40.Luce propria.

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Bum!
Bum! Bum! Bum!

«Ma che diavolo...» impreco ad alta voce portandomi il cuscino sopra la testa.

Stringo le mani nella piuma d'oca disturbata.
Complice una notte di sonno agitato, mi sembra un'ora del tutto ridicola per cui sono sveglia.
Avrei gradito dormire almeno un altro paio di ore.
Le palpebre ad adagio si richiudono cullate dalla dolce quiete che regna nella stanza, quando sento altri colpi, forti e profondi, che mi risvegliano.
Stufa, levo il cuscino e mi metto a sedere.
Allungo le orecchie e di nuovo non sento altro che silenzio.
Mi viene il dubbio che forse è stato tutto frutto di un sogno.
Ok, deve essersi trattato di un falso allarme.

Inspiro buttandomi a peso morto sul materasso osservando il soffitto della mia stanza.
Se non fosse che il bombardamento dall'altra parte della casa riprende persino più forte di prima.

Ma stiamo scherzando?

Tamburello le dita sullo stomaco, impaziente e alquanto seccata.
Poi alla fine decido di alzarmi dal letto e senza prestare attenzione alla mia condizione, mi incammino verso la porta decisa a scoprire il motivo di tanto fracasso.

A piedi nudi scendo le scale, fino a raggiungere la sala, lì dove trovo la mia amica, quasi ex visto il modo con cui mi ha svegliata, in preda ad un raptus di schizofrenia.
Noto immediatamente il gesso al suo piede oltre le cianfrusaglie sparse ovunque e i cassetti dei mobili sfilati giacenti per terra.

«Che diavolo è successo? È esplosa una bomba?», domando incredula.

Alice si gira e con i capelli elettrici e un viso nervoso mi guarda.

«Oh Mar, ti ho per caso svegliato?» chiede continuando la sua ricerca sfrenata.

Procedo, liberando almeno una delle sedie in modo d'accomodarmi.

«Non ti preoccupare, mi dovevo alzare in ogni caso. Tu, piuttosto, da che ora sei in piedi
Al che, la mia amica si volta di scatto, sedendosi sul bracciolo del divano per rimanere in equilibrio, rabbuiandosi.

«Oh davvero? In piedi, Mar?»
Guardo di nuovo il suo piede ingessato e solo ora mi rendo conto che forse dovevo stare più attenta alle scelte di parole.

«Cielo Alice, mi sono appena svegliata ed è già tanto se sono connessa»

«Ti perdono solo perché sei tu. Piuttosto sei rientrata tardi stanotte, ti aspettavo prima. Sono andata al bagno e ho intravisto la luce accesa in camera tua. Cosa stavi combinando?» si interroga con un sorriso benevolo.

«Niente di che, leggevo un po' per conciliare il sonno. Non riuscivo a dormire»
Alice mi guarda perplessa.

«Perché? Che cosa è successo?»

«Non potrebbe essermi solo venuta voglia di abbracciare la cultura?» provo a convincerla.
Il suo ghigno basta a spiegare come la pensa.

«Sei per caso caduta e hai battuto la testa?» mi punzecchia.

«Io no, a quanto pare. Tu si, invece...» sorrido tenendogli testa.

«Che ti è successo a proposito?» domando curiosa legandomi i capelli.

«Sono inciampata a lavoro ieri mattina, Rodas mi ha accompagnata all'ospedale. Ho una leggera commozione cerebrale e mi sono rotta tre dita del piede, niente di che»

«Ahia, mi spiace Alice» dico.
Setaccio la stanza titubante.

«E perché hai deciso di distruggere casa? Non si capisce più nulla qui dentro» affermo stropicciandomi gli occhi.

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