CAPITOLO 14

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<sicuro non sia un problema riportarmi a casa?> chiesi nuovamente una volta salita in macchina insieme a Simon.
<devi solo dirmi dove abiti> sorrise lui.
<vicino... puoi lasciarmi da pop's> decisi di dire.
Strinse la presa sul volante <che c'è, non ti fidi di me?> domandò.
<cosa? No, è solo che> mi interruppi e sperai che non si offendesse <per me sei sempre un estraneo> dissi a bassa voce.
Mi aspettavo una reazione diversa, invece sorrise e guardandomi esclamò <hai ragione, allora per conoscerci meglio ti porto a bere qualcosa>.
Accettai.

<potevamo andare da pop's> dissi una volta arrivati in un parcheggio di un bar molto distante da casa mia.
<questo è il mio bar preferito>.
Entrammo all'interno e subito venni pervasa da un'odore strano.
In un attimo tutti gli sguardi furono su di me, in quel bar le ragazze si potevano contare sulle dita di una mano, mentre il resto erano tutti uomini e la maggior parte indossavano dei giubbotti di pelle con un logo dietro.
<vieni> mi guidò Simon al bancone.
<che cosa porto da bere alla signorina?> chiese un signore sulla cinquantina dietro al bancone.
<lo stesso mio> rispose Simon.
<che cos'è "lo stesso tuo"?> domandai.
Rise divertito probabilmente dalla mia ingenuità.
Mi guardai nuovamente attorno, solo in quel momento avevo notato che la stanza era come suddivisa in settori dove nel primo c'erano dei tavolini da bar, nel secondo una sala con tavoli da bigliardo, e altri giochi che non conoscevo e infine c'erano altre zone di cui non capivo il loro scopo.
<stai tranquilla> mi richiamò all'attenzione Simon toccandomi leggermente la mano.
<tu no fissarli, e vedrai che non ti guarderanno nemmeno> aggiunse.
<di chi stai parlando?> domandai.
<dei ragazzi e degli uomini che ci sono qua dentro> sorrise <è il nostro locale questo>.
"Nostro?" Pensai "nostro di chi?".
Il signore di prima ci servì due bicchieri pieni di qualcosa e nel frattempo rise rivolto a Simon <dovresti smetterla di portare agnellini qui>.
Lui rise.
Abbassai lo sguardo imbarazzata e come al solito iniziai a tormentarmi le mani.
<dai lo sai> continuò il barista sorridendo <non è posto per ragazze> mi lanciò un'occhiata veloce <ragazze così, specialmente>.
Iniziai ad innervosirmi <così come? Scusa?>.
<oh no zuccherino> rabbrividii quando sentii quel nomignolo <non mi stavo riferendo solo al fatto che sembri immersa di acqua santa> scherzò il signore. Ritirò il bicchiere vuoto di Simon e poi continuò <intendevo ragazze che non sono hanno legami stretti con qualcuno dei Serpents>.
A sentire quel nome mi irrigidii di colpo.
Serpents aveva detto? I Serpents su cui mi stavo informando?.
<Serpents?> ripetei lentamente.
Il barista scosse piano la testa e andò a servire un ragazzo.
Sentii nuovamente tutti gli sguardi su di me, volevo andarmene, non riuscivo a stare tranquilla.
<io-io meglio che vada> balbettai.
<che c'è, non siamo alla tua "altezza"?> esclamò un uomo sui trent'anni che nel frattempo si era avvicinato a noi.
<devo solo tornare a casa...> dissi con un filo di voce.
<ragazzi> urlò il signore richiamando l'attenzione di un gruppetto di altri <questa ragazza non apprezza la nostra compagnia> rise.
Simon mi guardò un po' perplesso e poi finalmente disse <dai, se vuoi andiamo>.
<no aspetta> mi fermò un ragazzo <che fretta hai di andartene?>
Non feci in tempo a rispondere che il signore che aveva chiamato altre persone disse <così almeno ci spieghi cos'abbiamo che non va per te>.
Ora quasi tutte le persone in quella stanza mi stavano guardando.
<nulla.. nulla> balbettai.
<sii più specifica> disse l'uomo avvicinandosi di un passo a me; puzzava di birra.
Sentii il campanello della porta suonare, segno che qualcun'altro era entrato nel locale; ogni 5 minuti entrava e usciva qualcuno.
<Gregory lascia stare> parlò una voce a me conosciuta: Jughead.
Spostò per una spalla l'uomo di fronte a me e senza dire una parola mi prese per il polso e iniziò a trascinarmi verso l'uscita.
<aspetta aspetta Jughead, dai> sentii una voce chiamarlo.
<ci doveva delle spiegazioni> esclamò deciso un altro.
Jughead mi mise un braccio intorno alle spalle e accelerò il passo.
Un gruppetto di persone ci stava seguendo verso l'uscita continuando a parlare.
Aprii la porta e finalmente fummo fuori.
<sei uno stronzo J> sentii ridere divertita una voce proveniente ancora da dentro il bar.
<forza, sali in macchina> disse Jughead duro.

Appena salita in macchina disse <ma hai idea di dove eri finita?>
<l'ho scoperto dopo> cercai di giustificarmi.
<come sapevi che ero lì?> domandai. Lo vidi irrigidirsi leggermente <ci vengo sempre qui>.
Mise in moto la macchina.
<e perché vieni qui? È un posto orribile!> esclamai.
Mi guardò male ma non rispose.
<potrebbe essere pericoloso> continuai.
<ah lo stai dicendo a me? Non ero io che mi trovavo la in mezzo assalito da tutti i presenti> disse lui guardando la strada.
<io non ho detto nulla di male> esclamai incrociando le braccia al petto.
<beh, a quando pare si> rispose lui leggermente divertito.
<non devi entrarci se non conosci bene almeno uno di loro> disse.
<mi ci ha portata Simon, pensavo non ci fosse nulla di male>
Si voltò verso di me <e specialmente non andarci se sei vestita così>.
Arrossii di colpo <p-perché?>. Allora ero veramente fuori luogo con quel vestito.
<perché è.. cioè sei...> iniziò a dire <niente, lascia stare>.
Passarono dei minuti di silenzio.
<tu fai parte dei Serpents, vero?> domandai.
<non è il momento di parlarne> tagliò corto il discorso.

Eravamo quasi arrivati a casa mia, quando vidi Archie seduto su dei gradini.
<aspetta, fermati un attimo> dissi.
Scesi dalla macchina e raggiunsi il mio migliore amico.
Mi venne una morsa allo stomaco.
Dovevo dirglielo.
Non riuscivo più a tenergli nascosto qualcosa.
<Betty, che ci fai qui?> chiese lui.
Quella sera avrei finalmente detto della mia cotta ad Archie.

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RIVERDALE|  BETTY & JUGHEAD Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora