Ci mettiamo in macchina e, quando Olivia mette in moto e ci allontaniamo da casa, mi accascio sul sedile chiudendo gli occhi.
«Che hai?» Mi chiede lei appoggiandomi una mano sulla coscia e stringendo facendo nascere, così, il solito formicolio nella mia pancia.
«Mi dispiace per l'inconveniente.»
«Quale inconveniente?»
«Il pranzo con la mia famiglia.» Mormoro passandomi una mano nei capelli e rendendoli momentaneamente scompigliati.
«A me fa piacere.»
«Come?»
«Mi fa piacere conoscere i tuoi.»«Ah.»
«Tu no? Non sei felice che io li conosca?» Chiede ironicamente perché ormai, grazie a mia madre, sa qual è la risposta a questa domanda.
Respiro e apro gli occhi guardandola. «Non è che io non voglia che tu li conosca, è che ... insomma loro ... loro sono un po' così.» Spiego ma non mi capisco nemmeno io e quindi sono sicura che Olivia continuerà il discorso.
«Tu i miei li hai conosciuti con tutti i loro difetti: il ritardo cronico di Gian e l'iperprotettività patologica di mamma. quindi anche io dovrò imparare a conoscere tutti i lati dei tuoi, non mi importa "se sono un po' cosi" come li definisci tu.» Mormora guardando prevalentemente la strada ma gettandomi, comunque, delle occhiate per tenere d'occhio la mia espressione. «Stiamo insieme da mesi, ci conosciamo e piacciamo da molto di più, sarebbe anche ora che io li conoscessi e che loro conoscessero me. Se ti devo dire la verità», mormora con un sorriso, «non vedevo l'ora che me lo chiedessero.»
Mi mordo il labbro e inizio a giocherellare con una ciocca di capelli, arrotolandomela e srotolandomela sul dito.
«Sì ma loro non lo sanno.» Sussurro piano, vergognandomi delle mie parole.
«Non sanno cosa?»
«Che stiamo insieme.»
L'auto sbanda leggermente ma non tanto quanto basta a farci finire fuori strada, perché Olivia ha un controllo ferreo sulla sua macchina.
«Non gliel'hai ancora neanche accennato?» Chiede sconvolta.
Io abbasso lo sguardo e scuoto la testa. Improvvisamente, le mie gambe fasciate da un paio di pantaloni neri, mi sembrano molto più interessanti del tramonto.
«Che cosa stai aspettando, scusa?»
«Te l'avevo detto che avevo bisogno di tempo.» Mi giustifico iniziando a tormentarmi le mani.
«Sì ma credevo tu avessi bisogno di uno, massimo due mesi. Ne sono passati quasi cinque.» Parcheggia di fronte al suo condominio e, dopo essersi slacciata la cintura di sicurezza, rimane seduta sul sedile e si volta leggermente col corpo per guardarmi meglio.
«Non è facile.» Mi stringo nelle spalle.
Non sa quante volte ci ho provato, quante volte ho avuto la tentazione di farlo e quante volte qualcosa nella mia testa mi chiudeva la bocca. Io non sono come lei che ci ha messo relativamente due settimane a confessare la verità ai suoi genitori. Io sono più paurosa.
«Lo so che non lo è ma devi anche capire che non ha senso aspettare tutto questo tempo per confessare ai tuoi genitori che stai con qualcuno.» Appunta lei muovendo il collo a destra e a sinistra.
«Il problema non è che sto con qualcuno.» Mormoro iniziando a strapparmi, piano e dolorosamente, tutte le pellicine morte che ho attorno alle dita, rendendole rosse e doloranti. «Il problema è con chi sto.»
«Ti vergogni di dire loro che stai con me?» Chiede portandosi una mano al petto e iniziando a giocare con il punto luce che tiene sempre al collo.
«Non sei proprio tu il problema.» Mormoro con voce tremante. «Il problema è che sei una ragazza.»
Olivia si passa una mano sul viso scompigliandosi anche i capelli.
«Siamo ancora a questo punto? Dopo cinque mesi e tutto quello che è successo tra di noi?»
Mi sta facendo sentire piccola. Non credo di meritarmi di sentirmi così in questo momento.
«Io l'ho accettato.» Mi giustifico alzando gli occhi e guardandola, trovando un briciolo di coraggio per affrontarla almeno faccia a faccia. «Sono loro che, sicuramente, non lo faranno.»
Liv scuote la testa. Sento la sua rabbia che sta montando dentro di lei.
«Non lo puoi sapere se non lo accetteranno finché non glielo dirai. E poi mi sembrano dei genitori amorevoli e comprensivi, vedrai che ti accetteranno. Magari ci rimarranno un po' male perché, come mi hai detto tu, sono particolarmente religiosi, ma vedrai che poi ti accetteranno perché ti vogliono troppo bene. E poi non è che tutti coloro che sono religiosi, sono per forza contro agli omosessuali, cos'è questo cliché, Anita?»
Sospiro rassegnata: Olivia non accetterà mai il fatto che io sappia esattamente quale sarà la loro reazione perché li conosco, ho sentito per anni i loro discorsi e i loro commenti omofobi. Lei non può capire.
«Okay.» Rispondo. «Ma dammi ancora un po' di tempo.»
«Quindi presumo che non glielo dirai entro domenica.»
«No.» Di questo sono sicura.
«E io come dovrei presentarmi alla tua famiglia?» Mi chiede grattandosi la fronte e spostandosi, così, i ciuffi di capelli biondi che le erano ricaduti davanti agli occhi.
«Come un'amica.»
Lei mi guarda e, poi, alza gli occhi al cielo. «Andiamo in casa.»
Percorriamo il vialetto e saliamo le scale in silenzio. Temo che lei si sia arrabbiata con me.
«Ma la cosa più divertente», mormora mentre chiude la porta di casa e ritrova il suo sorriso, contagiandomi con la sua serenità. «è che domenica dovrò venire a messa e io non sono credente.»
Rido insieme a lei e inizio ad immaginarmi la scena di un'Olivia imbarazzata e impacciata mentre sta seduta al banco e non sa quando alzarsi, sedersi o inginocchiarsi.
«Vorrà dire che guarderò i dipinti e gli affreschi all'interno, va bene?» Mi chiede appoggiando le chiavi sul bancone della cucina e sedendosi su una delle due sedie.
«Quello che faccio io da un po' di tempo, insomma.»
Finisce di ridere mentre gira con la sedia e guarda il mondo in un grande e veloce girotondo.
«Che vuoi fare stasera?» Mi chiede quando si ferma.
Io mi avvicino con passo felpato, le prendo la mano e inizio a baciarle il collo mentre la trascino sul divano.
«Avrei un'idea.» Mormoro mentre ci sdraiamo sulla morbida pelle bianca.
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Natura
RomanceÈ l'ultimo anno di Università e Anita, prima di potersi laureare in Scienze della formazione, deve fare tirocinio. Fa domanda in un asilo vicino al suo paese dove incontra Olivia una giovane maestra che, più delle altre, la aiuta in questo suo perco...