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Mi guardo nello specchietto retrovisore della macchina e controllo che i capelli siano in ordine e che il trucco non sia sbavato. Mi passo un po' di burro di cacao alla fragola sulle labbra per colorarle leggermente di rosso e, dopo essermi controllata un'ultima volta, apro la portiera, esco dalla macchina e mi dirigo, a passi incerti, verso la scuola.

"Stai calma Anita", mi dico, "respira. Andrà tutto bene". Cerco di convincermi per non rischiare di svenire in mezzo alla strada prima ancora di mettere piede sul gradino della scuola.

Mentre mi avvicino, vedo dei bambini che, con lo zainetto in spalla, trotterellano, infagottati nei loro giubbottini più grandi di loro, mano nella mano con un adulto, nel cortile della scuola. Li guardo entrare e penso che, tra poco, conoscerò tutti i loro nomi e li guardare giocare e faranno parte della mia vita. Questo pensiero mi da la spinta giusta per aumentare il passo e di varcare la soglia con un sorriso sul viso.

<<Buongiorno.>> Mormoro stringendomi nelle spalle mentre attraverso l'entrata della scuola e mi trovo davanti la direttrice.

<<Ciao cara, benvenuta.>> Allarga le braccia e mi accoglie a scuola. <<Vieni, ti mostro l'aula.>> Mi fa un cenno e la seguo come un anatroccolo che segue la mamma. Mentre cammino facendomi strada tra la moltitudine di bambini che stanno infestando questo corridoio, i miei occhi zigzagano alla ricerca di biondi capelli corti ma, anche per questa volta, rimango delusa perché entro in classe senza aver salutato la maestra che, due mesi fa, mi ha aiutata.

<<Martina, è arrivata la tirocinante.>> Dice la direttrice entrando nell'aula e andando verso la figura che sta al centro della stanza impegnata a parlare con un paio di nanerottoli.

Lei si volta e mi sorride gentilmente. È più grande di Olivia, potrebbe avere l'età di mia madre. Probabilmente mi hanno affidato a lei perché ha più esperienza. <<Ciao, io sono Martina, piacere.>>

Martina è una bella donna alta e snella, con la pelle olivastra, i capelli lunghi neri sono legati in una mezza coda che le lascia liberi due ciuffi di capelli più corti che le incorniciano il viso; gli occhi, anch'essi neri, mi scrutano veloci dall'alto in basso. 

<<Anita.>> Mormoro timidamente abbassando lo sguardo.

<<Ho saputo che un paio di mesi fa sei venuta ma io non c'ero e quindi ti ha aiutato la mia collega.>> Mi dice storcendo, in modo impercettibile, le labbra, come se il fatto che Olivia abbia fatto le sue veci, la infastidisse. Annuisco e faccio spallucce come per dire che, anche se lei non c'era, Olivia mi è stata molto utile e che, grazie a lei, sono riuscita a compilare il mio progetto di tirocinio. <<Bene, quali sono i tuoi obiettivi?>>

Senza dire una parola, apro la borsa, estraggo la busta di plastica nella quale ho inserito, per sicurezza, tutti i documenti per il tirocinio e le mostro il mio progetto. La maestra prende il foglio e lo legge attentamente mentre io inizio a studiare l'aula che mi ospiterà per i prossimi mesi e bambini che giocano senza litigare.

<<Mi sembrano degli obiettivi interessanti.>> Mi dice consegnandomi il foglio dopo averlo letto per qualche istante. <<Il mutuo insegnamento lo metto in pratica molto spesso, soprattutto quando devono andare in bagno o quando andiamo in mensa o anche quando facciamo un lavoretto, quindi affianco un bambino grande a un bambino piccolo.>> Mi informa e io annuisco interessata. <<Il progetto in lingua inglese, invece, non si svolge nella mia classe ma nella classe di Olivia, la ragazza che ti ha aiutato quel giorno.>> Mi dice e il mio stomaco di stringe in una morsa perché, adesso, ho paura che Martina non mi faccia seguire le lezioni visto che è lei la mia tutor e non Olivia. <<Tutti i grandi di tutte le sezioni, un giorno della settimana, vanno nella classe dei gialli, la classe di Olivia, dove li aspetta il maestro madrelingua, Richard.>>

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