CAPITOLO 49

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Andai a sedermi in classe e scoprii che quel vestito aderente che indossavo non mi permetteva di starmene comoda sulla sedia.
Fui sicura che il giorno dopo avrei continuato a vestirmi come al mio solito.
<Wow Betty, come mai questo outfit?> domandò Veronica entusiasta.
Feci una smorfia <per cambiare un po'>.
Sorrise <ormai non ci speravo più>.
La prof entrò in classe e interruppe il nostro discorso.
<signorina Cooper, la aspettano fuori dalla classe> mi informò la professoressa rivolgendomi un sorriso di cortesia.
Dubbiosa sull'identità della persona che mi aveva chiamata, uscii dall'aula.
Inizialmente non vidi nessuno, ma quando guardai verso la fine del corridoio vidi Jughead appoggiato agli armadietti mentre con un sorriso beffardo mi guardava.
Mi incamminai verso di lui e chiesi <sei stato tu a chiamarmi? Che succede?>.
Aveva fra le labbra uno stuzzicadenti preso sicuramente dai pacchetti di merendine delle macchinette.
<stavo pensando che non mi andava di lasciarti in classe vestita così> rispose con un mezzo sorriso.
Arrossii subito e cercai di non farlo notare.
<non posso saltare le ore di scuola> dissi agitata.
Si staccò dagli armadietti e si avvicinò a me <per un'ora non morirà nessuno>. Mi prese per una mano e mi condusse verso l'uscita.
<ma qual'era il problema di restare in classe con questo vestito?> domandai perplessa.
<di prima mattina i ragazzi sono tutti più eccitati> rispose con un risolino.
Ci fu un attimo di silenzio <e di certo io non sono una ragazza> mi fece l'occhiolino.
Feci una smorfia e mi finsi contraria.
<dove stiamo andando?> chiesi.
Non mi rispose e continuò a guidarmi.

<non si può aprire questa porta> esclamai quando ci trovammo di fronte ad una porta grigia che stava sempre chiusa e vietata agli alunni.
Tirò fuori una chiave, che sicuramente non doveva essere in mano sua, e aprì.
Dall'altra parte c'erano delle scale.
<vai prima tu> dissi quando notai la pendenza di quelle scale; non volevo stare davanti a lui con quel vestito, e a quanto pare lui aveva capito dato che sorrise.
Quegli scalini mi fecero venire il fiatone talmente erano fitti e alti, ma una volta arrivata in cima capii che ne era valsa la pena.
Jughead mi aveva portata sul tetto della scuola che era come un terrazzo; la vista era qualcosa di meraviglioso.
Da quella posizione si poteva vedere tutta la piccola cittadina di Riverdale e tutti i boschi che la circondavano rendendola isolata.
Sentii Jughead avvicinarsi a me.
<è bellissimo> dissi contenta.
Mi poggiò un braccio sulle spalle e mi strinse a lui.
Lassù il vento era più forte, e un brivido mi fece tremare leggermente.
<hai freddo?> domandò lui.
Scossi la testa <no, va bene così> poggiai la testa sulla sua spalla e circondai con le mie braccia il suo addome coprendomi un po' con la sua giacca.
<perché non hai voluto dire di noi ad Archie ieri?> chiese lui d'un tratto.
Sospirai <perché ho paura della reazione che potrebbero avere tutti quelli che ci stanno intorno> poi aggiunsi <e anche la mia famiglia...>.
Giocherellò con un bordino del mio vestito e non disse nulla.
Ebbi paura che questa cosa lo scocciasse.
<forse è meglio tornare in classe> dissi dopo un po'.

