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Se dovessi trovare un aggettivo per descrivermi sarebbe "procrastinatrice"; sono sicura che se in questo momento prendessi in mano un qualsiasi dizionario della lingua italiana, lo aprissi e andassi alla ricerca del significato di questa parola, ci troverei una mia foto attaccata di fianco. Io procrastino. Adoro procrastinare. Sono una procrastinatrice folle. Lo faccio e poi me ne pento perché non ho mai abbastanza tempo per finire il lavoro o la qualsiasi cosa io stia facendo. In questo momento, infatti, sono nell'aula studio della mia università e sto scrivendo, veloce come un fulmine, le mie generalità sulla domanda di tirocinio. Ho avuto mesi di tempo per farla, la scadenza è oggi, l'ufficio tirocini chiude tra pochi minuti ed io, ovviamente, sto ancora compilando la scheda perché, invece di stamparla e consegnarla per tempo, ho preferito rimandare fino all'ultimo.

<<Ci sei?>> Mi sprona Diego, il mio compagno d'università e amico da un paio d'anni a questa parte.

<<Un momento.>> Lo zittisco alzando la mano con la quale non sto scrivendo.

<<Anita sbrigati, l'ufficio chiude tra dieci minuti.>> Mi informa controllando l'orologio.

<<Ma tu che cosa hai scritto qui?>> Gli chiedo alzando il foglio e fingendo di non aver ascoltato una sola parola di ciò che sta dicendo.

<<Dove?>> Chiede lui sbuffando stizzito. Gli indico col dito la parte del foglio che non riesco a capire e lui aguzza gli occhi per leggere meglio. <<Nulla perché non avevo idea di che professore segnare: per me uno vale l'altro.>>

<<Quindi non segno nulla? Lascio in bianco?>> Chiedo per essere sicura di aver capito tutto e Diego annuisce. <<Ma sei sicuro che sia giusto?>>

Diego mi guarda male alzando un solo sopracciglio. <<Anita sono sicuro e ora, per favore, sbrigati!>>

<<Okay, okay, ho finito. Andiamo!>> Metto l'astuccio nello zaino, mi infilo il cappotto e, dopo aver afferrato la domanda, volo via come il vento verso l'uscita dell'aula studio.

<<Aspettami!>> Urla Diego arrancando dietro di me. <<ANITA!>>

<<Sbrigati, siamo in ritardo!>> Urlo col fiatone salendo i gradini a due a due. Sento Diego che calpesta gli scalini violentemente con la sua solita finezza da elefante che balla in una cristalleria di un topo. La visione del mio amico sarebbe esilarante se io, in questo momento, non stessi pregando il mondo di girare meno velocemente per poter fermare il tempo e fare in modo che io consegni la domanda di tirocinio in tempo. Devo per forza completare il tirocinio entro quest'anno se voglio laurearmi senza finire fuoricorso e uscire dal girone infernale dell'università.

<<Eccoci finalmente.>> Ansimo di fronte alla porta chiusa dell'ufficio. <<Speriamo di essere arrivati in tempo.>>

Busso e una voce ovattata mi chiede di entrare.

<<Salve.>> Saluto chiudendomi la porta alle spalle. <<Devo consegnare la domanda di tirocinio, sono ancora in tempo?>>

La segretaria, una signora sulla sessantina con i capelli color cenere e un paio di occhiali tondi sul viso, mi guarda con un'espressione gentile sul viso e, successivamente, lancia un'occhiata all'orologio che sta alle mie spalle, appeso sopra la porta. <<Sei giusto in tempo, stavo per chiudere.>>

Respiro sollevata, mi asciugo la fronte con il dorso della mano

e allungo la domanda tra le sue mani tese. <<Grazie.>>

<<La prossima volta non aspetti all'ultimo minuto, però, è un consiglio che le do'.>> Mi riprende infilando la mia domanda tra le altre. <<Avrebbe rischiato di trovare chiuso se fosse arrivata con un paio di minuti di ritardo.>>

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