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Apro gli occhi per la centesima volta da quando mi sono messa a letto: non riesco ad addormentarmi e, quando lo faccio, dormicchio male e per poco tempo, sognando tesi, ragazzi e foglie d'alloro che si intrecciano in un unico tronco che mi schiaffeggia e mi fa svegliare di scatto.

Sbuffo e guardo l'ora sul telefono appoggiato sul mio comodino e alzo gli occhi al cielo perché, dopo una nottata da dimenticare, fatta di incubi e coperte strappate dal materasso, è ora di svegliarmi e prepararmi perché oggi è il giorno della mia laurea. Questo giorno è finalmente arrivato, ho scritto la tesi, l'ho stampata, fatta rilegare e consegnata alla docente, l'ho studiata, ci ho perso il sonno e ho fatto ancora più amicizia con l'ansia ma ne è valsa la pena perché, dopo questo giorno, sarò finalmente libera dall'università e potrò iniziare il lavoro che amo.

Scalcio le coperte e appoggio i piedi sul freddo pavimento della mia camera e mi stiracchio aspettando qualche istante prima di uscire totalmente dal caldo del mio letto. Lo stomaco mi si attorciglia intorno a tutti gli altri organi interni, creando un groviglio scomposto e pulsante di ansia della quale avrei fatto volentieri a meno.

Mi vesto con il completo che ho comprato con mamma qualche giorno fa, mi pettino i folti capelli e mi trucco leggermente mentre inizio a sentire la casa che si sveglia e i suoi abitanti che si svegliano con lei, iniziando a prepararsi, come me, per questo giorno.

Mi guardo allo specchio mentre calzo le scarpe col tacco che, spero, non dovrò tenere a lungo perché già sento i piedi che protestano contro di me, poi prendo in mano la mia tesi rilegata di rosso e sorrido orgogliosamente allo specchio. Sento il cuore che si fa grande per poter accogliere tutto questo sentimento positivo che sto provando nei miei confronti, e il sorriso mi si allarga ancora di più perché mai mi sono sentita così bene con me stessa. Oggi, più degli altri giorni, mi voglio particolarmente bene perché è grazie alle mie forze se sono arrivata fin qui.

Sospiro e mantengo il sorriso.

Usciamo da casa tutti insieme non appena anche Nicola e Chiara, che ha un pancione enorme e pesante ma ha insistito per venire perché ci teneva a vedermi durante questo giorno, sono arrivati e noi saliamo sulla macchina di papà mentre Chiara e Nicola su quella di mio fratello, diretti tutti alla mia università perché oggi, siccome è un giorno speciale, non c'è il tempo per prendere il treno. Durante il viaggio, Isabella rimane seduta accanto a me e sceglie le canzoni da mettere alla radio e mi costringe a cantarle per non permettermi di pensare che tra poco dovrò discutere la mia tesi di fronte a una commissione di professori.

Appena arriviamo in università, vedo una moltitudine di ragazzi in tiro che sono riuniti in gruppo insieme ai loro famigliari e, con lo sguardo, cerco Diego perché anche lui è qui, anche lui si sta per laureare e anche lui è in uno di questi gruppi insieme ai genitori e, forse, ai suoi amici.

D'un tratto, mentre sono mano nella mano con mia sorella per cercare di tranquillizzarmi, vedo i capelli biondi del mio amico che si muovono in un gruppo di persone che non conosco.

«Eccolo.» Mormoro tirando mia sorella verso quel gruppo perché ho proprio bisogno del mio amico in questo momento.

Diego si volta non appena gli picchietto un dito sulla spalla e noto l'ombra dell'ansia nei suoi occhi chiari.

«Anita!» Esclama realmente contento di vedermi, prima di stringermi in un abbraccio poderoso. Lo stringo a mia volta ed è in questo modo che, entrambi, capiamo che stiamo provando gli stessi sentimenti. «Ciao anche a te Isabella.»

Mia sorella sussurra un "ciao" timido e ci lascia tornando, a grandi passi, dai miei genitori.

