122 capitolo

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Dopo due ore ci troviamo sempre qui a parlottare di ciò che mangeremo in campagna la domenica dopo l'uscita di Marco.
Marinella intanto ci ha dato una buona notizia: il padre di Marco è uscito dal carcere. Quest'ultimo ha cominciato a piangere di felicità.
L'intera famiglia Leonardi si abbraccia, questo scatena in me una forte emozione che mi porta ad abbracciare mia madre, cosa che non facevo da molto, troppo, tempo.
Manuel, una volta, dopo l'ennesimo litigio con Marco, mi ha raccontato di suo padre, del suo arresto traumatizzante. Di quanto alle quattro di notte un rumore assordante rieccheggiava nella via, il rumore di più elicotteri, poi il suono del campanello e la voce offuscata dai caschi dei poliziotti che li indossavano. Marco e Manuel assonnati salutarono loro padre non sapendo che non l'avrebbero più visto per anni. Il motivo dell'arresto? Associazione mafiosa, ma per quello che mi è stato detto, il padre di Marco e Manuel era un buon uomo, gentile, incapace di far male ad una mosca.

Dopo vari minuti a parlottare del capofamiglia Leonardi, un portantino distribuisce i piatti per il pranzo a Marco. Intanto io prendo dal mio zainetto nero in pelle il mio panino e quello di Manuel.

Mi siedo sul davanzale dell'ampia finestra, Manuel sale e si mette accanto a me.
Mia madre e Marinella invece mangiano un'insalata.

Marinella ci racconta di come i suoi genitori amavano Fabrizio de Andrè e hanno dedicato a lui il suo nome, infatti De Andrè scrisse una canzone chiamata "la storia di Marinella" e lei prese appunto il nome di Marinella.
Subito dopo lei e mia madre andavano cantichiando questa canzone.

Marco:"che schifo sto cibo... La pasta è una poltiglia, ste patate bollite sembrano bollite nell'acqua del water..."

Manuel:"marco, zitto e mangia. Sono mesi che stai in Coma, proprio tu non dovresti parlare."

Marco:"voglio camminare Manuel."

Marinella:"per ora pensa a mangiare."

Dopo poco tempo, il breve lasso di tempo impiegato a mangiare il pranzo, finalmente esaudiamo il desiderio di Marco di poter camminare.

Marco:"non riesco a muovere le mie gambe! Non le sento! Le dovranno amputare?!"

Io:"ma no Marco! È normale! Sono solo addormentate, intorpidite!"

Marco:"tu come lo sai? Sei mai stata in coma?"

Io:"no, ma ho visto Kill Bill. E Uma Thurman nel film non riusciva a muovere i suoi arti inferiori. Prova a muoverli, piano piano, con calma, ma devi proprio volerlo."

Manuel:"è meglio se chiamo l'infermiera."

Io:"No! L'infermiera no. Chiama l'infermiere."

Manuel:"st'infermiera non è mica pedofila. Va bene dai chiamo l'infermiere."

Non è pedofila. È na zoccola.

Finalmente riusciamo a far muovere anche se poco Marco. Deve fare riabilitazione per ora.
Sono abbracciata a lui da dietro, lo tengo dritto e saldo per permettergli di camminare come si deve. Intanto, dato la mia posizione, metto la testa nell'incavo del suo collo mantenendomi sulle punte per poterci arrivare e gli do tanti, tanti piccoli e umidi baci sul collo e le spalle. Questo pigiama bianco e verde acqua gli dona molto.

Un passo dopo l'altro capisce il movimento e ci riesce. Ma lentamente, a passi meccanici. Ci vuole una settimana piena di riabilitazione.
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04/07/18
Ore 15:57

Finalmente Marco può uscire. Sarebbe dovuto uscire due settimane fa, ma c'è stato un grave peggioramento della situazione e Marco è stato peggio. Ora non dovrebbe più star male. Sfortunatamente è stato bocciato, non per le materie che aveva recuperato, ma per le assenze. Prossimo anno proverò a farlo recuperare e fargli il salto al quinto anno.
Fortunatamente io sono stata promossa a pieni voti.

