27

12 1 1
                                    

«Liv, che te ne pare di questa frase come finale della mia relazione di tirocinio: "In tale contesto ho sperimentato quanto sia importante la centralità del bambino nel contesto educativo, in quanto persona e soggetto attivo e protagonista della sua educazione e del suo percorso di crescita. Dando importanza al bambino, le maestre, accettano, capiscono e tengono in considerazione i tempi, le diversità, le capacità e anche le varie difficoltà dei bambini per permettere loro di vivere in armonia e di sentirsi integrati completamente nel contesto scolastico della Prima Infanzia. Sono sicura che l'esperienza vissuta e le varie conoscenze che ho appreso durante il mio tirocinio, costituiranno una solida base per il mio futuro lavorativo."?» Chiedo leggendole la parte finale della mia relazione prima di inviarla alla Bizzaglia. «Ho fatto qualche modifica, potrebbe andare?»

Sto lavorando a questa relazione da tre mesi, da quando ho finito il tirocinio e sono riuscita a mettere ordine nella mia vita, e, ora che l'ho finita, sono insicura di ogni frase scritta perché la Bizzaglia mi fa ancora un certo effetto.

Olivia è a casa sua. Stasera non ci siamo potute vedere perché lei aveva una cena con sua mamma e il suo compagno e io ne ho approfittato per rileggere, per l'ennesima volta, il mio elaborato.

Dopo la cena, tornata a casa e messasi a letto insieme ad Artemisia, Liv mi ha chiamata per la nostra abituale chiacchierata serale.

«Anita, l'abbiamo letta e riletta centinaia di volte questa relazione: è perfetta. Ora inviala alla prof.» Mormora lei con tono stanco. «Te l'ha detto anche Diego quando gliel'hai fatta leggere settimana scorsa. È ora di finirla e mandarla alla Bizzaglia, non riuscirai a migliorarla ancora, non senza l'aiuto della prof.»

Inizio a mangiucchiarmi le unghie e la pancia inizia a brontolare dalla paura perché l'ansia di inviare alla prof la mia relazione e il fatto che lei potrebbe dirmi che non va bene e che devo rifare tutto, mi paralizza. Il problema è che devo finirla almeno prima di dicembre, altrimenti non posso laurearmi, però questa consapevolezza cozza con la paura di sapere che il lavoro che ho fatto in queste settimane potrebbe essere da buttare. Quindi preferisco non mandare nulla per non sapere. Sono una codarda ansiosa. E anche procrastinatrice.

«Hai ragione.» Mormoro perché, comunque, so che ha ragione Olivia e che è inutile rimandare l'inevitabile contatto con la mia tanto temuta professoressa.

«E allora che cosa stai aspettando? Invia tutto, tesoro.» Mi sprona lei. «Lo so che ce la fai. Lo so che, in fondo, sei coraggiosa. Dai, è solo un'e-mail.»

Mi immagino Olivia accanto a me mentre mi dice queste parole. Chiudo gli occhi e la vedo seduta sulle mie ginocchia mentre mi accarezza i capelli e mi da bacetti leggeri sulla fronte e sulle guance, solo per darmi coraggio.

Quando apro gli occhi, un'ondata di determinazione mi fa scrivere un'e-mail alla prof, allegare il file con la relazione e premere il tasto invia.

«Fatto.» Sospiro e, d'un tratto, mi sento più leggera.

«Bravissima!» Si congratula Olivia con me, come se avessi appena finito di scalare l'Etna, «Hai visto che non era poi così difficile?»

Ridacchio al telefono mentre spengo il computer e lo chiudo. «Ho i miei tempi, Liv, lo sai.»

«Lo so, lo so.» Risponde lei e poi la sento fare qualche complimento al gatto, mentre io mi infilo, finalmente, a letto.

«Allora, raccontami un po' della cena.» Le dico appoggiando la testa sul cuscino e rilassandomi.

«Ho mangiato tantissimo, come un piccolo facocero; infatti, appena tornata a casa, prima di mettermi a letto, ho dovuto farmi una tisana digestiva.»

NaturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora