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La Bizzaglia mi ha risposto all'e-mail la sera stessa dicendomi che, purtroppo, per un po' non avrebbe potuto tenere ricevimenti all'università perché impegnata in una ricerca importante e che, per non farmi ritardare di troppo il tirocinio, avremmo potuto concordare il progetto via e-mail. Mi sono sorpresa perché, a dispetto di ciò che avevo immaginato, si è dimostrata essere molto gentile e disponibile.

Ora sto aspettando che Diego arrivi da me perché ci siamo concordati di trovarci per scrivere insieme i nostri progetti di tirocinio da presentare ai professori. Appena il campanello suona, mi fiondo, strisciano con le calze sul parquet, ad aprire la porta prima che lo faccia mia madre e mi metta in imbarazzo con domande e allusioni strane.

<<Ciao Anita.>> Entra lui salutandomi con un bacio sulla guancia.

<<Ciao.>> Lo saluto a mia volta ricambiando il bacio. <<Spoglia pure il giubbetto, mettilo dove sai e seguimi in camera.>>

Diego si toglie il berretto di lana, la sciarpa e il piumino e li appende sull'attaccapanni che teniamo vicino alla porta, poi si guarda allo specchio appeso all'ingresso e si sistema i capelli ribelli fuoriusciti dal codino a causa del capello e, solo successivamente, mi segue sulle scale, dove incontriamo Isabella che, alla vista del mio amico, arrossisce e abbassa lo sguardo. Diego la saluta gentilmente, lei mugugna ricambiando il saluto e scivola via.

<<Che ha tua sorella?>> Bisbiglia seguendomi nella mia camera.

Io sorrido e alzo gli occhi perché so che Isabella ha una leggera cotta per lui, ma non ho intenzione di dirglielo perché non voglio metterla in imbarazzo. <<Ha sedici anni, sai com'è.>>

<<Mh, okay.>> Mormora sedendosi sulla sedia della scrivania e facendo un giro su se stesso. <<Iniziamo?>>

<<Accendi il computer, è lì davanti a te.>> Gli dico sedendomi sul letto.

Lui si volta verso la scrivania, scrocchia le dita e accende il mio portatile. <<D'accordo, facciamo prima il tuo o prima il mio?>>

Mi sdraio al contrario sul letto e appoggio i piedi sul muro. <<Vai col tuo. Io in questo momento non ho la testa per pensare al mio.>>

Diego ci mette poco tempo per scrivere il suo progetto di tirocinio: mi ha detto che ci aveva già pensato durante il tragitto da casa sua a casa mia e che, inoltre, il tutor dell'ente presso il quale andrà a svolgere il tirocinio, lo ha aiutato proponendogli una bozza con gli obiettivi che Diego potrebbe maturare durante il suo percorso. Lo guardo con un po' di vergogna e imbarazzo perché io, invece, non ho ancora pensato a nulla e, inoltre, la mia tutor dell'ente non la conosco ancora e quindi non mi sono potuta far aiutare.

<<Che cosa ti piacerebbe osservare?>> Mi chiede lui cercando di aiutarmi.

Storco il naso facendo una smorfia. <<Non saprei.>> Rispondo. La verità è che non so nemmeno io che cosa vorrei fare. Non mi sono ancora immaginata all'interno della scuola dell'infanzia, non so ancora come mi comporterò con i bambini e con le maestre che mi aiuteranno, non so nemmeno che cosa proverò e sentirò, se mi piacerà stare là o se, invece, mi peserà recarmi, quasi ogni giorno, in quella scuola. Non ci ho ancora pensato.

<<La direttrice o la maestra che ti seguirà non ti hanno detto nulla?>> Chiede il mio amico. Scuoto la testa iniziando a mordicchiarmi nervosamente la punta del dito indice. <<Prova a chiamare e chiedi se puoi andare là oggi e senti che cosa ti dicono.>>

Faccio una smorfia e mi premo il cuscino sulla faccia. Odio dover chiamare qualcuno che non conosco al telefono. Non so mai che cosa dire, mi sento sempre in imbarazzo. Non capisco bene il perché, forse è perché non vedo in faccia l'interlocutore e quindi non posso leggere le sue emozioni. Per me, invece, è fondamentale guardare il viso di chi mi parla.

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