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Percorro il vialetto inciampando nei miei piedi. Chiudo il cancellino incurante di averlo fatto troppo forte. Entro in macchina come un automa e la accendo senza neanche essermi accorta di aver preso le chiavi dalla borsa.

Guido per qualche chilometro e, come all'andata, la radio passa le canzoni ma io non ne ascolto neanche una perché sono impegnata a pensare ad altro.

In loop rivedo, a spezzoni, le scene che ho vissuto poco fa insieme ad Olivia. Rivedo le carezze. Rivedo gli abbracci. Rivedo i suoi occhi nei miei. Rivedo i suoi capelli biondi tra le mie dita. Rivedo le sue labbra sottili e morbide.

Chiudo gli occhi e scuoto la testa, mollando il volante e prendendomela tra le mani.

«No, no, basta.» Mormoro ad alta voce, anche se sono in macchina da sola, per cercare di eliminare queste immagini dallo schermo del cinema che ho nella testa.

Percepisco, come se le stessi provando in questo istante, tutte le sensazioni dalle quali sono scappata come una furia. Sento le nostre cosce strusciare le une sulle altre. Sento il suo respiro caldo sul collo, vicino alla clavicola. Sento la sua lingua ruvida che danza insieme alla mia. Sento i suoi denti sul mio labbro.

«Basta!» Urlo stringendo le gambe per eliminare il formicolio particolarmente fastidioso al basso ventre.

"È inutile che cerchi di scappare dalla tua testa, sono sempre qui" mi sussurra subdolamente il cervello.

«Smettila.» Sibilo stringendo il volante.

"Non puoi scappare Anita," mormora di nuovo "lo sai quello che sei".

«No, ti sbagli!»

Mi accorgo di star schiacciando troppo l'acceleratore e cerco di calmarmi allentando anche la pressione del piede sul pedale, tornando a viaggiare nei limiti.

"Se non avessi ragione, perché ti staresti comportando così?"

«Perché tu stai cercando di dipingermi come, in realtà, non sono.»

"Ah sì? E chi è che si stava eccitando ripensando ai baci di Olivia?"

«Basta, smettila, esci dalla mia testa!» Urlo alla voce che sto sentendo da quando mi sono messa in macchina.

"Oh tesoro, io sono te e te sei me, non me ne posso andare. Sarò sempre qui."

«FINISCILA!»

"Olivia ti piace, il suo tocco ti fa eccitare e vorresti tornare indietro e baciarla ancora e ancora e ancora. Puoi negarlo fino a che vorrai ma lo sai che è così".

«NO!» Inchiodo di colpo e rimbalzo contro il sedile.

"Sei come lei, Anita, accettalo."

«NON POSSO!» Mi copro gli occhi con le dita e li stringo per impedirmi di piangere dalla frustrazione.

"Non fare la vigliacca. Accetta chi sei. Smettila di reprimere la tua vera natura."

«Adesso ti faccio vedere io.» Mormoro pescando il mio cellulare dalla borsa. Vado sulla rubrica, trovo il numero che mi serve e schiaccio la cornetta verde.

«Pronto?» Urla la persona dall'altra parte del telefono.

In sottofondo c'è una musica assordante e non riesco molto a sentire la sua voce.

«Diego?» Chiedo urlando per permettergli di fargli capire ciò che sto dicendo.

«Anita!» Urla di nuovo e, nella sua voce, percepisco il sollievo. «Sono contento che mi hai chiamato. Come stai?»

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