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<<Che gusto vuoi Anita?>> Mi chiede Olivia senza guardarmi ma rimanendo concentrata sui gelati che sono esposti nella teca del gelataio.

<<Mh>> Mormoro osservando i gusti a mia volta <<pistacchio e cioccolato.>>

La vedo sorridere e non capisco se lo fa a causa dei gusti di gelato che ho scelto o se lo fa perché ha adocchiato ciò che vuole lei e non vede l'ora di mangiarlo.

<<Anche per me, grazie.>> Dice al gelataio allungando i soldi che gli deve per i nostri due coni. Poi si volta verso di me e sorride alzando leggermente le spalle. <<Sono i miei gusti preferiti.>>

Dopo aver preso i nostri coni, chiediamo al gelataio se possiamo sederci in uno dei tavolini vuoti nella sala e lui, dopo avere acconsentito anche se stiamo mangiando due coni da passeggio e non una coppa di gelato, ci fa strada e ci fa accomodare.

<<Dimmi quanto ti devo.>> Chiedo ad Olivia appoggiando la mano sul tavolo e guardandola negli occhi celesti.

Lei scuote la testa iniziando a leccare il suo gelato. <<Assolutamente no, ti avevo detto che te l'avrei offerto e io e intendo mantenere ciò che ho detto.>>

Faccio una smorfia insicura. <<Sei sicura?>>

<<Assolutamente.>> Afferma lei appoggiando una mano sulla mia e accarezzandola lievemente. Quando la toglie e si appoggia allo schienale della sedia, sento come se alla mia mano mancasse qualcosa.

<<Allora>> Inizia <<raccontami cosa sta succedendo con tua sorella.>>

Io scuoto la testa sconsolata appoggiandomi due dita alla tempia perché non so proprio da che parte iniziare a raccontare del rapporto di amore-odio che lega me e mia sorella. <<Non vorrei annoiarti, è una storia che dura da sedici anni.>>

<<Vai tranquilla: abbiamo tempo.>> Risponde lei accavallando le gambe sotto al tavolino. 

Noto solo ora il suo abbigliamento che, solitamente, tiene nascosto sotto il grembiule che indossa quando siamo a scuola: le gambe sono coperte da una gonna a vita alta rossa che le arriva appena sopra al ginocchio, la maglietta bianca a maniche lunghe le fascia perfettamente il torso e la sua vita sottile è messa in risalto da una cintura nera. È uno di quegli abbigliamenti che non starebbe bene a chiunque, ad Olivia, invece, sembra le sia stato cucito addosso. Accavallando le gambe, le rimane scoperta una parte di coscia e, stupidamente, non riesco a distogliere lo sguardo dal colore della sua pelle liscia. Sento un brontolio nello stomaco e non so da che cosa è causato, forse dalla voglia di mangiare il gelato che ho tra le mani e che si sta sciogliendo sotto i miei occhi. Riesco, quindi, a distogliere lo sguardo dalle gambe di Olivia e inizio a leccare le gocce di gelato che stanno percorrendo il cono, prima che approdino sulle mie dita.

Dopo aver pulito la superficie rugosa del cono, mi inoltro nel labirinto intricato che è il rapporto tra me e mia sorella, raccontando ad Olivia come, fin da piccole, non siamo mai riuscite ad andare d'accordo neanche su una piccola cosa e come questo nostro disaccordo si stia trascinato fino ad ora. Poi le parlo anche di Nicola, della differenza tra il rapporto che abbiamo noi sorelle con lui e il rapporto che abbiamo lei ed io.

Alla fine del mio racconto, lei ha già finito di mangiare il suo gelato e si sta pulendo le labbra sottili con un tovagliolino che ha preso dal porta-tovaglioli sul tavolo. È stata in silenzio per tutto il tempo ma io so che mi ha ascoltata perché, ogni tanto, annuiva, ogni tanto aveva lo sguardo corrucciato e perché, per tutto il tempo, non ha staccato gli occhi dai miei.

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