"Al ladro!" Una voce si alza dalla stanza vicina, un flash di ricordi si riversa nella mia mente : l'odore dolce del pane della domenica , la luce dorata dei primi raggi mattutini che illumina il salotto semplice tipico delle famiglie povere, un cavallino giocattolo, intagliato da mio padre, che galoppa guidato dalle mie piccole mani, poi rumore di zoccoli, colpi, grida, legno rotto, piatti che cadono , la voce dolce di mia madre distorta da un grido : al ladro! Lo stesso grido ripetuto mi risveglia, le mie gambe scattano subito, schivo chiunque mi ritrovo davanti, salto sulle sedie poi prendo un lembo della lunga gonna incastrandolo nella fessura tra grembiule e vita in modo da avere più libertà nel muovere le gambe, salto le sedie due a due poi scendo e mi faccio scivolare sotto il carellino porta vivende posizionato all'entrata della cucina, le grida della cuoca e dei presenti nella stanza mi riempiono le orecchie . Mi rialzo, qualche ciocca di capelli mi ricade sul viso sfuggita dalla stretta acconciatura , alzo lo sguardo e vedo l'uomo che tiene una mano al collo della donna, l'immagine di mia madre con una mano stretta alla gola, lo stesso sguardo disperato, mi ritorna in mente, lo stesso uomo. È la mia possibilità di vendetta . Prendo un paio di coltelli appoggiati sui ripiani della lunga cucina, socchiudo gli occhi concentrandomi sul polso teso dell'uomo , immagino la lama che affonda nella carne, i tendini che si spezzano, poi lancio. La lama fischia nell'aria poi si pianta esattamente nel punto che avevo focalizzato. Le lezioni di mio padre dopo la morte di mia madre hanno dato i loro frutti. L'uomo con un grido di dolore e rabbia è costretto a mollare la presa, ormai la sua mano non è più utilizzabile , la donna cade a terra con un rantolo, le mani al collo come se cercasse di aprirlo ancora di più per poter prendere tutta l'aria del mondo. L'uomo mi guarda con disprezzo, sangue che scorre dalla ferita da me inflitta "tu . . .lurida serva. . " sussurra stringo le mani a pugno , il metallo freddo del coltello a contatto con il mio palmo caldo, alzo il mento in segno di sfida. Lui digrigna i denti poi si gira di scatto, con un calcio spalanca la porta che dà verso l'esterno, quella da dove entra la servitù e inizia a fuggire. Grida si levano alte "guardie! Guardie!" "Arya! Non andare!" Una voce maschile mi richiama , mi volto e vedo il ragazzo con cui mi ero scontrata prima , scuoto la testa e a denti stretti sussurro "ha ucciso lui mia madre". Lui spalanca gli occhi, allunga un braccio ma le mie gambe sono già in movimento dirette verso il cortile esterno. Seguo la scia di sangue, l'uomo si è infilato nelle scuderie, entro e mi guardo attorno poi qualcosa attira la mia attenzione: appeso alla parete vicino a delle briglie blu c'è un meraviglioso arco, lo prendo e lo studio: è di un meraviglioso legno chiaro, è liscio e affusolato, non è troppo pesante ma nella sua semplicità è pratico e robusto , senza pensarci due volte recupero sia arco che faretra . Ad un tratto nitriti di cavalli spaventati si levano alti, un colpo fortissimo e il cancelletto in legno che teneva chiuso un grande cavallo marrone viene ridotto in pezzi, l'uomo ferito è in sella al cavallo. "Hey!" Grido, lui galoppa velocemente verso l'esterno, decido di prendere un cavallo anche io e ne scelgo uno con il manto nero come la notte. Non ho tempo per sella e briglie. A pelo sarà.
~him~~
Esco di corsa scrollandomi di dosso le guardie messe a mia protezione e grido "invece che proteggere me perché non aiutate lei a prendere quell'assassino??." Le guardie interdette si spostano ed io riesco a correre verso le scuderie, i colpi e il rumore di legno che si spezza sono assordanti e il mio cuore si stringe in apprensione. In apprensione? Ma se non la conosco neanche, è solo una serva e non sa neanche il mio nome! Eppure è così familiare, la sua semplicità e il coraggio da leonessa risvegliano qualcosa in me . L'ha Scelta mio padre prima di morire e devo scoprire perché. Il rumore assordante di zoccoli mi riporta alla realtà , il primo ad uscire è l'uomo ferito, dopo pochi secondi esce anche a lei. Rimango a bocca aperta: il cavallo che sta cavalcando è poison ivy , si faceva cavalcare solo da mio padre e si ribellava a tutti coloro che cercassero di toccarla, una volta ha quasi ucciso mio zio. E lei è lì che lo cavalca a pelo, senza sella né briglie. Scarta con agilità le guardie poi si rimette dritta e prende qualcosa dalla schiena, trattengo il respiro non ci posso credere: l'arco di mio padre. Poi è come se il tempo si fermasse: lei seduta con la schiena ben ritta sul dorso del cavallo , la morbida curva dei fianchi e i seni tondeggianti che sobbalzano elegantemente con i movimenti del cavallo, sono piuttosto certo che non abbia messo il corsetto ridacchio ripensando a ciò che ha detto a tavola "ho ancora molto da imparare , non so le vostre regole, sono stata chiamata qui non ho scelto di mia iniziativa perciò non ho certo studiato tutto il galateo per fare piacere a voi, sono qui per imparare " , già, ha MOLTO da imparare. La morbida coscia scoperta è carta bianca a confronto con il nero manto dell'animale. I lembi del vestito liberi si muovono invece come onde nel vento, i capelli scuri ormai sciolti dall'acconciatura le ricadono sulle spalle in morbidi boccoli , il sorriso largo e sicuro . Sembra una dea. Una dea della caccia. Ora capisco perché mio padre a scelto lei . Un' amazzone indomabile per un principe che deve imparare il significato della parola libertà.
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"immagina.."
RandomPiccole storie , "immagina", una piccola raccolta di "film mentali" (chi è che non se n'è fatto almeno uno una volta nella vita?) Su un ragazzo senza nome che ognuno può immaginare a suo piacimento ♡