<<Anita sei pronta?>> Urla mia madre dal salotto.
<<Scendo subito.>> Urlo a mia volta dalla mia camera mentre finisco di passarmi il rossetto sulle labbra.
<<Sbrigati che siamo in ritardo!>> Urla di nuovo lei.
Io alzo gli occhi al cielo e sbuffo. <<Ho detto che ARRIVO!>>
Mia mamma ha l'ossessione di arrivare sempre in anticipo, mai in perfetto orario o in ritardo, ma sempre in anticipo. Non capisco come mai abbia questa fissa da sempre, è così diversa da me. Mi infilo le scarpe, prendo il cappotto dall'armadio e sento qualcuno che bussa piano alla mia porta.
<<Avanti.>> Mormoro sperando che non sia mia mamma che, in preda ad una crisi isterica perché non sono scesa in salotto tre secondi dopo averle detto che stavo arrivando, è salita al piano di sopra a sgridarmi. Al posto di mia madre, però, entra mio fratello maggiore Nicola.
<<Ciao.>> Mi saluta e io rispondo al saluto. <<Mamma ha detto di venirti a chiamare.>> Mormora entrando e chiudendo piano la porta.
<<Lo so, sono pronta, sono pronta.>> Sbuffo andando verso la porta. <<Che poi, cosa cambia a lei arrivare due minuto dopo il solito dico io?>>
Nicola si mette a ridere e mi circonda le spalle con un braccio dandomi, poi, un bacio sui capelli. <<Lo sai che ci tiene.>>
<<Ho capito, ci tiene lei ma io che cosa c'entro? Io sono diversa da lei, lo sai.>> Mi fermo un attimo sulla soglia a parlare con mio fratello.
<<Lei ci ha cresciuto a sua immagine e somiglianza, Anita, quindi crede che a noi faccia piacere fare le stesse cose che fanno piacere a lei.>> Cerca di giustificarla lui.
<<Ho capito Nic>> sbuffo <<ma ho ventidue anni, sono capace di intendere e di volere e di scegliere ciò che è giusto oppure no per me.>>
Nicola ridacchia sommessamente e mi regala il suo solito sorriso sghembo che adoro così tanto. <<Ah sorellina, io di anni ne ho trenta, sono sposato da due eppure sono anche io qui come te a farmi comandare a bacchetta.>>
Lo fisso negli occhi neri, occhi così simili ai miei. <<Perché lo fai? Perché sei qui?>>
<<Perché so che lei ci tiene.>> Mormora <<E ci tengo anche io.>>
Annuisco e inizio a sentirmi in colpa perché io, invece, ho il presentimenti di non tenerci affatto anche se sono stata cresciuta nella stessa casa e con le stesse regole e modalità di mio fratello. La mia famiglia è molto religiosa, mia madre soprattutto. Fin da piccoli siamo stati educati a pane e preghiere e, come dessert, avevamo la messa la domenica mattina e il catechismo il sabato pomeriggio. Non si andava mai a letto la sera senza aver ringraziato il Signore e non si mangiava mai, e non si mangia mai tutt'ora, senza prima aver congiunto le mani e detto una preghiera. Sono stata cresciuta con dei valori, sono stata cresciuta sulla via dell'insegnamento di Gesù, ho il crocefisso in camera, quadri di angeli appesi alle pareti della mia casa e uno zio prete. Tutta la mia famiglia è religiosa, partendo dai miei nonni fino ad arrivare ai miei zii e, forse, ai miei cugini. E poi ci sono io: la pecora nera della famiglia che, anche se non dice esplicitamente ciò che pensa per paura di essere allontanata dalla famiglia, è diversa e sente di non appartenere a questa cerchia di persone.
<<Dai andiamo.>> Sospiro aprendo la porta. <<Isabella è pronta?>>
Mio fratello non fa in tempo a finire di sentire la mia domanda che Isabella, mia sorella minore, sale le scale con in mano il telefono e, vedendoci sulla soglia, si ferma davanti a noi togliendo gli occhi color cioccolato dallo schermo. <<Mi sono dimenticata di prendere la borsa, dite a mamma che scendo subito.>> Poi sparisce all'interno della sua camera senza dire un'altra parola.

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Natura
RomanceÈ l'ultimo anno di Università e Anita, prima di potersi laureare in Scienze della formazione, deve fare tirocinio. Fa domanda in un asilo vicino al suo paese dove incontra Olivia una giovane maestra che, più delle altre, la aiuta in questo suo perco...