Alle nove e cinque minuti sono davanti al veliero, si fa per dire, perché sembra più un cimelio abbandonato.
Ciò mi mette ansia, perché tradotto significa che avrei dovuto sgobbare più di quanto previsto.«Sei in ritardo»
Ma va?
«I cinque minuti accademici si concedono a tutti»
«Non a te, non stiamo a scuola»
Lo trovo sempre in quella solita posizione gonfio del suo ego smisurato, e mi chiedo se lui sappia cosa sia l'elasticità.
Il sole è alto, ma ancora fiacco, l'aria è respirabile ,anche se in lontananza si intravedono dei nuvoloni scuri.
«Come ti sei conciata?»
Abbasso lo sguardo sul mio corpo, cercando di capire il nesso logico alla sua accusa infondata. Sono vestita esattamente come ieri e non mi pare di essermi messa l'abito di chiffon.
Sbuffo, non avendo nessuna voglia di iniziare la nostra guerra già dalle prime ore del giorno.
Il meglio lo riserbo per dopo, sapendo già che ci sarà occasione.Mi avvio alla famosa scala, cercando stavolta di non ammazzarmi. Arrivo in cima, nonostante più volte ho rischiato di capitolare di sotto.
Sono dinnanzi a Lucas, come al solito mi fissa intensamente con quegli occhi neri, oggi i suoi capelli corti confusionari, come se si fosse alzato con il piede sbaglio dal letto.
E quando mai.
«Che c'è?» sbraito con un sopracciglio alzato cercando di decifrare la sua espressione disgustata.
Non smette di esaminare, mi punta le gambe scoperte, si lecca il labbro distrattamente per poi ritornare sul mio viso.Lineare e composto, differentemente dal mio cuore in cui si alternano un insieme di suoni diversi.
«Ti farai male così » indica con il mento la mia pelle scoperta.
Sono figlia di contadini, ho una fattoria e non mi spaventerò di un paio di graffi sulle ginocchia.Sollevo le spalle menefreghista, e a quel punto Lucas alza gli occhi al cielo snervato.
«Da dove inizio?»
Non vorrei prendere un martello in mano, potrei compiere qualche atto di cui mi pentirò.
«Tu, da nessuna parte »
Si volta per andare sul ripiano di cascatole su cui e appoggiata una grossa piantina, che prende per mostrarmela.«E allora che sono venuta a fare? » sapevo che sarebbe stato meglio rimanere a letto.
«Non chiudi mai il becco? » osserva attento quel pezzo di carta, stringendo il labbro tra i denti.
Un gesto non calcolato che mi fa venire i brividi sulle braccia.
Brr... che freddo.
Poi finalmente si ricorda di me, mi fa cenno di avvicinarmi, e con passo incerto avanzo, sentendo l'ansia crescere a dismisura.
Il suo odore pungente mi inebria portando i miei sensi in confusione.
Il calore corporeo, che mi sfiora appena agitandomi.
Non è normale questa sensazione. Chiudo gli occhi per trovare la mia dimensione.«Allora? Mi stai ascoltando? » si scosta appena e con un sguardo truce, mi ammonisce.
Ripristino il mio pensiero.
Lo detesto.«Eh?»
«Stavo dicendo che questo è come deve venire. Il lavoro maggiore l'ho già fatto... devo solo aggiustare alcuni punti, levigare, pitturare e sistemare gli interni.»
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AIUTAMI STRONZO!
ChickLitMartha Johnson, un'esuberante ragazza dell'Ohio, con una bizzarra propensione a cacciarsi nei guai, in cerca di nuove esperienze, decide di andare a trovare la sua amica a Wrightsville Beach. Un bel posto per trascorrere le vacanze, ma dal suo arri...