44.Divinità Pagana.

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Mi sono svegliata con un rinato ottimismo.
Un tuono rimbomba nel cielo.

«Jane dici che dovrei preoccuparmi?» interpello il pennuto portandomi la tazza fumante alla bocca.
Lei mi scruta con aria perplessa per poi dire:

«fame, fame, fame fame, fame, fame...»
Incurvo il naso desistita.

Come riassumere le ultime dodici ore?

La scorsa notte, tra i miei buoni propositi c'era quello di esplorare direttamente gli abissi dei miei sentimenti approfittando della presenza virile di Lucas dimenticandomi, per una volta, il mio buon senso, cosa ampiamente apprezzata.
Con la differenza, che nessuno dei due aveva intenzione di dare un freno agli impulsi.
Motivo per cui il capannone non è stato l'unico testimone del nostro exploit.
Non so spiegare cosa sia successo esattamente.
Abbiamo corso sotto la pioggia, un po' come in Singin' in the Rain solo con più fango, alcuna canzone di sottofondo, e cosa più importante di tutte, senza un ombrello sotto cui ripararci.
Ma questi sono dettagli spicci.

Solo una volta liberati dei nostri vestiti-stracci, è iniziato il secondo round.
Aaaawh.
Con Harry certi lussi non erano neanche
lontanamente pensabili.
Non che era un cattivo amante, ma mi rendo conto che tra noi mancava quel qualcosa che si chiama "chimica".
Zero.

Ed è curioso, perché sulla carta potevamo essere una coppia ideale: entrambi biondi, sempre sorridenti, tutti e due eccessivamente gentili con tutti.
Davvero non so come facevamo o quale droga
predavamo per andare avanti.
Ed invece con Lucas...
Beh, fuoco, fiamme e scintille generate
spontaneamente.
Veri e propri fenomeni fisici da indagare, insomma.
Mi fa sentire desiderata anche con un quintale di fango appiccato in ogni dove.

«Lo so Jane. A chi lo dici» dichiaro affamata.

«fame, fame, fame fame, fame, fame...»

Sospiro di nuovo.

Anche a letto le nostre mani non hanno trovato pace.
Ma dopo un terzo round, ebbene sì, il ragazzo ci sa fare, siamo crollati esausti.
Ed è qui che vorrei precisare un punto: Lucas è svenuto letteralmente.
Io ho sonicchiato finchè il temporale me lo ha permesso.
Ma il mio riposo è stato quello che si dice "breve ma intenso".
Ragione per cui adesso sono seduta a gambe incrociate davanti al bell'imbusto, attiva e con un buco nello stomaco.
Il suo corpo sprofonda nel letto over size tra le lenzuola azzurrine che gli lasciano scoperchiato metà torace.
Il giusto compromesso per rendere la mia mattinata più che interessante.

«Jane, cara, non potevi essere il principe azzurro? Come nelle miglior favole: un dolce bacio per svegliare la bella principessa dal suo coma» esprimo sprezzante.
Che poi, per svegliare le principesse ci vogliono per forza dei principi azzurri?
Io proporrei più una versione evoluta.
Diamo maggior voce ai rospi.
Perché avessi dovuto aspettare il principe, sarei ancora lì addormentata nel sarcofago di vetro.

Porto la tazza alla bocca, ma vengo attratta dalla piccola rughetta che si forma tra le sue sopracciglia.
Chissà cosa sta sognando...
Magari me.
Magari noi che ci regoliamo da qualche parte mentre... emetto uno strillo acuto notando che a creare tanto dolore è il caffè bollente che mi sono versata addosso.

«Accidenti!» sbraito seccata tra i denti.
Lucas dorme ancora, ovviamente.
La camicia bianca ha un enorme patacca marrone sul petto.
Splendido.
Ebbene sì, non ho mai saputo di aver una passione segreta per le camicie maschili, o meglio per quelle di Lucas.
Ma a accantonare il mio fastidio è la suoneria del mio telefono che squilla a tutto spiano.
Ho poche certezze nella vita, ma sono pronta a scommettere un rene che è Alice.
Insomma sono scomparsa da ieri sera senza darle notizie.

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