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Mi siedo sul mio letto a gambe incrociate e passo la mano nella conca che la ragazza ha lasciato sul copriletto col suo corpo. Mi avvicino leggermente e, annusando, scopro che, tra i fili che compongono il copriletto, è rimasto intrappolato uno spruzzo del suo profumo agli agrumi. Sono contenta che si sia sdraiata sul mio letto e non su quello di mia sorella.

Mentre penso a tutto questo noto che, sulla scrivania, il mio telefono, che è stato silenzioso tutto il giorno, è luminoso, così mi alzo e vado a prenderlo per vedere chi mi sta chiamando o mi sta inviando qualche messaggio.

È una chiamata di Diego. Il mio orgoglio mi dice che non dovrei rispondergli ma la felicità che mi sta serpeggiando nelle vene a causa del bellissimo pomeriggio che ho passato con Olivia, mi da la forza e il coraggio di sbloccare la chiamata e rispondere.

«Anita, finalmente!» Ansima lui dall'altra parte. «Ti sto cercano da tutto il giorno.»

«Eccomi, mi hai trovata adesso.» Rispondo in modo freddo distaccato perché, comunque, non mi sono dimenticata dello scherzo che mi ha giocato ieri sera.

«Dai, sei ancora arrabbiata con me?» Mi chiede sbuffando.

Io vorrei tanto chiudergli il telefono in faccia ma cerco di respirare profondamente per ricercare la calma che mi apparteneva fino a pochi istanti fa.

«Da che cosa l'hai capito?»

«Non credevo ti saresti offesa così tanto.»

«Non credevi mi sarei offesa così tanto?» Inveisco urlando più di quanto avrei voluto fare.

«Ho capito, non ti sei offesa tanto, ti sei offesa tantissimo.» Mormora. «Ma non capisco perché. Insomma, non ho fatto nulla di male.»

Faccio una risata di scherno. «Allora ti elenco tutto ciò che hai fatto di male: mi hai ingannata dicendo che volevi vedermi perché non lo facevamo da un po' solo per incastrarmi con un ragazzo che neanche conoscevo; mi hai lasciata sola con Cesare ben sapendo, perché io lo so che lo sapevi, che non era di mio gradimento; inoltre questo ragazzo ha anche tentato di baciarmi quindi, oltre il danno, pure la beffa.»

Sento Diego sospirare. «Sì va bene, hai ragione ma io l'ho fatto per il tuo bene, Anita.»

La sua voce sembra sincera ma non sono contenta della sua risposta.

«L'hai fatto per il mio bene? Che cosa? Lasciarmi da sola con un ragazzo sconosciuto anche se sei consapevole del fatto che non sono a mio agio con chi non conosco?»

"Anita calmati, Anita respira".

Il mio amico sta in silenzio qualche istante. Forse sta pensando alle parole che gli ho detto.

«Non avevo pensato a questo.» Ammette. «Ma io l'ho fatto seriamente per te, per il tuo bene.»

Inizio a camminare per la stanza mettendomi la mano libera tra i capelli scompigliati. «Ah sì?»

«Sì.»

«Illuminami.»
Respira pesantemente e me lo immagino mentre si prende l'attaccatura del naso tra due dita e chiude gli occhi cercando di pensare alle parole giuste da rifilarmi.

«Tu ti rendi conto che, oltre a me, non hai nessun altro, vero?» Inizia con foga. «Bene, io sono stanco di vederti sempre da sola in casa, a crogiolarti nella tua solitudine mentre ti ingozzi di patatine e guardi serie tv e film, è ora di finirla. Hai ventidue anni, sei giovane come l'acqua, sei una bella e brava ragazza e ti stai consumando, stai sprecando la tua vita, non la sta assaggiando.» Parla a manetta. «La vita è bella e tu non ti meriti di vedertela passare davanti agli occhi senza viverla. È per questo che ti ho presentato Cesare: perché lui è diverso da te, è il tuo opposto e speravo ti desse una svegliata.»

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