Davanti a me si era presenta la stessa Mary Shopper: magra, tonica e abbronzata, con lunghi capelli biondi, che penzolano come una folta tenda fino a metà schiena.
Una sorta di Pocahontas bionda.
Veniamo da due mondi diversi non sembriamo neanche della stessa specie.
È un'aliena per forza.
Come se aspettasse qualcosa da me, si era portata una lunga ciocca di capelli dietro la spalla continuando a mantenere quello stupido e falso sorriso.
Devo darle la medaglia per avermi rovinato la vita?
L'ho guardata, provando la stessa rabbia impotente che ho avuto quando stava risucchiando la faccia al mio ex.
Come si può ricevere tanto male gratuitamente senza battere ciglio?Non mi manca nulla rispetto a lei, ma quella donna sembra aver studiato proprio sul manuale dello stereotipo della stronza perfetta.
Mio nonno era solito dirmi che la cattiveria non ripaga mai.
Ma sono quasi certa che, chiunque abbia ideato quel detto, non aveva ancora incontrato Mary Shopper.
Ho risposto con un grugnito, che avrebbe dovuto corrispondere ad un saluto di cortesia.
Persino la mia proprietà di linguaggio si era rifiutata di darle spago.
Forse Lucas, che mi era rimasto accanto tutto il tempo, si era, ad un tratto accorto del mio fastidio, perché mi aveva toccato la base della schiena per placare il leggero tremore delle mani.
Un banale gesto che per me era risultato come un marchio a fuoco impresso sulla mia colonna
vertebrale.Ma come se non bastasse aveva esordito con: «Sai Martha, alcune persone non sono memorabili come le altre, quindi ci è voluto un po' per capire se fossi veramente tu».
Mi sono irrigidita, pronta a dirgliene quattro.
Niente mi avrebbe fermato, stavolta.
«Beh, di certo non occupi una postazione d'onore nella mia mente» le avevo detto incattivita dalla sua superbia.
Stavo per abbandonare la mia educazione per tirarle ogni extension, una ad una, proprio come avevo pianificato mesi fa.
Ma mi ha fatto pena vederla in difficoltà davanti al mio sarcasmo.
Lei rimane sempre raggiante ma senza cervello.Sarà stato il segno del destino o la sua immancabile fortuna, ma il mio telefono aveva incominciato a squillare lampeggiando il nome di mia madre dandomi un motivo per scappare via.
Tornati a casa comunque non sono riuscita a dimenticare lo spiacevole incontro.
È come se avesse riacceso l'interruttore della mia rabbia.
La cena si è svolta normalmente, anche se bisognerebbe, prima di tutto, valutare il vero significato di normale per dire ciò.
Dylan ha aperto un lungo dibattito con mio padre su chi avrebbe vinto il campionato di hockey tra i Columbus Blue Jackets e Minnesota Wild cercando il sostegno di Lucas.
È in quella occasione, che ho scoperto un altro tassello: Lucas preferisce il football, tifoso da sempre del Carolina Panthers.
Mi sono lasciata trasportare dai loro discorsi nel mio silenzio carico tremila pensieri, e nessuno ha osato infierire ulteriormente.Una volta in camera da letto, mi sono preparata per andare a dormire concedendo il bagno a lui per primo così da avere più tempo per me.
Ho messo da parte i baci che ci siamo dati tutt'oggi, riflettendo per un secondo sulle stramberie dei discorsi che ci siamo fatti nella sala da tè anche se il ricordo mi riporta di nuovo all'incontro di Mary Shopper e del mio fallimento.
Mi guardo allo specchio e vedo riaffiorare quel senso di inadeguatezza che avevo messo da parte mesi fa.
Mi sento come merda su un pretzel.
Pensiero disgustoso, ma realistico.Mi rigiro per la seconda volta nel letto non trovando la posizione adatta.
Sto attenta a non svegliare Lucas che dorme al mio fianco indisturbato della mia insonnia.
Non ho nemmeno ribattuto, quando si è infilato al mio fianco presupponendo che avrebbe dormito con me.
La radiosveglia pelosa sul mio comodino segna le tre di notte.
I miei occhi sono immobili sulla carta da parati, la quale, con tutto il buio riesco a mettere a fuoco quegli orribili fiori stampati.
Poi una mano, la sua, si fa strada facendomi sussultare poggiandosi sul mio fianco.
Lucas, involontariamente mi tira verso di lui placcandomi tra le sue braccia, rigide e forti, come se fossi in trappola.
Non ho vie di scampo, la sua mano, calda e prepotente, mi tiene immobile.
Secondi dopo si sposta sul mio stomaco, mentre l'altra giace sul cuscino, sopra la mia testa inerme.
Percepisco il suo fiato scontrarsi i capelli e basta questo per calmarmi.
Rincorro il suono del suo respiro, il movimento del torace nudo che mi sfiora la schiena facendo su e giù permettendomi di trovare momentaneamente una tregua per i miei occhi che dolcemente si chiudono.
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Chick-LitMartha Johnson, un'esuberante ragazza dell'Ohio, con una bizzarra propensione a cacciarsi nei guai, in cerca di nuove esperienze, decide di andare a trovare la sua amica a Wrightsville Beach. Un bel posto per trascorrere le vacanze, ma dal suo arri...