Arrivai al bowling e cercai di essere il più composta possibile per non destare sospetti di ciò che era appena accaduto.
Vidi Caleb seduto ad un divanetto e andai verso di lui.
<chi si rivede> scherzò lui abbracciandomi per salutarmi.
<ti avviso che al bowling sono bravissima> esclamai sfidandolo.
Sorrise <non posso dire lo stesso>.Dopo aver mangiato un panino al bar andammo verso la pista e prenotammo le nostre palle.
Le prime partite le vinsi tutte io, ma anche Caleb non era poi così male come diceva.
<dove hai imparato a giocare così bene?> mi domandò lui stupito.
<quando ero piccola con l'oratorio andavano di sabato a fare delle pratiche> risposi.
Prese un'altra palla <ora riprovo, almeno una devo vincerne> rise.<andiamo a berci qualcosa?> chiese lui quando capì che non ne avrebbe vinte altre.
Annuii felice, così potevamo parlare meglio.
Mi sedetti sullo sgabello del bar del locale e ordinai due coca cola.
<scusami ancora per come ti ho trattato l'altra sera> si scusò lui sorridendo timidamente.
Liquidai il discorso con un gesto della mano <tranquillo, avevi ragione>.
<forse dovremmo riniziare un po' da capo> disse lui. Era l'idea migliore.
<allora, tu hai finito gli studi?> chiesi.
<no, devo dare gli esami per entrare nella scuola di Riverdale in realtà. A New York ho lasciato tutto> poi aggiunse <lo studio non è il mio forte>.
<magari potresti essere in classe con me> esclamai entusiasta.
"E insieme a Jughead" sussurrò una vocina nella mia testa.
"Smetti di nominarlo" risposi a quella vocina.
<sarebbe bello> sorrise.
<ti farei conoscere tutti i miei amici> dissi <gli staresti simpatico>.
"E conosceresti anche Jughead" parlò nuovamente la vocina.
"Stai zitta" cercai di fermare il pensiero di quel ragazzo.
Ogni volta che mi tornava in mente Jughead era come un pungo allo stomaco, ma cercai comunque di far finta di nulla.<pensi che ci sia ancora possibilità di entrare nella squadra di football?> domandò lui appoggiando i gomiti sul tavolo.
Feci un mezzo sorrisino <inizia a superare gli esami>.
Ridemmo entrambi.
Si avvicinò leggermente a me con lo sgabello ma io scivolai ancora più lontana, non mi andava di aver nessun contatto in quel momento.
Il suo telefono squillò.
Trovando una scusa si allontanò e andò a rispondere a quella chiamata fuori dal locale.
Dopo pochi minuti Caleb ritornò vicino al bancone <scusami Betty, la mia sorellina è stata male e devo correre a casa>.
<mi spiace... vuoi che ti accompagni?> chiesi subito.
Mi sorrise gentile <grazie Betty, ma stai tranquilla, non c'è bisogno che mi accompagni. La strada da fare per casa mia è lunga>.
Annuii.
<appena posso ti scrivo io> esclamò lui.
Mi diede un bacio sulla guancia e corse via dal locale lasciandosi dietro la scia di profumo al cocco.
<vuole altro da bere signorina?> domandò il barista.
Scossi la testa.
Ritornai a guardare fuori dalle vetrate e intravidi la figura di Caleb camminare con passo affrettato.
La strada era molto buia, e io ero preoccupata per lui. Poteva succedere di tutto.Ero da minuti seduta allo sgabello del bancone da sola, con ancora il bicchiere di coca cola intatto.
Avevo voglia di un frappé da Pop's.
Quando mi alzai in piedi vidi entrare nel locale Jason.
Che ci faceva lì?.
Tornai a sedermi al posto di prima sperando che non mi notasse troppo.
Mi guardò <sei sola?>.
Sbattei più volte le palpebre; mi aveva appena parlato?.
<s-si> risposi poco convinta.
Fece una smorfia <questo posto mi fa schifo>.
Lo guardai accigliata <e allora perché ci sei venuto?>.
Aveva uno sguardo freddo, vuoto; era ancora più inquietante della sorella.
<è l'unico posto dove vendono delle carte che servono per puntare> rispose calmo.
Il barista, che molto probabilmente lo conosceva di già, gli mise davanti un pacchettino trasparente con dentro dei blocchetti.
<firma qua> disse annoiato l'uomo <e scrivi su chi vuoi giocare in questo spazio>.
Senza farmi notare sbirciai tutti i suoi movimenti.
Appena scrisse la prima parola, qualcosa mi fece riflettere.
La sua scrittura era come se fosse familiare, l'avevo già vista prima.
Quella scrittura l'avevo già vista da qualche parte.Per non dare troppo nell'occhio andai via da quel posto e raggiunsi il mio locale preferito.
Cercai di archiviare il ricordo di Jason, ma mi era difficile, dovevo ricordare qualcosa sul suo conto. Me lo sentivo.Erano quasi le 11 di sera e io ero ancora inchiodata sul divanetto di Pop's.
Stare in quel bar mi tranquillizzava e mi faceva riflettere.
Era un posto pieno di ricordi belli.
La quiete venne interrotta da un messaggio proveniente dal mio telefono.-da Polly:" se torni prima di me, di a mamma e papà che torno subito".
Gli risposi con un "okay" e misi via il telefono.
Ci fu un momento in cui mi paralizzai.
"Polly!" Pensai fra me e me "dannazione Polly!".
La scrittura di Jason era uguale a quella che avevo trovato sulla lettera destinata a mia sorella.
Com'era possibile?
Ci doveva essere qualche errore, a mia sorella non sarebbe mai piaciuto un ragazzo come il gemello di Cheryl.
Come a me non dovrebbe interessare minimamente Jughead...Tirai fuori il telefono e iniziai a cercare qualche informazione su Jason.
Ero talmente concentrata sullo schermo del mio telefono, che nemmeno mi resi conto che qualcuno era entrato dalla porta.
Alzai lo sguardo solo quando riconobbi dai suoi passi la persona che era appena arrivata: Jughead.
Lo guardai facendo scorrere il mio sguardo dalla sua testa ai piedi; fino a quando mi soffermai solo su una cosa.
Mi soffermai solamente sulle sue mani.
Che cosa aveva fatto?....* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
EI, SCUSATEMI SE IL CAPITOLO È UN PO' CORTO... MA TENETEVI PRONTI PER QUELLO DI DOMANI...🔥❤️😏
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RIVERDALE| BETTY & JUGHEAD
FanfictionBetty è una ragazza che cerca sempre la perfezione. I suoi due migliori amici sono Veronica e Archie... ma le cose cambieranno quando Betty inizierà a far conoscenza con Jughead: il miglior amico di Archie a lei sempre stato sconosciuto. Nonostante...