114 capitolo

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Andiamo a casa saltellando e canticchiando alcune canzoni un po' mischiate dei Twenty One Pilots, tipo Heathens, Ride e Stressed out.
Arriviamo di fronte casa mia.
Infilo la chiave nella serratura della porta d'ingresso e apro.
Subito dopo che entro, Orsetta scodinzola e corre verso di me volendo le coccole.
Orsetta è una meticcia presa nel canile di Licata, ce l'avevano regalata i miei nonni, ha all'incirca 12 anni. In teoria dovrebbe essere un incrocio tra un volpino italiano e un chow chow.
Ha il manto di tre colori differenti: la schiena marrone con qualche macchia nera, le zampe magre marroni con "delle calze" bianche, come pure tutta la pancia e il petto. La sua testa è tutta marrone, con un triangolo in fronte tutto bianco che finisce sul lungo muso. Nel complesso la parte del manto bianco inizia dalla fronte e finisce nella pancia. I suoi occhioni sono marrone scuro riflettono il suo animo fedele e coccolona come uno specchio lucente.

Marco:"dovremmo portarcela in giro qualche volta..."

Io:"dici?"

Marco:"dico."

Accarezzo affettuosamente la testa di Orsetta e la guardo attentamente:
La vecchiaia si nota anche nei cani; il suo pelo si è igrigito parecchio, le parti marroni si sono sbiadite. Nonostante tutto rimane morbida e soffice come quando era una cucciolotta.

Aveva un anno quando i miei nonni ce l'hanno regalata, era in condizioni pietose in principio. Prima di essere stata portata al canile aveva un'altra padrona, solo che questa donna lavorava e portava con sé Orsetta. Mentre lei faceva la donna delle pulizie, lasciava Orsetta con altri cani di stazza un po' più grande ma pur sempre affettuosi e per niente aggressivi. Un giorno però, Orsetta entrò nella cuccia di uno di questi e i due cani l'azzannarono. Per i primi mesi in cui ce l'avevamo noi era in un certo senso molto depressa, non abbaiava, non correva, non ci faceva le feste... Era molto diffidente; le dammo moltissimo affetto eppure ciò non bastava a farla diventare felice. Si era affezionata, certo, ma restava lo stesso triste. Fin quando non la portammo nella nostra campagna e lei cominciò a sfogarsi correndo e abbaiando. E ora è qui; anziana, affezionatissima a noi e sul suo caro divano in cucina... Guai chi le tocca il divano, non ringhia, ma guarda male chiunque si avvicini mentre lei è distratta. Il divano ormai è solamente suo, ormai.

Marco:"hai mai pensato di farla accoppiare? Magari dei cuccioli col suo musetto dolce sarebbero stati bellissimi, non credi?"

Io:"ha già fatto dei cuccioli lei. Alcuni li abbiamo dati a conoscenti, due invece ai gemelli, Angelo e Leandra, hanno un maschio e una femmina. Fanno all'incirca due cucciolate all'anno..."

Marco:"voglio un cucciolo."

Io:"e prenditelo. A dicembre c'è la prima cucciolata di quest'anno, sennò aspetti fino a giugno."

Marco:"devo parlarne a casa."

Io:"guardiamo un film?"

Marco:"mmh, si, che film?"

Io:"quello che dici tu."

Marco:"e io dico che lo dici tu."

Io:"sennò che mi fai?"

Marco mi spinge sul letto e si mette a cavalcioni su di me baciandomi le labbra e scendendo sul mento e sul petto. Di colpo mi blocco e lo spingo, la mia forza non è nulla contro la sua, mi tiene incollata al materasso con i polsi completamente immobili dentro le sue mani.

Io:"Marco fermati. Ho detto di no. Lasciami andare!"

Mi morde piano il naso e si alza imbarazzato.

Marco:"scusa, dopo quello che abbiamo passato pensavo che ti facessi un po' coccolare... Ma evidentemente mi sbagliavo. Come al solito."

Io:"una cosa è coccolarsi, l'altra è palparsi e baciarsi in posti... Cioè, no."

Marco:"okay, okay. Lasciamo stare. Meglio che vada ora."

Si scompiglia i capelli in preda alla frustrazione.

Io:"no! Vieni, guardiamo un film assieme, ci coccoliamo senza andare fuori dal binario..."

Marco:"no Martina, è meglio che me ne vada. Non sono un ragazzo per te, io penso al sesso. Tu pensi al ragazzino romantico che ti porta la borsa in classe e ti fa trovare al risveglio la colazione al letto con una rosa sul vassoio. Stando con me soffriresti, e non poco. Ci tengo troppo per vederti soffrire. Sto per uscire definitivamente dalla tua vita per non tornare mai più. Ti ho amata."

Così dicendo sbatte la porta e va via. Lasciandomi sola come ha sempre fatto. Quando sento sbattere anche l'altra porta sprofondo la testa nel cuscino e comincio a piangere e singhiozzare.

Ha ragione lui. Non è il ragazzo giusto per me. Io e lui abbiamo diversi steriotipi sull'amore. Lui ha bisogno di bambole da usare e gettare via come una pezza vecchia. Io ho bisogno di un uomo che mi protegga con le sue forti braccia. Ma in questo momento, più di chiunque altro al mondo, ho bisogno di stare sola. Sola con me stessa. A pensare a ciò che è successo e a ciò che succederà. Sono stanca di tutto ciò. Non sono una bambolina, non può andarsene e venire come e quando vuole. Non sono sua, e ripensandoci, non lo sono mai stata, e probabilmente non lo sarò mai. Forse è meglio così. Ma so che domani ci rivedremo a scuola, lui mi guarderà senza affetto, senza alcun sentimento per me. Io lo guarderò e avrò quella sensazione di prenderlo a pugni, di piangere e poi andare in bagno a piangere il doppio.

Sono stanca di essere trattata così.

Ho deciso: andrò da Angelo al pub e ci andrò con Marika.

La chiamo con una velocità inaudita, mi risponde dopo tre squilli.

#chiamata#

Io: Mari.

Mari: ehi!

Io: oggi andiamo al pub di Angelo.

Mari: Marco ucciderà tutti e tre. Ma che ti salta in mente?!

Io: dubito che succeda. Ci siamo lasciati.

Mari: non siete alle elementari. Non potete fare "lassa e piglia" ogni volta. Vuoi farlo ingelosire, eh? Okay. Va bene. Io mi troverò lì per caso con Peppe, tu invece sarai lì per un preciso motivo. Poi chiamerò Marco e gli dirò dove sei. Se succede "sciarra" non ne voglio sapere.

Io: e se non viene? Vuol dire che seriamente non ci tiene a me...

Mari: verrà, al pub c'è una piccola festa organizzata dal padrone, ci saranno lotte e balli oggi. Ci sarà, come ogni anno.

#finechiamata#

Ho l'ansia. Tanta tanta ansia.
Ecco perché oggi non poteva uscire, aveva la festa. Evidentemente mi voleva proteggere, o forse voleva una sera libera senza impegni sentimentali.

Mando un messaggio ad Angelo per dirgli che sono pronta per un drink con lui.
Stasera alle dieci e mezzo sarò lì.
C'è solo un problema: oggi Angelo combatterà.

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