Quando ci stacchiamo, lui mi prende per la mano e si allontana per guardarmi, così anche io ho l'opportunità di guardarlo a mia volta. È molto elegante: ha un paio di pantaloni neri, una camicia bianca leggermente sbottonata e una giacca nera come i pantaloni. I capelli sono, immancabilmente, tirati indietro e legati nel solito codino solo che, oggi, i capelli ribelli sono stati ingellati affinché non fuoriescano.

«Sei splendida.» Mormora posandomi un bacio sulla guancia.

«Anche tu.» Rispondo strizzando gli occhi e facendo un sorriso intenso.

Alle spalle di Diego, dal gruppo nel quale era inserito il mio amico, spunta un volto, purtroppo, conosciuto: «Ciao Cesare.»

Il ragazzo guarda me e Diego e, poi, mi saluta. «Ciao Anita.»

Diego appoggia un braccio sulla spalla dell'amico. «Tutto a posto tra voi due, non è vero?»

«Mi piacciono le ragazze e quindi sì, è tutto apposto, vero Cesare?» La butto lì senza pensarci e senza dare il tempo al ragazzo di rispondere alla domanda del mio amico.

«A te piacciono ... che cosa?» Chiede Cesare evidentemente sconvolto.

Diego mi guarda, poi scoppia in una fragorosa risata che fa girare tutte le altre persone intorno a noi, coinvolgendomi nella sua ilarità e facendomi scoppiare a ridere insieme a lui.

«Scusa ma tu lo sapevi?» Chiede Cesare rivolto all'amico che ha ancora un gran sorriso sul viso.

«Sì,» afferma asciugandosi le lacrime, «sì lo sapevo.»

«E scusa non mi hai detto niente?»

«L'ho scoperto da poco.» Gli spiega Diego.

Cesare fa spostare il suo sguardo da me al nostro amico e capisco che è ancora incredulo dalla notizia che gli ho appena dato. «E quindi è per questo che ...»

«Sì, è per questo.» Confermo senza che lui possa finire la domanda perché già so che si riferisce alla prima sera in cui ci siamo conosciuti e a quella in cui ci siamo baciati.

«E quindi non sono io che ho qualche problema?»

«No, ti assicuro che tu non c'entri nulla: semplicemente mi piacciono le ragazze.» Gli spiego con calma.

«Oh, beh che dire?» Mormora corrucciando le sopracciglia, «Meno male.»

Sorrido e annuisco compiaciuta perché sono contenta di aver finalmente chiarito quello che è successo tra di noi. Sono anche felice che Diego non gliel'abbia detto, significa che mi rispetta.

Diego guarda l'orologio e inizia a saltellare sul posto.

«Tra un po' tocca a me.» Spiega per farci capire il suo strano comportamento.

«Posso entrare?» Gli chiedo perché, forse, vedere la laurea di qualcuno potrebbe aiutarmi a far diminuire la mia ansia. O forse no, ma ci tengo ad assistere alla sua.

«Certo.» Sorride lui.

Ascolto attentamente la tesi di Diego mentre lui è seduto, fingendosi calmo, sulla sedia davanti a una decina di professori. La sua tesi è interessante e scritta bene e si vede che ci ha messo passione e cuore per comporla, dal tono di voce che usa e dalla tranquillità che traspare da tutto il suo essere.

Quindici minuti dopo, i professori si alzano in piedi assegnandogli un bel 110 e gli stringono la mano facendogli i complimenti.

«Sei stato bravissimo!» Gli urlo appendendomi al suo collo appena dopo essere usciti dall'aula.

«Grazie!» Ride lui accarezzandomi i capelli. «Ora tocca a te.»

Mi stacco dal suo corpo e lo guardo mordendomi il labbro. «Spero che vada tutto bene.»

«Andrai alla grande, Anita.» Mi rassicura lui. «Anzi, vengo dentro con te per metterti tranquillità.»

«Ma devi festeggiare con i tuoi amici e la tua famiglia.» Obietto corrucciando le sopracciglia.

«Festeggeremo dopo.» Mi prende per un braccio e aspetta che chiamino il mio nome. 

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