CAPITOLO 38

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SE NON HAI ANCORA LETTO I DUE CAPITOLI PRECEDENTI, CORRI A FARLO🔥🔥

Stavo letteralmente morendo di fame.
<allora te le prenderò con la forza> esclamai scendendo dal muretto e posizionandomi di fronte a lui.
Strinse leggermente gli occhi <sono proprio curioso di vedere come farai>.
Cercando di essere il più rapida possibile allungai una mano verso il pacchetto di patatine per afferrarlo, ma lui fu ancora più svelto e lo tenne in alto.
Risalii nuovamente sul muretto e mi misi vicino a lui tentando di recuperare quelle patatine.
Per evitare di cadere non restai in piedi ma inginocchiata.
Jughead faceva dondolare il sacchetto da destra a sinistra e mi sfuggiva ogni volta.
Sorrisi leggermente, forse avevo trovato un modo per distrarlo.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui e mi allungai nuovamente poggiando una mano sulla sua spalla.
Mi circondò il bacino con un braccio <così Betty sei in una posizione molto compromettente> rise, ma le patatine non le lasciò andare.
Senza avvisarmi scese dal muretto e io per non cadere mi aggrappai a lui.
<volevi per caso ammazzarmi?> esclamai.
Ero ancora in braccio a lui, e mi spinse contro la parete di un auto fino a quando la mia schiena toccò la superficie dura.
Avevo le gambe strette intorno alla sua vita.
Lo guardai negli occhi e dopo averci riflettuto mi avvicinai ancora di più a lui e gli diedi un bacio talmente leggero che quasi non sentii il contatto fra le nostre labbra.
Mi ero completamente dimenticata della mia fame, ma a quanto pare lui no.
<le patatine non te le do comunque, Betty> mi sussurrò all'orecchio staccandosi da me.
Rimisi i piedi a terra e lo guardai sbalordita allontanarsi.
Se ne stava veramente andando?.
Non potevo rincorrerlo, non potevo fare anche quella figura.
Mi voltai e andai per la mia strada.
Non capivo il motivo per cui si comportasse così.
Non ci stavo capendo nulla.

Arrivata a casa sul mio letto trovai una lettera.
La aprii e lessi.
Non era una lettera destinata a me:

La notte non riesco a chiudere occhio pensando a te.
Pensando che ora che sei qui vicino a me non possiamo nemmeno rivolgerci la parola.
Mi manchi.
Ti posso giurare che io di quella storia non ne facevo parte.
Mi manchi Polly.

Decisamente non era una lettera per me.
Il mittente non era scritto e dalla calligrafia non riuscivo a capire.
Dopo averci pensato decisi di non dire nulla a mia sorella; o almeno per il momento.
Andai a letto sfinita e pensai a cosa dire a Jughead: dovevamo chiarire quella situazione.
Mi alzai di colpo dal letto, io avevo ancora un sacchetto di droga nel cassetto.
Mi misi le mani fra i capelli e cercai la chiave con cui avevo chiuso il mobiletto e una volta trovata aprii.
Tirai un sospiro di sollievo: era ancora lì.
Titubante mandai un messaggio a Jughead, contro la mia volontà.

-da me:" domani ti devo parlare"

Visualizzò e non rispose. Solito, stupido, insopportabile Jughead.
Si, certo... talmente insopportabile che la notte non riuscivo a dormire pensando a lui...

Mi svegliai prima quella mattina e dopo essermi vestita mi avviai verso scuola senza neanche fare colazione.
<Betty, poi ti devo parlare di una cosa importante> mi disse la mia amica appena mi sedetti vicino a lei a lezione.
Annuii <qualcosa di grave?>.
Fece spallucce e sorrise.
Appena la prof entrò in classe le feci cenno di parlarne dopo.
A quanto pare quella era la giornata delle rivelazioni; ma ancora non sapevo che quelle erano solo la punta dell'iceberg.

