28.A norma di legge.

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Dopo due ore di silenzio persa a fissare la strada di fronte a me, è stato inevitabile addormentarmi.
Ed è per questo che, quando i miei occhi si aprono, rimango stupita nel notare il cielo rimbrunito.
Mi strofino gli occhi assonnati cercando di fare mente locale, una mano alla bocca e sbadiglio stiracchiandomi come un gattino trovatello.
Quanto ho dormito?

Sbircio al mio fianco e Lucas sembra una statua di cera.
È esattamente nella stessa posizione in cui l'ho lasciato, solo più stravaccato ed infiacchito.
Si strofina il mento pensieroso, e con l'indice e il medio si trastulla il labbro inferiore ritrovandomi a fantasticare su cosa si possa provare.

Devo ancora essere assopita, perché sento anche il suo profumo maschile, forte, invadere l'abitacolo e sono sconvolta dalla reazione del mio corpo.
Un brivido fa capolinea sulle braccia.
Ma quando ritrovo me stesse mi riprendo sbattendo gli occhi e faccio dei colpetti di voce per annunciarmi.

«Dove siamo?»
Lucas si volta, ma nei suoi occhi non leggo nulla, né rabbia, felicità o pentimento, solo freddezza.
Chi lo dice che gli uomini sono meno complicati delle donne?

«Siamo ancora sulla Us-33 w. C'è stato un incidente e siamo stati fermi per più di un'ora» mi informa pragmatico colmando le mie lacune.
In effetti davanti a noi ci sono altre macchine, stiamo andando ad una velocità modesta e in più il cielo è scuro grazie alla presenza dei nuvoloni.

«Sai dirmi quanto ho dormito?» dico passando la mano tra i capelli.

«sei ore più o meno»
Cielo, sono andata in letargo.

«Wooh, mai successo. È evidente che la tua presenza mi mette K.o.» ridacchio con me stessa scuotendo gli occhi accecata.
Lucas saggiamente non risponde, continuando il suo gioco del silenzio.
Al che sospiro in difficoltà esaminando il suo viso stanco.

«Visto che io ho riposato a sufficienza per una vita intera, che ne dici se ci diamo il cambio?» tento sperando di avere una risposta positiva.
Ma invece ricevo solo un'occhiata eloquente, come se avesse detto che i maiali volano.
Apre la bocca, ma la richiude distratto dalla pioggia che scende giù in picchiata sul vetro.

«A quanto pare è meglio fermarci per la notte. Non arriveremo per cena neanche con il teletrasporto»
Il signorino fa dell'ironia.

L'orologio dello stereo indica che sono le cinque del pomeriggio.
Siamo bloccati e, ad occhio e croce, non siamo nemmeno a metà strada.
A quel punto mi arrendo acconsentendo di fronte ad una decisione più che logica.
Ovviamente deve essere lui quello con le idee brillanti.
Alzo gli occhi per avere un contatto, ma faccio il grave errore di cadere nelle sue labbra pronunciate, le stesse con cui prima stava giocando.
Madre de Dios.

«O-ok» biascico solamente con la testa tra le nuvole o meglio sulla sua bocca.
In macchina cala nuovamente il silenzio tombale.
L'unico suono che ci accompagna è quello della tempesta che si abbatte su di noi.

«Hai idea di dove fermarci?»
Non so nemmeno da dove mi viene il coraggio di porgli la domanda visto il mio totale rimbecillimento.
Lucas, tanto per cambiare mi lascia in attesa e anche stavolta non ho risposta.
Grandioso.

Poco più avanti, tra il grigiore del cielo e i vetri leggermente appannati, intravedo una squallida insegna blu fluo lampeggiare ad intermittenza:
Blue Swallow ed un gigantesco fenicottero rosa mezzo spento.
Ho sperato che non fosse quella la nostra dimora per questa notte e invece...
Questo è più o meno l'ultimo posto al mondo dove vorrei essere.
Mette la freccia per svoltare parcheggiandosi davanti all'entrata del motel.

Solo una volta spento il motore dell'auto decide di considerarmi, come se si fosse accorto che dentro la macchina c'è anche un altro essere umano.
Io sono qui, idiota.
Sbuffo impaziente, preparandomi mentalmente a quello che mi spetterà.

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