15.Un patatrac.

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Sagittario:

"Oggi succederanno più cose di quanto non crederesti. Proprio adesso che iniziavi a sentirti a tuo agio in una certa routine, ecco che qualcuno viene a sconvolgere il tuo piccolo equilibrio. Le reazioni immediate non sono il tuo forte, si tratta di una forma di pazienza."

Concludo giusto in tempo di leggere ad alta voce, che Miguel, con il suo berretto da rapper e il fascino da playboy dei bassi fondi, mi chiude, con un gesto improvviso, la rivista davanti agli occhi.

I fratelli Rodriguez sono in ritardo e si stanno facendo desiderare come due donne.

«Todo fandonie, mi corazón» Miguel schiocca le dita davanti agli occhi disincantandomi.

«Fatica sprecata. Sono anni che le sto dietro ed è ancora convinta che gli alieni esistono» Alice stuzzica.
«Ma è vero! Non le leggete le ricerche della Nasa?» protesto indignata.

«Quali ricerche?» interviene Mayla dal profondo della sua ignoranza.

Assurdo, ma che parlo a fare...

«Ricerche o meno, io credo solo al mio credo. L'unico ed ingannevole cuore che in questo momento mi sta dicendo, tu me besas»

Non ci vuole un genio per capire che mi ha chiesto un bacio.
Sto per dirgli dove se lo può mettere, ma ad interrompermi, è una vettura fin troppo conosciuta che sfreccia fino a fermarsi dinnanzi a noi.

Si fanno attendere neanche fossero i principi di Newcastle.

Miguel si volta distratto dall'arrivo dei suoi amici, e con uno slancio dalla portiera della nostra auto, li raggiunge. Il primo ad uscire è Rodas, con il suo carisma scintillante che riesce ad illuminare la giornata.

Sorrido contenta, fino a quando non inciampo in lui, il malessere in persona.

Con la sua aria infelice si dirige al portabagagli da cui prende un borsone che tiene in mano per poi metterlo in spalla senza fatica, come se fosse una stupida pubblicità di Ugo Boss.

Rodas, Miguel e tutto il resto passa in secondo piano. L'unica cosa che conta, ora come ora, è il fisico atletico del maggiore dei Rodriguez, che senza men che minimo dubbio sta avanzando verso di me.

Indossa una canotta con un'insolita stampa, larga, che non rappresenta per niente il suo genere, ma gli calza comunque a pennello mostrando il torace bronzeo agli occhi di noi fantasmini.
Un bel manzo, se non per quel ghigno che mi rivolge appena mi sorpassa.

«...pazza» mi deride con un piccolo cenno, smontando ogni pensiero appena fatto.

Per un attimo la mia espressione passa, in un secondo, da 'che bel figurino' a 'di un bel corpo non ci fai niente se hai un carattere di cacca'.

Purtroppo al mondo ci sono troppe persone generose, io non mi sento una di quelle quando c'è lui nei paraggi.

Ridimensiono il concetto: spero che il signor Lucas Rodriguez schianti di stenti. Non vincerò il premio Nobel per la pace, ma potrò farne a meno.

«Deficiente» borbotto sotto voce, ma non troppo, il giusto necessario per farmi sentire da quel belloccio sgradevole.

«Su, su, forza ragazzi, andiamo! Vamos alla playa chicos» esulta Miguel salvandolo in calcio d'angolo.

Sbuffo non contenta già dell'inizio giornata.
Salgo sul sedile posteriore insieme alle ragazze.
Miguel ha affittato un furgoncino per stare tutti insieme e per quanto non ne fossi entusiasta non ho potuto dissentire. Alla guida c'è Rodas insieme al suo copilota ballerino, mentre dietro, con noi comuni mortali, siede Lucas.

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