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Mi fiondo nell'armadio e inizio a prendere tutti i vestiti che ho, poi li metto sul letto abbinando pantaloni e gonne a magliette e camicette adeguate. È il giorno della cena con la mamma di Liv e il suo compagno e sono in ansia perché non so che cosa mettermi. Vorrei un vestito che dica "eccomi, sono una brava ragazza, tranquilla e giudiziosa" ma che non mi faccia sembrare troppo suora di clausura. Vorrei indossare qualcosa che mi rappresenti alla perfezione e che dica "questa sono io".

«Questo non va bene.» Mormoro davanti allo specchio mentre, in mutande e reggiseno, mi metto davanti al corpo un paio di pantaloni bianchi e una canottiera rosa. «Decisamente no.»

Li rimetto sui loro appendini e li ripongo, con cura, nell'armadio per evitare che si stropiccino. Poi prendo un vestito completamente rosso e me lo provo, mettendomi anche un paio di sandali col tacco neri ma, anche questa volta, l'abito finisce sul suo appendino nell'armadio perché non mi sembra il caso di indossare un vestito di quel colore la prima volta che incontro la mamma della mia ragazza. Va bene che non vorrei sembrare troppo castigata, ma nemmeno troppo volgare. Anche se adoro questo vestito e il rosso è uno dei miei colori preferiti. Non avrei remore a metterlo nel caso dovessi incontrare qualcun altro ma, siccome è la mamma di Liv e non so che tipo è, vorrei fare una buona impressione. Ah questi pregiudizi nei confronti dei colori.

Mi provo questo, quello e quell'altro, provo tutto, creo combinazioni e disfo completi e dopo un'ora e dopo aver messo tutti i vestiti nell'armadio, mi butto sul letto frustrata perché non c'è nulla che mi stia abbastanza bene da poter essere messo per incontrare la persona più importante della vita della mia ragazza.

Per farmi accettare ancora di più, nel caso stessi loro antipatica, ho deciso di prenderli per la gola: questa mattina mi sono svegliata all'alba e ho preparato un dolce. È un semplice tiramisù ma spero davvero che loro apprezzino.

La porta della mia camera, ad un tratto, si apre mentre cerco di reprimere lo scoppio di una crisi isterica e guardo la persona che è appena entrata senza chiedere il permesso di farlo.

«Che stai facendo?» Chiede Isabella volteggiando nella mia camera.

«Ammiro il soffitto.» Dico in tono stizzito sia perché non riesco a trovare nulla da mettere, sia perché mia sorella è appena entrata nella mia camera senza bussare.

Isabella alza la testa puntando il naso all'insù e, poi, torna a guardarmi.

«E com'è?» Mi chiede.

«Bianco.» Rispondo placidamente io.

Mia sorella sbuffa contrariata sedendosi a gambe incrociate sulla sedia della mia scrivania.

«Dai Anita, che stai facendo? Ti ho sentita fare non so che fino a qualche istante fa.»

Piego le braccia e mi appoggio coi gomiti sul letto. «Stavo cercando qualcosa da mettermi stasera.»

Isa gira sulla sedia mentre ascolta le mie parole, poi torna a guardarmi col sorriso sul viso, come se fosse appena scesa dalle montagne russe. La sua espressione divertita semplicemente grazie a una giravolta su una sedia, mi fa tornare un po' il buon'umore perché adoro quando mia sorella è così serena e non è arrabbiata con il mondo intero.

«E dove vai stasera?»

«A mangiare a casa della mamma di Liv.»

Isabella si alza dalla sedia, girovaga annoiata per la stanza e approda di fronte al mio armadio ancora aperto.

«E cosa hai deciso di metterti?»

«Non ho deciso.» Mormoro piattamente.

«Beh ma», mormora lei mentre fa passare i miei vestiti sugli appendini, «non devi andare in un locale o in un ristorante di lusso, quindi non ti serve un vestito particolare, no?»

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