Marco ora sta bene, si è quasi completamente ripreso. La ferita è sempre molto evidente ma col tempo si è ben cicatrizzata.

Mi guardo un attimo allo specchio mentre aspetto scendere Marco.

L'immagine che mi si presenta è questa:
Una ragazza di bell'aspetto più o meno, le occhiaie sono fortunatamente meno evidenti, gonfie e violacee, i capelli sono soffici e setosi, formano vari boccoli naturali che ricadono sul petto e contornano il viso. Quello non è cambiato. Ora è molto magro, di un pallore cadaverico, spento. Sono mesi che mangio molto meno. Ero cinquanta chili, sono arrivata a quaranta. Devo riprendere peso assolutamente. Almeno fino a quarantacinque.
Fortunatamente il mio volto è coperto da un paio di occhiali da sole della polo, leopardati, sottili, ma con le stanghette molto sottili e dorate.

La maglia dei Nirvana che ho addosso sta benissimo dato che è nera ed è larga, copre le mie spalle ossute

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La maglia dei Nirvana che ho addosso sta benissimo dato che è nera ed è larga, copre le mie spalle ossute. È pericoloso però perdere peso  di colpo come me. Il medico di famiglia mi ha detto che sono entrata in una fase di anoressia. Se mangio vomito. Se non mangio vomito succhi gastrici. Vuoi o non vuoi sono mesi che vomito senza sosta. Dal ricovero di Marco.
Indosso dei pantaloncini corti verde militare, sulle spalle pochi minuti fa tenevo una camicia verde militare, abbinata anche alle converse alte. Più che verde militare è proprio quell'insieme di colori che si usano per mimetizzarsi.

Marco finalmente arriva seguito a ruota da Manuel che tiene due grossi borsoni Carpisa.
Marco mi da una pacca sul sedere. E viene fucilato dal mio sguardo feroce.

Marco:"che stile oggi, bambina mia."

Manuel:"che bella maglietta... Ascolti Kurt?"

Io:"e l'hai saputo solo ora?"

Ridacchia...

Mi mancavano. I Leonardi, le loro battutine, le loro risate fate a caso, senza un motivo. Mi mancava tutto... Giocherello nervosamente con i miei anellini.

Guardando i miei anelli mi ricordo ogni singolo momento in cui li ho ricevuti:

Nell'indice ho l'anello più importante, un Rosario d'oro, con l'iscrizione "in ricordo dei nonni", me lo hanno regalato per la cresima quattro anni fa;

Il secondo, nell'anulare, un anellino semplice, liscio e scintillante d'argento regalatomi da mia madre durante le vacanze estive a Licata di sei anni fa;

Nel pollice della mano destra ho un anello grosso argentato col padre nostro regalatomi da Marika sempre a Licata alle feste di maggio l'anno scorso;

Nell'indice ho un anellino con le orecchie e le zampette da gatto, regalatomi a Sciacca da Danny, il mio migliore amico cinque anni fa;

Nel medio ho un anello con le foglioline d'alloro tutto dorato, regalatomi da Marco a Licata;

Nell'altro anulare ho invece un cagnolino attorno al dito, simboleggia Orsetta. Lo avevo comprato io a Sciacca ben sette anni fa.

Ho sempre avuto paura di perderli, ma non riuscirei mai a stare senza di loro. Li ho indossati non appena mi sono stati dati e non li ho mai più tolti. Ci tengo, mi sentirei nuda senza questi.

So che è stupido. Ma sono parecchio nervosa. Per vari problemi del tribunale, Francesco, il padre di Marco non e potuto andare a vedere il figlio in ospedale, ma finalmente è proprio venuto lui a prenderci. Già, ecco perché sono nervosa, anche spaventata, non so come aspettarmi da un ex carcerato arrestato per associazione mafiosa.
Sono ansiosa, sudo freddo quasi.
Poi però Marco comincia ad urlare...

Marco:"Papà!"

Oh merda...

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