35.Honoris causa.

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Nel corso della vita ho fatto delle stupidate.
Chi non ne ha fatte?
Ma dire di sì a Lucas Rodriguez si avvicina alla cima della lista.
Ma per quanto ritardi questo momento in cuor mio sono più che consapevole che dovrò affrontarlo.

«Sei già di ritorno? Non hai intenzione di fuggire di nuovo?»
La sua ironia è altamente fastidiosa, ma allo stesso modo una dolorosa verità.
Ci sto ancora pensando.
Il che non sarebbe illegale come idea. Potrei distrarlo e darmela a gambe levate.
Incrocio lo sguardo con aria di sfida ed è un'impresa eroica ignorarlo.
La scena è abbastanza grottesca.

«Andiamo dentro?» indica, con il mento, la casa alle nostre spalle definendo un brivido di eccitazione.
È una menzogna che mi sto raccontando.
Lucas mi attrae e non ci metterei niente a saltargli addosso.
Non dovrei pensarci, ma il mio cervello pare essere andato in vacanza.

Lucas sorride disonesto riferendosi chiaramente alla camera da letto.

«Questa è davvero l'idea peggiore che tu potessi avere» sbuffo stizzita.

«Perché?» domanda confuso.

«E lo chiedi pure? Dopo quello che è successo stanotte, non credo che dovremo ritrovarci, insieme, in terreno minato, dove c'è di mezzo un letto. Davvero Lucas pensavo che fossi più intelligente» lo spintono con l'indice sul torace, facendo l'errore di toccarlo.
Ogni tocco, ogni lento sfiorarsi è un filmato su bobina.

«E allora dove dovremmo andare per affrontare una conversazione io e te?» ribadisce guardandomi con una faccia adirata.
Titubante, guardo dietro di lui.
Oltre la mia macchina, c'è la stalla e a momento è il solo posto che mi viene in mente all'altezza della nostra condizione.
Lì, tra il fieno e la puzza di letame.
È il giusto compromesso per ammazzare gli spiriti bollenti.

«Vieni» alla fine pronuncio.
Lo prendo per il braccio e lo tiro con me.
Tastare il suo braccio mi rende nervosa, quindi mollo la presa, non appena sono certa di essere al sicuro.
Non c'è nessuno, presumo che oggi sia il giorno di riposo di Drew e gli altri. Mi siedo su una balla di fieno secco, facendo cenno con la mano a Lucas di accomodarsi al mio fianco.

«Prego...» mostro a Lucas il via per proseguire qualunque cosa mi voglia dire.

«Meglio?» sorride sardonico rendendo chiaro il suo scetticismo.

«Si molto» replico seccata, mentre lui mi osserva come se avessi una rotella fuori posto.

«Da dove partiamo, vediamo.... Tipo perché sei scappata via come una ladra?»
Giusta osservazione...
Prendo un ampio respiro.

«Cosa vuoi che ti dica? Non ne faccio un mistero, ero nel panico e ho fatto una cavolata ad andarmene così» confesso agitata.

L'espressione di Lucas cambia come se apprezzasse la mia sincerità.

«Sono contento di sentirtelo dire» afferma abbandonando la sua aria corrucciata.

«Ma sono qui, adesso. E diciamo che sono una pessima fuggitiva» ridacchio imbarazzata.
Lucas si sistema meglio accorciando le nostre distanze.
Poggia le mai leggermente indietro, curvando la sua postura.

«Ora che sei tornata da me, mi rendi partecipe di cosa ti passa per la mente?» insiste senza mai schiodare i suoi occhi bui dai miei.

«Ehm...» mi porto le mani sul viso non spendo esattamente che dire.

«Non può bastarti il fatto che sono qui? Sai, non ho avuto il tempo di prepararmi il discorso».
Accidenti Martha.
E ora che ti inventi?
L'ilarità di Lucas mi blocca.
Apro le dita creando una fessura da cui riesco a vederlo.

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