato loro.
Osservò Jacob storcere la bocca e sbuffare, giocherellando con la punta della matita.
Si stava distraendo, l'ennesima volta prima di quel momento.«Vuoi farmi vedere?» chiese e il più grande gli lanciò un'occhiata di fuoco, mostrandogli però la pagina.
Aaron deglutì e seguì le parole, corrugando la fronte in più punti.
Non capiva poi molto.
Forse, come prima cosa, avrebbe dovuto insegnare a quel ragazzo come scrivere.Si umettò le labbra. «Cosa c'è scritto qui?» domandò con un po' di timore, e incrociò quei fari abbaglianti e misteriosi.
«Cazzo, Jake, un bambino scrive meglio di te. Vuoi impegnarti, dannazione?» sbraitò Corey battendo la matita sul tavolo.
Il maggiore sollevò entrambe le mani. «'Fanculo a voi. Siete due contro uno, questo non vale, lo sapete?» scherzò con un ghigno e una risata.
Da quando erano iniziate le lezioni, Aaron aveva lasciato la tensione, rilassando pian piano le spalle.
Doveva ammetterlo, i primi tempi bastava anche solo uno sbuffo per farlo saltare, ma Jacob si stava comportando stranamente bene.
Rimanere vigile era d'obbligo, tuttavia, poteva concedersi un po' di tregua.«Mangiamo qualcosa?» li incalzò Jacob portando entrambe le braccia dietro la testa.
Un modo per decretare le sue intenzioni, ovvero: basta studiare.
Corey borbottò qualcosa e lo spinse dalla sedia, facendolo quasi cadere.«Smettila. Aaron sta usando il suo tempo per noi, quindi ringrazia, e studia» lo rimbeccò prendendosi di rimando un lungo fischio scontento.
Il moro se ne stette in silenzio e non si espresse.
Dopotutto, il vero padrone in quella casa era senza dubbio Corey, ed era l'unico capace di tenere a bada il suo coinquilino snervante.«Non male, Jacob» commentò alla fine, dopo aver scribacchiato qualche correzione qua e là, restituendo il foglio.
Quei due erano molto diversi tra loro: Corey, decisamente più attento e riflessivo, preferiva richiedere la più piccola incomprensione; Jacob, invece, agiva d'istinto e gli bastava semplicemente ascoltare, per comprendere l'argomento.
Entrambi promettenti, sebbene il loro basso grado di istruzione.Si sentiva felice di poterli aiutare e, al tempo stesso, tenere allenata la propria mente.
Trascorse una buona mezz'ora, prima che Jacob interrompesse di nuovo la lezione.«Basta, mi sono rotto i coglioni. Vado a preparare qualcosa da mangiare» sbuffò gettando all'aria le penne in un moto di rabbia.
Ogni tanto reagiva proprio come un bambino dispettoso.
Lo videro allontanarsi verso il pianale della cucina e armeggiare con il frigo.«Scusalo» si lamentò Corey e Aaron scosse la testa, comprensivo.
Studiare richiedeva una pazienza sopra la media, una qualità che di certo Jacob non possedeva.
Lui, preferiva infatti attingere dal caos, e la calma non rientrava tra i suoi parametri.
Corey si sollevò, portandosi a pochi passi dal suo compagno.
Aaron li ascoltò parlottare, talvolta i loro occhi si sfioravano con dolcezza senza neppure rendersene conto.Si amavano in un modo complicato, a volte freddo e ostile, altre volte pieno di abbracci e baci.
Unico.
Chissà come vedevano gli altri lui e Aubrey. Avevano lo stesso sguardo dipinto sul volto?
Sorrise al solo pensiero.
D'un tratto, sentì Corey sbraitare e colpirlo con un pugno sulla spalla. La risata di Jacob scoppiò fragorosa mentre l'amico abbandonava la postazione per tornare seduto.«Tutto bene?» domandò Aaron preoccupato.
Fu Jacob a rispondere, scoccandogli un sorriso malizioso. «Chiedevo a Cory se aveva voglia di scopare in tre» rivelò leccandosi le labbra.
«Tu ne hai voglia, ragazzino?» lo apostrofò provocante.
STAI LEGGENDO
Schiavo del Mio amore Malato
Ficción GeneralQuando qualcosa si rompe, il più delle volte è impossibile riportarlo alla sua forma originale senza intravedere ancora le sottili crepe della colla, una scalfittura nel materiale, un alone di troppo. Aaron Baker lo sa bene, costretto a lasciare gli...