50.Sic et Simpliciter.

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Le persone si dividono due categorie. Ci sono quelle che rimangono impassibili di fronte a qualsiasi torto, grande che sia. E c'è chi invece non fa altro che crocchiolarsi nella sofferenza, facendone uno stile di vita.
Io non appartengo a nessuna dei due tipi.
Ascolto sempre lo stomaco.
Quando mi si chiude, come per avvertirmi, agisco senza esitare. Quando sembra che mi incoraggi, agitandosi e rivoltandosi, invece mi fermo e ragiono. Se si contorce, so di aver fatto un'enorme stronzata.
Il mio stomaco è il mio migliore amico, la mia coscienza, la mia risorsa più letale.
E non mi ha mai deluso.
Ed è sempre lo stomaco che mi ha suggerito di iniziare a mettere in ordine la mia vita.
Non che facesse il tifo, ma diciamo che tutto quel caos stava iniziando a farmi rivoltare le budella.
Perché se il mio stomaco è brillante, io a volte sono pigra.

Sono soltanto le nove e per me il giorno è sorto da un pezzo.
Si, perché c'è solo un piccolissimo dettaglio: non riesco più a dormire più di quattr'ore consecutive a notte.
È come se il mio corpo si rifiutasse di chiudere gli occhi per paura di rimanere inattivo per troppo tempo.
Ormai è così che va...
E se queste sono le premesse mi aspettano molte notti insonne qui a Springfield.

Alzo il volume della musica negli auricolari e mi metto a saltellare intanto che finisco di sistemare le mie cose.
Questa mattina, poco dopo le quattro, ho scelto Wannabe delle Spice Girls.
Rimbomba nei miei timpani, allegra ed energica.
E oggi ho proprio bisogno di un po' di carica.
Ieri io e Dylan ci siamo trasferiti nella nostra nuova casa, dobbiamo ancora sistemarci, finire di appendere le tende, trovarmi un lavoro, vivere esperienze uniche... e una tristezza profonda da mantenere profondamente lontana dalla mia lucidità attuale.
Chi ha tempo per dormire?
Un tonfo forte, mi fa traballare, mi tolgo un auricolare e apro le orecchie...

Apro la porta della mia nuova stanza e trovo mio fratello lindo e pinto in un preciso abito fatto su misura.
È così elegante che potrei sembrare una senzatetto a cui è stato offerto un posto caldo in cui stare.

«No, spiacente, non sono interessata...» dico ironica pronta a richiudere la porta.

Ma il suo piede scatta prontamente posizionandosi tra la porta e il muro sufficiente per tenerla aperta.

«Ah, ah, ah. Divertente, ma io ho qualcosa per te» mi rimprovera studiandomi il volto.

Per un secondo mi pare vederlo aggrottare la fronte continuando a setacciare come se stesse valutando qualcosa a me sconosciuto per poi arrendersi e consegnarmi la tazza che ha in mano.

«Da quanto tempo sei in piedi?» domanda cauto sapendo benissimo la risposta.

«Che importanza ha? E grazie» prendo con piacere il suo dono scoccando un sorrido pulito portando la tazza alla bocca.

Sorseggio il caffè solubile, deglutendo i grani amari con un sorso di caffè freddo nero.
È disgustoso.
Ma ha un senso.
Fa effetto.
Adoro la caffeina, sul serio.
Me lo inietterei in vena, se fosse possibile.
Potrei anche diventare una tossicodipendente, se non fosse per i denti marci, la vita a rotoli e l'idea di morire di overdose.
Sono disperata, non una stupida.
Dopo aver mandato giù la mia linfa vitale ritorno da Dylan il quale sbuffa impensierito e prima che decida di azzardare qualsiasi dei suoi sproloqui, lo fermo.

«Lo sai che così sembri un venditore porta a porta?»

La mia ironia non viene apprezzata e Dylan mi scruta abbassando gli occhi sulle sue scarpe nere lustre per verificare di persona.

«Cos'hanno i miei vestiti che non vanno? Devo cambiarmi?»

La voce che usa trapela un elevato tasso di agitazione e la sua ansia mi sta contagiando.
Avrei preferito continuare a deriderlo, ma immagino che se lo facessi sarebbe capace di scappare e rinunciare al suo sogno
Arriccio il naso mentre assaporo, con un altro sorso, il caffè sorridendogli.

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