119 capitolo

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10/05/2018

Ore 12:04

Dopo svariati mesi, varia ansia, ci ritroviamo sempre qui. In ospedale. Io, Marinella, mia madre e Manuel, veniamo ogni singolo giorno per controllare Marco.

Manuel mi spiega il motivo per cui tutto instagram sia intasato di meme di buffon che dice a qualcuno che ha l'immondizia al posto che il cuore. Non avevo visto la partita. Sono un po' indietro in tutto in questo periodo. Per adesso nei miei pensieri sta solo Marco.

E così, senza avvertire, senza che nessuno se lo aspetti, senza un minimo preavviso, di scatto Marco alza il tronco pur rimanendo seduto a gambe stese e comincia a tossire forte sputacchiando gocce di sangue sul lenzuolo che ci copre.

Io:"Marco!"

Marinella:"oddio Marco!"

Marinella si precipita sul figlio.

Mamma:"Marco?!"

Manuel:"ma che cos... Marco?!"

Anche Manuel si precipita.

Marco:"ma che cosa?! Mà, perché sono qua? Perché ho sputato sangue? Oddio ti ho sporcato Marti... Scusami."

Io:"siamo in ospedale. Sei stato accoltellato mentre ci abbracciavamo..."

Marco:"ricordo che ci siamo baciati... Ma poi... Niente, il buio più totale"

Io:"sei stato accoltellato durante il bacio."

Marco:"se solo tu mi avessi ascoltato e non saresti venuta, a quest'ora non saremmo in questa brutta situazione. Roba da matti. Mi hanno accoltellato."

Io:"se solo tu non mi avessi lasciato così a caso come al solito, a quest'ora non saremo in questa brutta situazione. Ricordatelo."

Marco urla di colpo e si porta le mani sull'addome.

Marco:"che roba è questa?! Sono stato tecnicamente e praticamente trapassato da un coltello?!"

Mi manca il respiro...

Mamma:"si."

Dopo poco rimaniamo soli, finalmente gli altri vanno a prendere a Marco dei lenzuoli puliti, dei nuovi vestiti, del cibo e Marinella dovrebbe arrivare con le infermiere e i medici competenti.

Marco:"fammi indovinare un po'chi è stato. Angelo. Che voleva sbarazzarsi di me per potersi mettere con te. Solo che io ho una cosa che lui non ha. Io ho il tuo cuore."

Io:"che vorresti dire con questo?"

Marco:"tu sai di essere mia. Ed è questo che mi dispiace. Ti ho tolto la libertà. Dipendi da me. Perché sai che ti amo, te l'ho dimostro. Ora senti ancora questo. E senti che questo durerà."

Io:"non è un bene?"

Marco:"no! Assolutamente no! Non sarai felice con me! Ti farò soffrire. Sto soffrendo anche io, ti ho lasciato per questo motivo! Perché non lo capisci? Voglio farti vivere felice e in pace con te stessa. Ci provo ma non ci riesco, ma se finalmente ci riesco tu mi fai impazzire e ritorni. È difficilissimo stare lontano da te. Senza poterti toccare, accarezzare, abbracciare, baciare... Mi fai ammattire... Poi perché fai così? Che cazzo sei? Un'autolesionista? Perché vuoi stare con me e soffrire. Vorrei renderti felice cazzo. Mi ero promesso di provarci e riprovarci fin quando non sarebbe andata bene. Finché tu mi avresti dimenticato e..."

Scoppio in lacrime. Non capisce che per me, essere felice equivale a stare con lui? Prendo il suo viso tra le mani e gli do un bacio. Bagnato e salato per le lacrime. Un bacio che significa "scusa" ma anche "ti amo" e "mi sei mancato" un bacio doloroso. Non passionale.

Io:"scusami Marco. Il mil unico peccato è stato quello di amarti."

E così finalmente, dopo mesi a cercare disperatamente un abbraccio, un conforto. Lo trovo. Tra le braccia di Marco. Di Marco Leonardi.

Mi stringe forte. Così come ho desiderato da mesi.

Marco:"ti amo anche io, piccola mia."

Se solo io non fossi andata in quel fottuto pub, Marco starebbe bene, io avrei sofferto ma mi sarebbe passato dopo pochi mesi. Magari, a quest'ora starei meglio e sarei con le mie amiche e i miei amici, magari invaghita di qualcun'altro.
E lui avrebbe preso la cattiva strada su cui già stava camminando prima di conoscermi. Posso dire di avergli fatto cambiare strada. Prima fumava, non solo sigarette. I suoi amici erano cocainomani, altri si bucavano. Lo schifo. Perché non dirlo? Questo mondo fa schifo. Prima i ragazzi e le ragazze camminavano con le gomme da masticare in bocca o i lecca-lecca. Questi sono diventati sigarette. I giochi come il twist sono diventati "sesso". Le dipendenze di zucchero ora sono dipendenze da alcol e droga.
I ragazzi d'oggi non si sanno più divertire, nemmeno io con i miei amici. Ora per divertirsi ci sono le sostanze stupefacenti o alcolici.
Mi rendo conto ora di quanto la mia generazione faccia pena. I soldi che io ho speso sempre per libri i miei coetanei li hanno spesi per sigarette e schifo vario. Da quando avevo undici anni ho osservato chi mi stava attorno. E no, non ho guardato semplicemente. L'osservare è rendersi conto di tutto ciò che ci circonda, guardare attentamente, scrutare e imparare qualcosa di qualcuno. È diverso dal semplice guardare, il "guardare" è superficiale.
Notavo sempre questa differenza con i miei pari. Io distinguevo benissimo la strada buona da quella cattiva. Ho scelto di percorrere la buona. Gli altri, se perché ignoti di quale fosse la retta via, o per la voglia di sentirsi ribelli, hanno scelto tutti la cattiva strada.
Non vedo dove sta tutta la voglia di sentirsi ribelli solo fumando, non è una forma di ribellione, ma una forma di autolesionismo che pian piano ci toglie anni di vita, ci ingiallisce gli occhi, i denti marciscono e i polmoni non funzionano più bene. Se prima l'autolesionismo erano tagli e morsi, quest'ultima subita pure da me, ora ci sono anche il fumo e l'alcol che ci fracassa il fegato.
Ottimo, vogliamo continuare a fare i "ribelli"?
Mi vergogno sul serio dell'epoca in cui vivo. Fa schifo davvero. Ecco perché fanno di tutta l'erba un fascio. Solo pochi del duemila si salvano da questa giudica. Spero di essere tra i pochi onestamente. Mi sento diversa dagli altri. Mi piace non essere uguale a loro, si credono chissà che cosa con  le loro casse bluethoot e ascoltano musica trap, se di musica si può parlare insomma, poi non conoscono neppure Fabrizio De Andrè se glielo chiedi. Mi vergogno di essere una duemila.
Sono due anni che ho lasciato il rap per ascoltare rock, glamrock, punk e metal. Sono felice di essermi lasciata alle spalle la trasfigurazione da rap a trap.

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