CAPITOLO 60

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D'improvviso vidi nero.
Caddi a terra e poi non ricordai più nulla, sentivo solo l'asfalto freddo sotto di me e qualche esclamazione.

Riaprii lentamente gli occhi.
Avvertii subito una fitta alla testa e un crampo allo stomaco.
Mi misi a sedere e cercai con lo sguardo di vedere il colpevole di tutto ciò. Mi aspettavo di vedere Lory.
E invece no.
Mi trovavo in una piccola stanzetta dai colori scuri.
Mi guardai intorno, ero sola.
Faceva freddo lì dentro, mi strinsi fra le braccia e cercai di raggiungere una porta che mi permettesse di uscire.
Un'ulteriore fitta alla testa mi bloccò.
<c'è qualcuno?> provai a chiedere debolmente.
Nessuno sembrò rispondere.
Sul lato sinistro della stanza vidi la porta. Mi diressi verso di essa e tentai di girare la maniglia.
Ovviamente era chiusa a chiave da fuori.
Ma che diamine stava accadendo?.
Picchiai un paio di volte la mano sul legno.
Passai molto tempo a cercare una via d'uscita e richiamare l'attenzione, poi sfinita mi sedetti a terra poggiando le spalle al muro.
Sicuramente avevo preso una bella botta cadendo.
Cominciai anche a chiedermi chi potesse avermi rinchiusa lì dentro.

Mi ero appisolata penso per un paio d'ore.
Nonostante fossi in una situazione abbastanza critica non riuscivo a tenere gli occhi aperti.
Sentii un rumore provenire da fuori dalla stanza.
Appoggiai un'orecchio al muro e restai in ascolto. Sentivo solo una voce, una voce che conoscevo, ma non riuscivo ad associarla.
<ehi, c'è qualcuno?> chiesi nuovamente.
Quella volta mi sentirono. Dei passi mi indicarono che la persona dall'altro lato si stava avvicinando a me.
<fatemi uscire!> esclamai quando notai che non ricevetti alcuna risposta.
Sentii una chiave girare nella toppa.
La porta si aprii e rivelò l'immagine di un ragazzo che non mi sarei mai aspettata.
<Simon?> domandai incredula.
Non lo vedevo da un po' di tempo, l'ultima volta che l'avevo visto era al bar dei Serpents
Aveva i capelli biondi pettinati perfettamente <in persona> rispose sorridendo.
<che ci faccio qua?> chiesi facendo un passo avanti per uscire, ma lui subito mi sbarrò il passaggio.
<così mi è stato ordinato di fare> poi aggiunse <e così faccio>.
<cosa?! Chi ti ha chiesto di fare questo?>.
Sbuffò <era meglio quando dormivi e non facevi domande> chiuse la porta e mi intrappolò nuovamente dentro.
Sentii la rabbia crescere in me.
<fammi uscire> urlai infuriata.
Percepii una sua risata <ordini dei superiori>. Se ne era andato.
Mi venne in mente che avevo una giacca con all'interno il mio telefono. Corsi a cercarla, ma quando la trovai rimasi delusa nel notare che tutte le tasche erano vuote.
Non sapevo perché Simon mi stesse tenendo qua dentro, ma potevo immaginare chi poteva avercela con me. O meglio, con i Cooper.
FP.

Sentivo come un martello dentro la mia testa che ogni secondo picchiava sulle mie tempie. Stava iniziando a diventare insopportabile.
Ormai doveva essere sera, nessuno era più venuto ad aprirmi fino a tarda notte.
La porta si aprì, era ancora Simon.
<non stavi dormendo?> domandò entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Reggeva in mano un vassoio con del cibo.
<no> risposi secca.
<ti ho portato questo> disse indicando con un cenno del capo quella che probabilmente doveva essere una cena. Peccato solo che fosse notte.
<grazie...> sussurrai appena.
Guardai negli occhi quel ragazzo <se non mi fai subito uscire da qua dovrai vedertela con la polizia> stranamente la voce non aveva tremato.
<questo è sequestro di persona> esclamai per sottolineare la frase precedente.
Rise <non è un problema mio>.
Lo trucidai con lo sguardo <dimmi perché sono qui> mi alzai in piedi e le raggiunsi.
Fece spallucce e poggiò il vassoio su un tavolino.
Gli puntai un dito contro <si tratta di FP?>.
Si guardò intorno e poi abbassò il tono di voce <ascolta> disse <se vuoi un consiglio, stai tranquilla e non creare ulteriori casini>.
Restai in silenzio per qualche secondo, poi esclamai decisa <voglio vedere FP>.

Simon mi aveva assicurato che avrebbe informato il capo dei Serpents del mio volere di vederlo. Non mi aspettavo che sarebbe venuto dopo neanche un'ora.
Entrò bruscamente nella stanza e mi rivolse un sorriso <Betty, come stai?>.
Mi stava prendendo per i fondelli?.
<perché sono qui?> domandai.
Avevo immaginato che avrei aggredito a parole FP appena lo avessi visto; invece in quel momento mantenni la calma. Volevo spiegazioni.
<lo sai anche tu il motivo> rispose freddo.
<io non centro nulla con il lavoro di mia madre>.
<e io non ho nulla contro di te, Betty> disse lui cauto.
Alzai un sopracciglio e lui continuò <penso tu sia una ragazza in gamba, mi sarebbe piaciuto fare due chiacchiere in più con te>.
Ero confusa, sembrava sincero.
<ti prego> la voce riprese a tremarmi leggermente <mi sembra assurda questa storia, fammi andare a casa>.
Fece un lungo respiro <mi servi, l'unico modo per far ragionare tua madre è questo>.
<potevi semplicemente chiedermi di parlarle> esclamai. Non poteva tenermi in quella stanza.
<lo sai anche tu che tua madre non vuole sentire ragioni...> lo disse con un tono di voce più basso.
Non volli sapere come faceva a conoscere così mia madre.
<non posso stare in questa stanza> poi aggiunsi <se non mi farete uscire da qui sarò costretta a fare denuncia>.
Mi sentivo stupida a dire quelle cose, ma non mi piaceva affatto stare in quella stanza, da sola.
Sapevo che FP non avrebbe mai mollato la presa.
<okay, posso proporti un patto> disse fissandomi.
Cercai di controllare il respiro.
<ti posso dare l'occasione di sentire qualcuno, qualche persona con uno stretto legame con te, per informare che stai bene e trovarti una scusa per il tempo che starai qua>.
Sentii girare la testa <per il tempo che starò qua?> ripetei incredula <io voglio andarmene subito> protestai.
Fece un sorriso di cortesia <fai come ti ho detto>.
Mi sfregai le mani nervosa.
<tu pensa a chi chiamare, io vado a prendere un foglio per segnarmi i contatti> disse avvicinandosi alla porta.
Si voltò nuovamente verso di me <ovviamente che non sia tua madre> precisò.
<una persona di cui mi posso fidare e che non sia mia madre?> sussurrai più a me stessa, ma lui rispose comunque <esattamente>.

Dopo pochi minuti rientrò nella stanza con in mano penna e foglio.
<ci hai pensato?> chiese.
Annuii decisa.
Si preparò per scrivere e tenne lo sguardo fisso sul foglio.
Dovevo rischiare.
Non sapevo come avrebbe reagito FP.
Presi un lungo respiro.
<Jughead> dissi decisa...

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EII, SCUSATEMI SE IN QUESTI 2 GIORNI NON SONO RIUSCITA A POSTARE, ERO PRESA CON LO STUDIO👽
SPERO IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, CHE COSA ACCADRÀ ORA?❤️

RIVERDALE|  BETTY & JUGHEAD Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora