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«Artemisia, dove sei?» Olivia inizia a chiamare il gatto per tutta casa, mentre chiude la porta a chiave a poggia le chiavi sulla penisola in cucina.

Pensavamo di trovarla, come al solito, sul pavimento della sala, mentre sbadigliava dopo un sonno interrotto o mentre giocava con il suo topino preferito. Invece, quando abbiamo aperto la porta, lei non c'era a darci il benvenuto.

«Vado a cercarla in camera.» Dico mentre lei si dirige verso il corridoio, il bagno e lo stanzino.

Appena mi affaccio alla camera da letto e accendo la luce, trovo il gatto appollaiato comodamente sul copriletto. Ha gli occhi chiusi e non mi degna neanche di un'occhiata.

«Eccoti.» Mi siedo sul letto e inizio a grattarle la testa.

Il gatto apre gli occhi e inizia a farmi le fusa.

«Liv, è qui!» Urlo per farmi sentire dalla mia ragazza.

Le fusa di Artemisia mi mettono tranquillità e iniziano a scacciare l'ansia che mi ha premuto sul petto per tutta la sera.

Olivia arriva e si appoggia allo stipite della porta con le gambe e le braccia incrociate mentre mi guarda coccolare il suo gatto.

Dopo qualche secondo, Artemisia si stacca dalla mia mano, scende dal letto, va a strusciarsi contro le gambe della padrona e, poi, torna in salotto.

«Ma no, mi stavo rilassando.» Mormoro delusa verso il gatto che mi ha abbandonata.

Liv si siede accanto a me e inizia ad accarezzarmi le gambe. «Sei piaciuta molto a mia mamma.»

La guardo preoccupata. «Dici?»

Lei sorride e annuisce. «Ne sono sicura.»

«Te l'ha detto lei?»

Sono preoccupata: ho paura di aver fatto una pessima figura con sua mamma e il suo compagno. Ho paura di essere risultata sgradevole, antipatica e stupida, oppure troppo silenziosa per i loro gusti. Ho paura anche perché temo che si sia offesa a causa del mio discorso sui sentimenti.

«No», ammette facendomi mancare il respiro, «però la conosco: se non le fossi piaciuta, non ti avrebbe salutato con due baci sulle guance quando ce ne siamo andate e non ti avrebbe abbracciato. Ti ha accolto proprio a braccia aperte.»

La guardo mordendomi la guancia interna e spero che abbia ragione perché non sopporterei di essere antipatica alla mamma di Liv.

«Speriamo.»

«E mi è anche piaciuto molto il tuo discorso.» Mi fa l'occhiolino e si morde il labbro.

«Ah sì, immagino.» Mi copro il viso con le mani, cercando di nascondere il mio imbarazzo.

«Non devi fare così, sei stata molto carina.» Dice prendendomi le mani e abbassandomele.

«Spero che non si siano offesi.»

Olivia ridacchia. «Perché avrebbero dovuto offendersi? Perché hai detto che sono importante per te e che mi vuoi bene?»

«Boh, magari ho usato il tono sbagliato e sono sembrata aggressiva.»

Olivia mi abbraccia facendomi finire con la testa sul petto.

«Assolutamente no, Anita, sei stata brava.»

«Okay.» Decido di crederle.

«Vieni qui.» Mi dice mettendomi una mano dietro la testa e tirandomi verso il suo viso, per poi baciarmi con passione. Quando si stacca dalle mie labbra, sento la mancanza del suo contatto e vorrei solo che continuasse a baciarmi per ore e ore.

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