<dove eri sparita?> domandò Veronica agitata appena mi vide dopo la prima ora.
<una storia lunga> risposi tranquilla.
Chuck si avvicinò a noi.
<buongiorno ragazze> salutò <specialmente a te Betty>.
<che cosa vuoi?> chiese la mia amica.
<è difficile non notare Betty questa mattina> sorrise <se sono qui è solo colpa tua e di questo vestito rosso>.
Non sopportavo più quel ragazzo, non faceva altro che mettermi a disagio.
<ora puoi anche andartene> esclamò Veronica in mia difesa.
Chuck sbuffò <se sei invidiosa non è un problema mio> guardò la ragazza dai capelli corvini.
<non deve essere gelosa proprio di un bel niente> sbottai.
Il ragazzo con il suo solito sorriso malefico si allontanò da noi due.

Dopo la mensa, in corridoio, incontrai Jughead.
<ehi> lo salutai sorridendo. Ma subito il mio entusiasmo sparì quando vidi che lui non mi degnò nemmeno di uno sguardo e proseguì dritto.
"Forse non ti avrà visto" pensai.
"Impossibile, ti ha pure guardata" rispose una vocina.
Cercai una giustificazione a quello che il ragazzo con il cappello aveva appena fatto, o meglio, non aveva fatto; ma non ci riuscii.
Circa un'ora dopo gli mandai un messaggio, ma lui nemmeno visualizzò.
Iniziavo a preoccuparmi, che si fosse già stancato di me?.

Tornai a casa nel pomeriggio tardi, e dopo essermi fatta una doccia iniziai a studiare.
Prima di cena mi feci coraggio e dopo aver preso in mano il telefono, chiamai Jughead.
<il cliente da lei chiamato, non è al momento raggiungibile> disse l'odiosa vocina già registrata del telefono.
Lanciai il telefono sul letto arrabbiata.

JUGHEAD POV'S:
Dopo aver riaccompagnato Betty in classe mi diressi verso la mia aula, avevo deciso di mostrarle quel terrazzo dato che era uno dei miei posti preferiti.
Un messaggio mi fece fermare in mezzo al corridoio. Era da parte di mio padre.
"Non può essere" pensai dopo aver letto.
Misi il telefono in tasca.

Qualche ora dopo incontrai Betty per i corridoi e decisi volontariamente di evitarla, non volevo che scoprisse nulla.
Non risposi nemmeno ai suoi messaggi e chiamate.
La sera andai da mio padre, aveva chiesto di vederci.
Entrai nella sua stanza e lo salutai.
<hai letto bene il messaggio che ti ho inviato questa mattina?> chiese sedendosi sulla sedia.
<si, ma non puoi farlo> risposi pacato.
Si alzò in piedi <decido io che cosa si fa> esclamò <e quella famiglia è troppo pericolosa>.
Strinsi i pugni <non puoi ricorrere sempre alla violenza>.
Si avvicinò <sei sempre stato dalla mia parte Jughead, perché ora mi remi contro?>.
<perché non stai facendo la cosa giusta>.
<ne avevamo già parlato mesi fa di questo piano, e tu eri totalmente d'accordo> tuonò mio padre.
<beh ora non lo sono più> lo guardai dritto negli occhi.
<la famiglia Cooper, compresa Betty, sono erbacce> esclamò iniziando ad incazzarsi.
<Betty non c'entra nulla> dissi stringendo la mascella.
<si che c'entra, e se ce ne sarà bisogno pagherà anche per tutta la sua famiglia> disse alzando il tono di voce.
Iniziai ad innervosirmi seriamente.
<lascia fuori Betty> esclamai.
Mio padre in un secondo fu su di me e mi prese per il colletto stringendo.
Cercava di intimorirmi, ma io ressi lo sguardo e gli feci capire che ero arrabbiato tanto quanto lui

 Cercava di intimorirmi, ma io ressi lo sguardo e gli feci capire che ero arrabbiato tanto quanto lui

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<si fa come dico io> quasi urlò, poi aggiunse <quindi, o sei con me, oppure sei contro>.
Deglutii, mi ero promesso di tenere Betty al sicuro e di non farla soffrire, eppure stavo rischiando di farle seriamente del male...

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EHI, CHE COSA STARÀ SUCCEDENDO?
DOMANI ALLE 22.00 NUOVO CAPITOLO❤️

RIVERDALE|  BETTY & JUGHEAD Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora