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«Ehi Anita, ciao!» Mi saluta Martina non appena entro in classe per il mio ultimo giorno di tirocinio. «Come stai?»

«Tutto bene.» Rispondo fingendo un sorriso.

Tutto bene un corno: sono triste perché è l'ultimo giorno che verrò in questa scuola e sarò circondata da tutti questi bambini che mi zampettano intorno stringendomi nelle loro braccia mentre mi nutrono d'amore. Ho un nodo allo stomaco da giorni e il magone che mi blocca la gola da questa mattina.

«Anita!» Enrico, un bambino mezzano, mi vede e viene ad abbracciarmi le gambe.

«Ciao tesoro.» Lo saluto con un sorriso mentre gli occhi mi si inumidiscono.

Dopo avermi salutata, mi regala un sorriso con due dentini mancanti e torna sul tappeto a giocare con i suoi amici. Sospiro per cercare di mandare via la tristezza e appoggio la borsa al solito banco vuoto.

«Anita, ti serve oggi il documento che mi hai dato qualche settimana fa, visto che è l'ultimo giorno?» Mi chiede Martina dopo aver chiuso la porta quando tutti i bimbi sono arrivati in classe.

Circa a metà tirocinio, ho consegnato alla maestra un documento in cui lei dovrebbe scrivere una mini-relazione su di me e che io, alla fine di tutto, dovrò consegnare alla segreteria dell'università. Mi ero completamente dimenticata di doverlo ritirare.

«Sì, l'hai già compilato?»

Martina fa una smorfia. «No purtroppo. Però se riesco lo faccio oggi mentre i bambini dormono.»

«Fai pure con calma.» Le rispondo.

Sono proprio curiosa di vedere che cosa scriverà sulla relazione che mi farà; chissà se scriverà cose belle oppure no; chissà se dirà che sono stata diligente e seria o se, invece, scriverà che ho giocato troppo con i bambini senza preoccuparmi del resto. Spero di aver fatto una buona impressione su tutte le maestre.

Verso metà mattina mi dirigo, insieme ai bambini, verso la classe di Olivia per partecipare all'ultima lezione di inglese. Il maestro decide, visto che oggi è praticamente l'ultimo giorno perché questa sera ci sarà lo spettacolo e, da lunedì prossimo fino a fine mese i bambini verranno all'asilo ma non faranno molto altro se non giocare, che oggi i bambini, dopo aver provato il balletto e la canzone che faranno durante lo spettacolo di stasera, potranno stare seduti ai tavolini a disegnare e a colorare tranquillamente. Per questo, dopo aver cantato insieme a loro la canzone del pesciolino rosso che dovrebbe insegnare ai bambini l'ordine dei numeri in inglese, mi siedo a un tavolino circondata da alcuni bambini che disegnano.

«Anita,» mi chiama Francesco «oggi non riesco a finire di colorare questo disegno, lo finisco lunedì e poi te lo regalo, va bene?»

«Francy mi piacerebbe tantissimo ricevere il tuo disegno», mormoro mentre gli accarezzo i capelli, «ma lunedì io non ci sarò qui con voi.»

«Ah va bene, allora lo metto nell'armadietto e te lo do martedì.»

Sorrido ingoiando le lacrime. «No tesoro perché non ci sarò nemmeno martedì: oggi è l'ultimo giorno che vengo qui con voi.»

Francesco alza la testa smettendo di colorare.

«Perché?» mi chiede con innocenza.

«Perché io sono venuta qui per un periodo per imparare a fare la maestra, ti ricordi che Martina ve l'ha detto quando sono arrivata?» Aspetto che Francesco annuisca e, poi, vado avanti: «Ecco, il periodo è finito e io devo tornare alla mia scuola.»

Speravo di non dover fare questo discorso, di non doverlo dire a nessun bambino perché speravo che Martina li avesse avvisati e ne avesse parlato con loro e invece, a quanto pare, non l'ha fatto.

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