53.Ad Infinitum.

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Se ci fosse Alice si chiederebbe chi sia quella donna truccata alla perfezione e i suoi capelli magnificamente acconciati in meravigliose onde.
Mi sono sempre chiesta quale possa essere una giustificazione valida alla perdita di tempo quotidiana per arricciare i capelli.
A quanto pare sentirsi superiori a tutti quanti è la risposta giusta. 
Ma non ho mai pensato, come ora, quanto sia calzante la frase "Non è come sembra".
Eppure la verità è diversa, perché è proprio come sembra: quella ragazza che cerca di rimanere stabile sui tacchi con meno zero gradi, sono proprio io.

Di solito non amo conciarmi in questo modo.
Insomma, quella non è la vera me.
Sono più una tipa comune da maglia e jeans.
I miei punti cardini sono: volontà e controllo.
Sono io a scegliere da che parte va la mia vita.
Decido io fallimenti e successi.
A quel paese il fato.
Il destino può anche baciarmi le chiappe.
Se mi concentro, mi sacrifico, posso fare qualunque cosa.
Perché questo atteggiamento, allora?
Ci sono alcune cose, ok parecchie cose, che rimarranno un mistero per me.
Come, sul perché quando camminiamo da soli per strada contiamo i passi, o perchè controlliamo che non ci sia nessuno dietro di te anche quando ti trovi davanti allo specchio oppure perché la domenica notte sei molto più depresso del lunedì mattina.
Ma l'unica certezza che non vacilla mai, da una settimana a questa parte, è che il venerdì è il giorno che preferisco.

Né di Venere né di Marte ci si sposa e si parte, né si dà principio all'arte, sostiene il proverbio.

Mi dissocio.
Per me il venerdì si può fare  tutto, compreso bere senza un domani.
Motivo per cui mi sono fatta trascinare all'inaugurazione del Molveney da Clio e Bart.

Amo lavorare nella pasticceria, tra tutti i lavori che potevo ambire questo è quello che si avvicina moltissimo ai miei sogni. Ed è appurato che molte persone vivono per il lavoro.
Non perché siano costrette da un punto di vista finanziario, ma perché quello che fanno per vivere corrisponde a quello che sono, la professione che esercitano dà loro fiducia, uno scopo, magari persino una scarica di adrenalina.
Non è sempre un male. Ma io ho anche bisogno anche di staccare la spina se non voglio rischiare un esaurimento nervoso.
Guardo i miei passi trascinando un respiro mosso dal freddo avvertito sulle gambe, l'unica parte del corpo che il mio capotto non riscalda affatto.

Procediamo attraversando lo spiazzo di ghiaietto, dove è ancora depositata un po' di neve ai bordi del viale.
Ci sono due ingressi.
Passando da quello sul retro ci stringiamo per superare la ressa di gente che sosta all'entrata per fumare.
Non appena entriamo l'odore di alcol, le voci alte entrano in contatto con i miei sensi, per non parlare dell'aroma di fritto che mi riempie le narici.
Bart indica la lavagna sopra il bancone a Dylan.

«Non c'è meglio delle alette di pollo con la senape, dobbiamo prenderne qualcuna prima di andar via!» Mio fratello annuisce soltanto, intento più che altro a scrutare l'ambiente.

Essi, Dylan è con noi.
Sono una donna di cuore e non diniego mai del supporto morale in più.
Ma la verità è un'altra.
Ho più che altro bisogno della sua macchina.
Il solo pensiero di risalire su un taxi mi fa stare male.
Insomma, quante probabilità ci sono che ricapiti sullo stesso taxi dove c'è lui?
Una basta e avanza, grazie.
Lucas è stato un po' come una visione, uno di quei sogni così reali che ti svegli e ti chiedi se è successo davvero.

Clio mi prende invece sottobraccio guidandomi per una rampa di legno levigato che immette nell'ambiente principale.
Un lungo bancone percorre la parete di sinistra più lontana e noi siamo dirette proprio lì.
Non vedo l'ora di bere un paio di cocktails in modo da annebbiare la mente e di ritrovare, nel mio caos, i miei propositi.
Con la differenza che sempre un intoppo pronto a sconvolgere tutto quanto.
La sua apparizione è stata sufficiente per smontare nuovamente il castello di carte che mi sono creata in testa.

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