Una volta uscita dalla classe, durante la ricreazione, mi sentii presa per un braccio e trascinata di lato.
<Jughead ma che fai?!> esclamai cercando di mostrarmi infastidita.
<che cosa volevi dirmi?> mi domandò. Dai suoi occhi percepii che sembrava quasi preoccupato.
Controllai che nessuno ci guardasse e dissi con un filo di voce <io che ci faccio con un sacchetto di droga in camera?>.
<ora ti droghi?> chiese ridendo.
Gli tirai un coppino <idiota> sibilai <è quella che mi avevi dato tu>.
Tornò serio.
<per questa storia me la vedrò io, tu non ci pensare> disse.
Lo tenni fermo per una manica <no, non se ne parla> poi aggiunsi <è tutta colpa mia se Lory ce l'ha con me. Non posso scaricare tutto su di te> esclamai.
Sospirò <Betty, è pericoloso>.
<lo è anche per te> ribattei, dopo qualche secondo dissi <o forse pensi che io non sia all'altezza?> mi irritai, e a quanto pare anche lui si stava scaldando.
<non ho mai detto questo> rispose con tono di voce fermo.
<però lo pensi> esclamai.
Fece un lungo respiro e senza guardarmi in faccia si sistemò il cappello.
Con un tono di voce più calmo domandai <Jughead, perché vuoi fare tutto da solo?>.
Non rispose.
<Jughead> lo richiamai.
Si chinò verso di me <perché voglio tenerti fuori da questo casino>.
Scossi la testa <ci sono già dentro> sorrisi.
Sbuffò e io corsi in classe; non dovevo arrivare in ritardo alle lezioni.

<ora ho una nuova compagna di banco?> rise acida Cheryl quando fui costretta a sedermi a fianco a lei.
<non c'era più posto> risposi senza guardarla.
Il display del telefono si illuminò mostrandomi il nome di Jughead.
Mi voltai verso Cheryl quando le cadde una penna dal banco, e improvvisamente, come un'onda venni invasa da un ricordo soffocante.
D'improvviso mi ricordai di Cheryl e di Jughead.
Mi allontanai leggermente da lei; non potevo credere di aver toccato ciò che prima era di quella ragazza rossa dagli occhi grandi ma perfidi.
Cercai di rimuovere quella sensazione di fastidio e mi concentrai sulla lezione.
Dovevo capire che cosa fosse successo fra quei due.

Appena la campanella che segnò la fine della giornata suonò, lessi ciò che il ragazzo con il cappello mi aveva scritto.

-da Jughead:" dopo cena ti aspetto al parcheggio di pop's. Porta 'tutto'".

Con quel 'tutto' avevo capito si riferisse a ciò che avevo chiuso nel cassetto di camera mia.
Risposi al messaggio e tornai a casa.
Avevo promesso a Polly di andare a fare un giro ad una città non troppo distante dalla nostra.

Io e Polly avevamo fatto più tardi del previsto e avevamo cenato fuori.
<mamma ci ucciderà> rise.
Guardai l'orologio; stavo facendo tardi.
<potresti lasciarmi qui?> domandai.
<qua? Ma non torni a casa?> mi chiese alzando un sopracciglio.
<poi ti spiego> dissi frettolosa e scesi dalla macchina.
Appena l'auto grigia di mia sorella si allontanò controllai che il pacchetto che dovevo portare a Jughead fosse ancora sul fondo della borsa e poi mi incamminai.

Quando arrivai al parcheggio di Jughead non c'era ancora nessuna traccia.
Aspettai per diverso tempo fino a quando lo vidi sbucare da una via.
<eccoti finalmente> esclamai.
Sorrise <sapevo saresti arrivata prima di me> poi aggiunse <abbiamo un bel pezzetto di strada da fare a piedi>.

Era già buio a quell'ora, ma sapere che Jughead era lì di fianco a me, mi faceva stare più tranquilla.
Dovevo chiederlo.
<oggi ho visto Cheryl> iniziai con un filo di voce <che cosa è successo fra di voi?>.
<Betty non è il momento di parlarne> rispose piano.
Aggrottai alla fronte <si che lo è> mi fermai e lo guardai.
<non è importante> disse senza guardarmi.
Lo tirai per la giacca e lo costrinsi a sostenere lo sguardo <voglio capire che rapporto avete avuto> esclamai, ma poi mi corressi subito <o che forse avete ancora> sentivo gli occhi bruciarmi.
Lui si scrollò dalla mia presa e alzando il tono di voce disse <e va bene Betty, vuoi sapere di me e di Cheryl?> fissò i suoi occhi nei miei.
Capii che tutto ciò che avrei sentito da quel momento in poi non mi sarebbe piaciuto.
Per niente...

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EII, CI SONO PARECCHIE COSE ANCORA DA RISOLVERE... E ALTRE DA SCOPRIRE😏

RIVERDALE|  BETTY & JUGHEAD Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora