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«Pronto?» rispondo io al telefono

«Stasera, verso le nove e mezza ti dirigi al Casinò, all'ingresso i buttafuori ti faranno passare senza problemi, vedrai» mi da le direttive La Voz

«Casinò? Zio dimmi dove, non conosco la zona» dico perplessa

«Il Casinò di Parramore, sulla venticinquesima strada, non puoi sbagliarti» mi dice lui rassicurandomi

«Okay» acconsento, mentre prendo una penna per annotare le informazioni, in modo da non sbagliare

«Quando arriverai lì dovrai agire inosservata, quando sarai sicura di non essere sotto occhi indiscreti salirai sopra e arriverai all'ultimo piano, lì ci troveremo» continua a spiegarmi lui freneticamente

«Va bene zio, non vedo l'ora di vedervi» mi poggio una mano sul viso con fare felice, dopo qualche secondo La Voz mi liquida concludendo la telefonata

Mi appoggio sul letto sbadigliando profondamente; da quando sono qui il mio sonno è spesso disturbato e forse non mi sono ancora adattata ai ritmi di Orlando.

Allungo il braccio sul comodino e rileggo l'indirizzo, facendo poi delle ricerche su internet.
Il posto non m'ispira chissà quale fiducia...insomma, non è un posto che frequentano le ragazze come me, in più per certi versi ho paura di La Voz, è vero, dovrebbe essere come un padrino per me, ma non ha la mia completa fiducia, almeno a pelle.

E con questo non intendo dire che non credo a ciò che mi ha detto finora, però mi sembra strano come non mi abbia fatto parlare al telefono con mio padre e come sia passato dal minacciarmi al trattarmi con delicatezza, forse sarà uno dei linguaggi in codice che le persone come lui sono soliti utilizzare...

———

Mi sveglio dopo qualche ora, non realizzando dov'è che mi trovi, metto a fuoco la stanza dell'agenzia dopo qualche secondo e istintivamente sbuffo, passandomi una mano tra i capelli con fare frustrato.

Ho sognato la mia Little Havana, casa mia, nel sogno che ho fatto c'erano i miei amici intorno a me che mi sorridevano contenti e c'era anche Jah che mi guardava da lontano, mi ha fatto una strana sensazione vederlo, l'ho sentito diverso.
Forse anche lui pensa a me di tanto in tanto, chissà se tutte le cose che mi diceva erano reali o erano soltanto un'illusione per abbindolarmi e arrivare a mio padre

Fatto sta che non m'interessa più nulla della mia vecchia storia, Jahseh Onfroy è una questione chiusa da qualche tempo ormai, è stato solo un capitolo della mia vita.
Lui sta bene senza di me, io altrettanto senza lui, quindi meglio non pensarci, fine della storia.

Scuoto il capo con amarezza e faccio per pensare ad altro che non sia casa mia e Jahseh, -meglio che io vada a fare una bella doccia rilassante.- penso alzandomi dal letto e recandomi in bagno.

Dopo svariati minuti esco con in dosso un asciugamano abbastanza grande da coprirmi.
Intanto apro l'armadio cercando un abito adatto all'occasione e scelgo un abito lungo da sera, leggermente attillato e di colore rosso.
Prendo scarpe e accessori e inizio a vestirmi; sarà una delle serate più belle della mia vita, ne sono certa

Sorrido davanti allo specchio mentre sistemo i miei capelli e spazzo via dal mio viso le imperfezioni del trucco.
Metto nella borsetta il pezzo di carta su cui ho annotato l'indirizzo e mi dirigo giù dove attendo un taxi che mi scorti fino a destinazione.

Finalmente, dopo una lunga attesa arriva il tassista che mi fa salire e mi chiede la destinazione, allora convinta e al contempo incredula di ciò che sto per compiere scandisco bene l'indirizzo accennando un sorriso felice.

———
«Sono 18 dollari» dice il tassista fermandosi davanti al casinò.

Prendo i soldi dalla borsa e glieli lascio, chiudo la portiera e punto lo sguardo all'ultimo piano, dove troverò La Voz e mio papà, finalmente.

_xlellax_

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