Siamo quattro ragazze al tavolo. Ci sono tre pizze margherita. Ci sono due birre e due coca-cola. C'è una pizza con i funghi. Ci stiamo divertendo e stiamo mangiando benissimo. Parliamo di tutto e non credevo mi sarei sentita così inserita nel loro gruppo, benché io non sia una maestra ma una semplice tirocinante che ha passato due mesi lì con loro.
«Ma voi vi ricordate la prima volta che Anita è entrata a scuola?» Ride Martina con in mano il suo bicchiere di birra media che, ormai, è quasi alla fine. Tutte ridono insieme alla mia tutor e io rido con loro perché le loro risate sono contagiose ma non so il reale motivo per il quale lo sto facendo.
«Perché? Ero strana?» Chiedo sorseggiando la mia Coca-Cola.
«No tesoro, eri spaventata.» Mi risponde Silvia unendo le mani di fronte al viso. «Sembravi un pesciolino fuor d'acqua.»
Tutte e tre le maestre annuiscono all'unisono e io mi stringo nelle spalle arrossendo violentemente.
«Ero molto agitata, devo ammetterlo.» Mormoro ma sorrido perché non mi sto offendendo per le bonarie prese in giro delle ragazze.
«E si vedeva Anita, credimi.» Afferma Silvia facendo scoppiare a ridere, di nuovo, tutte le colleghe, me compresa.
Mi piacerebbe avere dei video da poter rivedere per poter guardare la Anita che è entrata in quella scuola quella mattina di marzo e fare il confronto con la Anita che ne è uscita questa sera.
«La prima volta che sono venuta in salone e ti ho vista, eri ferma immobile come una statua seduta sulla panca. Secondo me stavi anche sudando freddo.» Mi dice Olivia, che è seduta accanto a me, giocherellando coni i capelli che mi cascano sulla schiena.
«Sì, hai ragione.» Rido. «Non sapevo cosa fare, dove stare, non volevo invadere lo spazio vitale di nessuno e quindi cercavo di essere più immobile che potevo per non disturbare.»
«Ma carra.» Mormora Martina, «Tu non hai mai disturbato in questi due mesi.»
«Anzi, sei stata un aiuto prezioso.» Aggiunge Liv.
«Mi dispiace tantissimo che vai via.» Si intromette Silvia finendo di mangiare l'ultima crosta della pizza.
«Dispiace a tutti.» Dice Martina. «Sai? Sei stata la migliore tirocinante che io abbia mai avuto nella mia classe.»
Gli occhi mi si inumidiscono e sento il cuore di pasta frolla. «Sul serio?»
«Sì.» Afferma. «Non sei mai stata invadente, ti sei sempre offerta di aiutarmi anche se non era tuo compito farlo ... sei addirittura venuta oggi pomeriggio ad aiutarci allo spettacolo anche se le tue ore di tirocinio le avevi finite.»
«E senza neanche essere pagata, non dimentichiamocelo.» Scherza Olivia e fa ridere tutte, aiutandomi ad asciugare le lacrime che stavano cercando di fuoriuscire di nuovo.
«Io devo ringraziare voi perché mi avete fatto sentire accettata, sempre.» Combatto con la mia parte più chiusa che mi consiglia di tenermi per me tutti i sentimenti positivi che sto provando nei loro confronti. «Questo tirocinio mi ha aiutato tantissimo: mi avete fatto capire che cosa voglio fare realmente nella vita e non credo ci sia cosa più bella.»
Olivia appoggia la sua testa sulla mia spalla per confortarmi e per ringraziarmi di queste parole, mentre le altre maestre appoggiano le loro mani sulla mia e la stringono.
Mi ricordo che, prima di cominciare questo tirocinio, non vedevo l'ora di finirlo perché l'avevo preso come un peso. L'ultima cosa che avevo messo in conto era quella di affezionarmi ai bambini perché io non sono una persona che si affeziona facilmente, io tendo a costruire castelli, fossati, riempirli di coccodrilli e rinchiudermi nella torre. Non mi sarei mai aspettata di piangere per la fine di questa avventura. Se mi vedesse Diego ... sì, Diego, il mio amico Diego, con il quale non parlo da quasi una settimana. Aveva ragione: sapeva che avrei trovato un'amica in Olivia, sapeva che qui mi sarei trovata bene; aveva ragione, anche se mi scoccia ammetterlo.
«Marti, ma il foglio con la relazione?» Chiedo ad un tratto facendola saltare sulla sedia.
Martina si mette le mani a coppa sulla bocca e scuote la testa chiudendo gli occhi. «Oddio non ho avuto tempo per farla, Anita, mi spiace.»
«Ah.»
«Guarda, vieni lunedì mattina e io ti prometto che nel weekend la scrivo e te la faccio trovare pronta per lunedì.»
«Sì, va bene.» Dico felice perché, almeno, ho una scusa per tornare a scuola e rivedere i bambini.
Silvia si stiracchia e ne approfitta per guardare l'orologio che ha al polso.
«Ragazze è tutto bello, la compagnia è favolosa ma io sono stanca e pensavo di andare a casa.»
«Sì, pure io.» Afferma Martina.
«Marti per forza vieni pure tu: sei in macchina con me, ricordi?»
«Ah già. Sono abituata ad andare sempre in giro con la mia macchina e quindi non mi ricordavo che ero venuta con te.» Si giustifica Martina.
Ci alziamo tutte dal tavolo, andiamo a pagare al bancone e, poi usciamo nell'aria calda di giugno.
Silvia estrae una sigaretta dalla borsa e se la accende. Non sapevo fumasse.
«Va bene ragazze, ci salutiamo?» Afferma mentre espira il fumo con uno sbuffo.
Martina mi abbraccia affettuosamente e mi da due baci sulle guance ringraziandomi, di nuovo, per l'aiuto che ho offerto in questi mesi.
Poi è il turno di Silvia che mi abbraccia con un solo braccio per non rischiare di mandarmi a fuoco i capelli con la sigaretta.
«Stammi bene, mi raccomando. E se in un futuro vorrai venire a lavorare con noi, ben venga eh.»
«Grazie.» Ricambio i baci sulle guance.
Sto per sporgermi verso Olivia ma lei mi blocca: «Abbiamo la macchina nello stesso posto, ti accompagno e ci salutiamo là.»
«Oh sì, d'accordo.»
Martina e Silvia si incamminano verso la direzione opposta alla nostra e Olivia ed io ci dirigiamo, a braccetto, verso le nostre macchine.
«È stata una bella serata.» Afferma lei stringendosi al mio fianco.
«Hai ragione. Sono stata proprio bene.» Confermo.
«Senti ma», inizia Olivia quando giungiamo di fronte alle nostre due macchine vicine, mentre sfrega i sandali contro i sassi del parcheggio, «siccome è venerdì sera ed è presto, che ne dici di venire a bere qualcosa a casa mia?»
«Non disturbo?» Chiedo pensando che sua madre, forse, sarà già a letto e forse non avrà piacere ad avermi in casa sua.
Liv scuote la testa. «Non disturbi per niente, anzi: mi fa piacere avere qualcuno a casa, sono sempre da sola.»
«Non c'è tua madre?» Non chiedo di suo padre perché so che non ha un buon rapporto con lui anche se non sono ancora riuscita a scoprire il perché visto che Liv non me l'ha mai confessato.
«Vivo da sola Anita, da un paio d'anni.»
«Oh» Mormoro. Non avevo pensato che Olivia ha qualche anno in più di me e che quindi, siccome lavora, ha la disponibilità economica per poter vivere da sola.
«Dai andiamo: sto davanti io con la macchina e tu mi segui con la tua.»

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Natura
RomanceÈ l'ultimo anno di Università e Anita, prima di potersi laureare in Scienze della formazione, deve fare tirocinio. Fa domanda in un asilo vicino al suo paese dove incontra Olivia una giovane maestra che, più delle altre, la aiuta in questo suo perco...