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Passo il resto della settimana a pensare a ciò che c'è stato tra me Olivia e, ogni volta che vedo la ragazza, provo un senso di imbarazzo profondo, anche se non sembra che lei provi lo stesso nei miei confronti; Olivia, infatti, quando mi incontra mi saluta calorosamente, mi parla normalmente e si comporta come si è sempre comportata, come se tra di noi non fosse mai successo nulla... o forse tra di noi non è veramente mai successo nulla e sono io che mi sto facendo tutti questi viaggi mentali, sto costruendo queste macchinazioni per nulla, perché sembra davvero che, per lei, sia tutto normale. Cos'è successo in realtà? Qual è la verità?

Decido di cercare di comportarmi così anche io e, quindi, a scuola e di fronte a lei faccio la Anita di sempre, quella brava, buona e disponibile, senza particolari problemi che la affliggono mentre, quando sono sola, mi creo i peggiori problemi e non riesco a pensare ad altro.

Tra un pensiero distruttivo e l'altro, la settimana passa, il venerdì finisce e, dopo essermi addormentata tardi perché il mio cervello non voleva spegnersi per riposare, arriva il sabato mattina e mi sveglio a causa della vibrazione del mio telefono sul comodino. Apro un occhio e picchio lo schermo del cellulare per spegnere la sveglia che, stamattina, sembra un trattore. Poi chiudo l'occhio e mi giro dall'altra parte, trascinando con me tutte le coperte. Il cellulare, però, ricomincia a vibrare e mi fa rendere conto che ciò che suona non è la sveglia ma è una chiamata, quindi lo prendo e senza aprire gli occhi per non venire investita da un'ondata di luce accecante, rispondo al mio seccatore.

<<Pronto?>> Dico con voce impastata di sonno.

<<Ma stai ancora dormendo?>>

<<Diego>> brontolo maledicendolo <<è l'alba.>>

<<Ma lo sai che ore sono?>> Mi chiede spazientito lui.

<<No.>> Mugugno <<E non voglio neanche saperlo: voglio solo dormire.>>

<<Sono quasi le 10 del mattino Anita.>> Mi informa lui e io mi decido ad aprire un occhio per controllare l'orario sul telefono. Diego ha ragione: mancano due minuti alle 10.00, avrei dovuto essere sveglia da un pezzo per ricopiare gli appunti delle lezioni che non ho copiato questa settimana

<<Mh.>>Mugugno contrariata: chi ha dato il permesso al tempo di scorrere così velocemente?

<<Dai Anita: alzati che ho una proposta da farti.>> Ha la voce fin troppo squillante per i miei gusti, soprattutto perché è sabato mattina, ho dormito pressappoco cinque ore e mi sono svegliata tre minuti fa.

<<Cosa mi vuoi proporre?>> Ho praticamente la bocca attaccata al cuscino perché non ho ancora avuto la forza di mettermi almeno seduta sul letto.

<<Usciamo questa sera.>> Non è una proposta ma un'affermazione.

<<Mh.>> Mugugno ancora più contrariata di prima.

È strano che io esca il sabato sera. Non lo faccio quasi mai essenzialmente per due motivi che sono collegati tra di loro: il primo motivo è che non ho praticamente nessuno con cui uscire visto che ho pochi amici e, quelli che ho, hanno altri amici con i quali preferiscono uscire; il secondo motivo è che i miei amici frequentano bar, locali, discoteche ed io, in questi luoghi, sono talmente goffa da sembrare un pesce che cerca di arrampicarsi su un albero. Non sono tipa da musica a palla, balli scatenati e persone che si ammassano tutte in una sala, sono più tipa da cinema, amici intimi a casa e baretto abituale in cui ci sono poche persone conosciute. Non che ci sia nulla di male a preferire uscire con grandi compagnie per andare a ballare, per carità, ma non è proprio il mio genere anche se, quando ero più piccola, qualche volta ho frequentato anche io locali del genere, più per far contenti i miei amici che per un divertimento personale. Crescendo sono diventata più selettiva e meno incline ad accontentare gli altri se la loro proposta non rende felice anche me.

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